Papa Francesco, appello per i lavoratori sfruttati

Vaticano – Al termine della prima catechesi del mese di maggio, l’appello di Papa Francesco per i lavoratori sfruttati. Nella Messa a Santa Marta la preghiera per gli operatori della comunicazione

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“In occasione del 1° maggio, ho ricevuto diversi messaggi riferiti al mondo del lavoro e ai suoi problemi. In particolare, mi ha colpito quello dei braccianti agricoli, tra cui molti immigrati, che lavorano nelle campagne italiane. Purtroppo tante volte vengono duramente sfruttati. È vero che c’è crisi per tutti, ma la dignità delle persone va sempre rispettata. Perciò accolgo l’appello di questi lavoratori e di tutti i lavoratori sfruttati e invito a fare della crisi l’occasione per rimettere al centro la dignità della persona e la dignità del lavoro”.

E’ l’appello che Papa Francesco ha rilanciato il 6 maggio al termine della tradizionale udienza del mercoledì. Il papa ha ricordato così il dramma dello sfruttamento dei lavoratori: un segno di attenzione già mostrata più volte verso tante categorie che da un punto di vista occupazionale sono poco tutelate. Nella stessa giornata a Santa Marta il richiamo nella preghiera ad un’altra categoria di lavoratori: gli operatori della comunicazione.

“Preghiamo oggi per gli uomini e le donne che lavorano nei mezzi di comunicazione. In questo tempo di pandemia rischiano tanto e il lavoro è tanto. Che il Signore li aiuti in questo lavoro di trasmissione, sempre, della verità”.

Con il 6 maggio il Papa ha inaugurato un nuovo percorso di catechesi, ultimato il cammino sulle Beatitudini ha scelto il tema della preghiera, partendo dalla figura evangelica di Bartimeo, dalla sua voce insistente.

“La fede” ha sottolineato il Papa, “lo abbiamo visto in Bartimeo, è grido; la non-fede è soffocare quel grido. Quell’atteggiamento che aveva la gente, nel farlo tacere: non era gente di fede, lui invece sì. Soffocare quel grido è una specie di “omertà”. La fede è protesta contro una condizione penosa di cui non capiamo il motivo; la non-fede è limitarsi a subire una situazione a cui ci siamo adattati. La fede è speranza di essere salvati; la non-fede è abituarsi al male che ci opprime e continuare così”.

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