Papa Francesco, «ho firmato la mia rinuncia in caso di impedimento medico»

Intervista – «Ho firmato la mia rinuncia in caso di impedimento medico». Papa Francesco nell’intervista al quotidiano spagnolo «ABC» rivela di aver consegnato, a inizio pontificato, la lettera di rinuncia, «in caso di impedimenti gravi e permanenti di salute». Paolo VI aveva fatto lo stesso. Nell’intervista parla di vari argomenti

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Papa Francesco - foto Sir

«Ho firmato la mia rinuncia in caso di impedimento medico». Papa Francesco nell’intervista al quotidiano spagnolo «ABC» rivela di aver consegnato, a inizio pontificato, la lettera di rinuncia, «in caso di impedimenti gravi e permanenti di salute». Paolo VI aveva fatto lo stesso. Nell’intervista parla di vari argomenti.

All’inizio del papato – fu eletto il 13 marzo 2013 – firmò e consegnò la rinuncia «Ho detto al segretario di Stato Bertone: “In caso di impedimento medico o che so io, ecco la rinuncia”. “Vuole che si sappia?”. “Per questo lo sto dicendo. È la prima volta che lo dico. Bertone l’avrà consegnata al nuovo segretario di Stato». Anche Paolo VI scrisse la rinuncia: diversi testimoni ne hanno parlato. Nel maggio 2018 mons. Leonardo Sapienza, reggente della Casa Pontificia, pubblicò (San Paolo) «La barca di Paolo» con la lettera di rinuncia che Papa Montini scrisse il 2 maggio 1965, due anni dopo l’elezione e a Concilio Vaticano II aperto. In realtà le lettere sono due: una al cardinale decano e una al segretario di Stato. Scrive Paolo VI: «Nel caso di infermità, che si presuma inguaribile, o di lunga durata, e che ci impedisca di esercitare sufficientemente le funzioni del ministero apostolico, ovvero nel caso di altro grave e prolungato impedimento, rinunciamo al nostro sacro e canonico ufficio, lasciando ai cardinali la facoltà di accettare e di rendere operanti queste dimissioni». Quando scrive «altro grave e prolungato impedimento» forse ha in mente Pio XII che Adolf Hitler voleva rapire. Commenta Francesco: «Ho letto con stupore queste lettere, un’umile e profetica testimonianza di amore a Cristo e alla Chiesa e un’ulteriore prova della santità di questo grande Papa».

Contro la guerra in Ucraina Francesco si è pronunciato oltre cento volte – «Ciò che accade in Ucraina è terrificante: è un’enorme crudeltà, è una cosa molto seria. Non si intravede una fine a breve termine. Si tratta di una guerra mondiale. Ci sono già diverse mani coinvolte in questa guerra globale, guerra combattuta quando un impero inizia a indebolirsi e quando ci sono armi da usare, da vendere e da testare. Ci sono molti interessi». Il Pontefice confida: «Faccio quello che posso; sono in contatto, ricevo, aiuto ma non ascoltano. È questo che denuncio continuamente. Il presidente Zelensky mi ha mandato per la terza volta un suo consigliere».

«Alcuni prendono le mie parole fuori contesto per portarmi dove vogliono loro» – Perché il Vaticano è così cauto contro regimi totalitari. Gli intervistatori citano Daniel Ortega in Nicaragua e Nicolás Maduro in Venezuela. Si potrebbe ricordare il silenzio assoluto contro il regime teocratico e assassino dell’Iran «La Santa Sede cerca sempre di salvare i popoli. La sua arma è il dialogo e la diplomazia. La Santa Sede non se ne va mai da sola. Viene espulsa (è il caso del comunista nicaraguense Ortega che ha cacciato il nunzio apostolico da Managua, n. d. r.). Cerca sempre di salvare le relazioni diplomatiche e di salvare ciò che può essere salvato con pazienza e dialogo». Nessuna diplomazia, invece, nello stigmatizzare i casi di abusi del clero: «È molto, molto doloroso. Persone distrutte da chi avrebbe dovuto aiutarle a maturare e a crescere. Anche se si trattasse di un solo caso, è mostruoso che la persona che dovrebbe condurti a Dio ti distrugga. Non è possibile alcun negoziato».

Tra i temi ecclesiali il ruolo di vertice per le donne nella Curia romana – «Ne ho in mente una per un dicastero che si renderà vacante tra due anni. Non c’è nessun ostacolo a che una donna guidi un dicastero dove un laico può essere prefetto. Se si tratta di un dicastero sacramentale, deve essere presieduto da un vescovo». Smorza le polemiche sui futuri Conclavi che potrebbero essere resi difficili dalla scarsa conoscenza tra i cardinali nominati in posti diversi e lontani: «Potrebbero esserci problemi ma non dimentichiamo che è lo Spirito Santo che opera nel Conclave». Torna sui rapporti con il predecessore Benedetto XVI, «santo uomo di alta vita spirituale». Lo visita spesso ed è sempre «edificato: ha un buon senso dell’umorismo, è lucido, molto vivo, parla adagio ma segue la conversazione. Ammiro la sua lucidità. È un grande uomo». Bergoglio non ha intenzione di definire lo status giuridico-canonico del Papa emerito.

Alla Chiesa tedesca, con un processo sinodale che suscita reazioni negative, ricorda la lettera «molto chiara del giugno 2019 che scrissi da solo: ci ho messo un mese. Diceva “Fratelli, riflettete, occorre camminare insieme mossi dallo Spirito”». Spiega che continuerà a visitare i Paesi più piccoli. Interpellato sulla Catalogna, afferma: «Ogni Paese deve trovare il proprio percorso storico per risolvere questi problemi. Non esiste un’unica soluzione». Cita i casi della Macedonia del Nord e dell’Alto Adige. La Chiesa «non può far propaganda per una parte o l’altra, ma deve accompagnare il popolo affinché trovi una soluzione definitiva. Quando un prete si immischia nella politica, non va bene. Il prete è pastore e deve aiutare le persone a fare buone scelte».

Rileggere la storia con l’ermeneutica del tempo e il caso Lula – Sulla rilettura negativa della scoperta dell’America, Francesco invita a interpretarla con l’ermeneutica del tempo e non con quella attuale: «Sono state uccise delle persone; c’è stato uno sfruttamento. Ma anche gli indiani si sono uccisi a vicenda. L’atmosfera di guerra non fu esportata dagli spagnoli. La conquista apparteneva a tutti. Distinguo tra colonizzazione e conquista». Sulle notizie false e tendenziose, paradigmatico è il caso di Inácio Lula, rieletto presidente del Brasile: condannato per corruzione passiva a 580 giorni di carcere, impedito a candidarsi alle elezioni presidenziali del 2018, la Corte Suprema ha annullato le sentenze. Il caso è iniziato con «notizie false che hanno creato un’atmosfera. Il problema delle notizie false sui capi politici e sociali è molto serio. Possono distruggere una persona. Si crea l’atmosfera per un processo attraverso i media per influenzare coloro che devono giudicare. Un processo deve essere il più pulito possibile, con tribunali che mantengono pulita la giustizia».

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