Papa Francesco rammenta la lezione della storia: «I giovani sappiano come cominciano i populismi: seminando odio». Dialoga con giovani e anziani alla presentazione, il 23 ottobre 2018 all’«Augustinianum», del libro «La saggezza del tempo» (250 interviste ad anziani di 30 Paesi), ricorda come nacque il nazismo e chiede di non dimenticare la lezione del passato.
«Quale è la strada per la felicità?» domanda Federica Ancona , 26 anni. Francesco: «Quella di oggi è la cultura del trucco, quello che conta sono le apparenze e il successo, anche se si calpestano gli altri». Un esempio plastico: «La mano della competizione è chiusa e prende, fa i calcoli, non si mette in gioco. Aprire la mano è l’anti-competizione, si mette in gioco, si sporca le mani, ha la mano tesa per salutare e abbracciare». Propone il servizio contro questa cultura che annienta i sentimenti: «Se tu nella vita non rischi, mai sarai matura, mai dirai una profezia. La cultura del convivere, della fraternità è una cultura di servizio che si apre e si sporca le mani. Questo gesto, della mano aperta, è essenziale».
La fede si trasmette nel dialetto di casa – Ai maltesi Tony e Grace Naudi 71 e 65 anni, che chiedono aiuto e incoraggiamento, Bergoglio risponde: «La fede va trasmessa nel dialetto familiare di casa. I nonni nei momenti più difficili trasmettono la fede. Sotto le dittature del secolo scorso, i nonni di nascosto insegnavano a pregare e portavano i nipoti a battezzare. La fede si trasmette nel dialetto dell’amicizia e della vicinanza: non è soltanto il Catechismo ma è modo di gioire, rattristarsi, vivere. Bisogna convincere: la fede non cresce per proselitismo ma per attrazione. Solo una contro-testimonianza con la mitezza e la pazienza, quella di Gesù, tocca i cuori. Ai genitori e nonni consiglio molta comprensione, tenerezza, testimonianza, pazienza e preghiera».
«Com’è facile far crescere l’odio tra la gente» – La 83enne Fiorella Bacherini, tre figli di cui uno gesuita, è preoccupata dalla crudeltà contro i rifugiati. Il Papa, di solide radici argentino-piemontesi, figlio di emigranti dall’Astigiano all’Argentina, racconta che «ho imparato da mio nonno che ha fatto la Prima Guerra mondiale sul Piave, anche le canzoni molto ironiche contro il re e la regina. La guerra lascia milioni di morti della grande strage. Ho conosciuto la seconda guerra mondiale a Buenos Aires con tanti migranti italiani, polacchi, tedeschi. È importante che i giovani conoscano il risultato delle due guerre perché non cadano nello stesso errore; sappiano come cominciano i populismi: seminando l’odio, come fece Hitle. Seminare odio è facile, nella scena internazionale e nel quartiere, con le chiacchiere»
In corso la terza guerra mondiale a pezzetti – Einstein diceva: «La quarta guerra mondiale sarà fatta con pietre e bastoni perché la terza distruggerà tutto». Aggiunge: «Hitler copriva l’odio con la purezza della razza, ora con i migranti. L’Europa è stata fatta dai migranti. Prima di dare un giudizio, dobbiamo riprendere la storia europea. Il nuovo cimitero europeo si chiamano Mediterraneo ed Egeo In America i migranti italiani sono stati con il cuore e la porta aperta. Serve l’integrazione, come ha fatto la Svezia: quanti argentini e uruguayani ha accolto la Svezia che li ha integrati con scuola e lavoro». Quando andò in Svezia nel 2016 per il mezzo millennio della Riforma luterana (1516-2016) «venne a salutarmi una ministra figlia di una svedese e di un immigrato dall’Africa».
Il dono del pianto, come aveva Gesù – Il 75enne regista americano Martin Scorsese gli chiede: «In che modo oggi un uomo può vivere una vita buona e giusta in una società dove regnano avidità e vanità, potere e violenza?». Francesco si chiede «Come insegnare ai giovani che la crudeltà è una strada sbagliata?» e risponde: «Il dono del pianto è umano e cristiano e Gesù nei momenti più difficili ha pianto. La strada è la non violenza, la mitezza, la tenerezza, queste virtù umane che sembrano piccole ma sono capaci di superare i conflitti più brutti».
Ultima settimana di lavoro del Sinodo – Si discute del documento finale. Per un mese l’assise ha parlato di giovani normali come il torinese Pier Giorgio Frassati, come il milanese Carlo Acutis, morto 15enne a Monza il 12 ottobre 2006 di leucemia fulminante. Venerabile dal 5 luglio 2018, dice spesso: «L’Eucaristia è la mia autostrada per il cielo». Ragazzo semplice, gioioso, intelligente, impegnato, genio dell’informatica, mette il suo talento al servizio della parrocchia e del volontariato portando Gesù a chi lo contatta attraverso Internet e creando mostre virtuali su argomenti di fede. Con la sua testimonianza riporta alla fede i genitori e tanti che conoscono dopo la morte. Il documento finale raccoglie il dibattito in aula e nei gruppi linguistici. Non ci sono state le punte polemiche, in aula e sui media, dei Sinodi sulla famiglia del 2014 e del 2015. La ripetitività degli argomenti ha tenuto lontano i media che si buttano sui temi ecclesiali quando «sentono odor di sangue».
La gioiosa esperienza dei discepoli di Emmaus – Il documento finale è diviso in tre parti «Riconoscere, interpretare, scegliere» alle quali sono abbinate le frasi salienti del brano dei discepoli di Emmaus (Luca 24,13-53): «Camminava con loro; Si aprirono loro gli occhi; Partirono senza indugio». I 173 paragrafi sono frutto di un lavoro di squadra dei padri sinodali e dei partecipanti a vario titolo, in particolare i giovani. Il documento viene votato punto per punto e deve raggiungere una maggioranza dei due terzi. Primo e principale destinatario è il Papa che preparerà un’esortazione apostolica post-sinodale. Il documento non ha un linguaggio propriamente giovanile ma pastorale. Ai giovani è indirizzata una lettera dei padri sinodali, come fece il Concilio Vaticano II 53 anni fa con il «messaggio ai giovani». Essi desiderano una Chiesa trasparente e povera. Le parole del Crocifisso di San Damiano a Francesco d’Assisi «Va e ripara la mia Chiesa» sono uno stimolo per tutti.