Papa Francesco in Bulgaria e Macedonia del nord

Viaggio apostolico – «I cristiani artefici di comunione in Europa»; «Non abbiate paura di essere santi»; «La Bulgaria resti terra d’incontro nel ricordo di Giovanni XXIII». Sono i tre principali inviti di Papa Francesco nel 29° viaggio internazionale (5-7 maggio) a Sofia,  Rakovski e Skopje

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Papa Francesco a Sofia

«I cristiani artefici di comunione in Europa»; «Non abbiate paura di essere santi»; «La Bulgaria resti terra d’incontro nel ricordo di Giovanni XXIII». Sono i tre principali inviti di Papa Francesco nel 29° viaggio internazionale (5-7 maggio 2019) a Sofia e a Rakovski in Bulgaria e a Skopje, città natale di Madre Teresa di Calcutta, nella Macedonia del Nord.

«NON ABBIATE PAURA DI ESSERE I SANTI» – Dice nella Messa a Sofia: «La minaccia più grande per una comunità è il grigio pragmatismo quando tutto procede con normalità, ma in realtà la fede va degenerando in meschinità. La Chiesa ci invita a testimoniare l’amore di Cristo, pronti a lottare per il bene comune, servitori dei poveri, protagonisti della rivoluzione della carità e del servizio, capaci di resistere all’individualismo consumista e superficiale». Assicura: la santità «non vi toglierà forza, vita o gioia. Proprio al contrario. Davanti al fallimento e al dolore c’è la sottile e pericolosa tentazione dello scoraggiamento: è la psicologia del sepolcro che tinge tutto di rassegnazione, facendoci affezionare a una tristezza dolciastra che corrode ogni speranza».

ARTEFICI DI COMUNIONE IN EUROPA – Incontra il patriarca Neofit e il Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara: «Siamo uniti da un ecumenismo del sangue, del povero e della missione». Parla della possibilità di «ritrovare la gioia del perdono e pregustare il giorno in cui potremo celebrare allo stesso altare il mistero pasquale. L’ecumenismo del sangue: in questo cammino siamo sostenuti da tanti fratelli e sorelle che in questo Paese hanno patito sofferenze per il nome di Gesù, durante la persecuzione del secolo scorso» da parte dei comunisti. «Mentre tanti altri fratelli e sorelle nel mondo soffrono a causa della fede, chiedono a noi di non rimanere chiusi, ma di aprirci perché solo così i semi portano frutto». Riflette sul ruolo dei cristiani nel vecchio continente: i santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dei popoli slavi, «hanno molto da dirci anche sull’avvenire della società europea. Eredi della fede dei santi, siamo chiamati a essere artefici di comunione e strumenti di pace».

PASTORI SANTI ANCHE IN BULGARIA –  Nella storia della Chiesa ci sono pastori che si sono distinti per santità della vita. Tra essi Francesco ricorda «il mio predecessore, che chiamate “il santo bulgaro”, Giovanni XXIII, la cui memoria è particolarmente viva in questa terra dove ha vissuto dal 1925 al 1934. Qui ha imparato ad apprezzare la Chiesa orientale, instaurando rapporti di amicizia con le altre confessioni. La sua esperienza diplomatica e pastorale in Bulgaria lasciò un’impronta così forte nel suo cuore di pastore da condurlo a favorire nella Chiesa il dialogo ecumenico, che ebbe notevole impulso nel Concilio Vaticano II». Il neo-vescovo Angelo Giuseppe Roncalli è prima visitatore e poi delegato apostolico a Sofia. Il pronipote Marco Roncalli, autore di una monumentale biografia, parla della Bulgaria come di «laboratorio di unità negli anni dell’esilio bulgaro di Roncalli, arrivato nella capitale della”Terra delle rose” (spine comprese) per una visita apostolica destinata a esaurirsi non in pochi mesi ma in un decennio vissuto in solitudine. Mons. Roncalli, con la sua testimonianza e con le sue opere di misericordia, di carità, solidarietà e di perdono, seppe sciogliere anche secolari diffidenze e sospetti di vari capi delle Chiese ortodosse. Fu un tirocinio ecumenico fondato sulla reciproca conoscenza»

RONCALLI: «CATTOLICI E ORTODOSSI SONO FRATELLI» – Sul finire degli Anni Venti, in anticipo di mezzo secolo sul Concilio Vaticano II, il futuro Papa va a salutare il Santo Sinodo radunato a Sofia. Nel 1927 incontra il Patriarca ortodosso Basilio III e poi l’arcivescovo Stépanosse Hovagnimian metropolita degli armeni esuli in Bulgaria. Al seminarista Christo Morcefki il 27 luglio 1926 mons. Roncalli scrive: «I cattolici e gli ortodossi non sono dei nemici, ma dei fratelli. Abbiamo la stessa fede. Partecipiamo agli stessi Sacramenti, soprattutto alla medesima Eucaristia. Ci separano alcuni malintesi intorno alla costituzione divina della Chiesa di Gesù Cristo. Coloro che furono causa di questi malintesi sono morti da secoli. Lasciamo le antiche contese e, ciascuno nel suo campo, lavoriamo a rendere buoni i nostri fratelli, offrendo loro i nostri buoni esempi». In un’altra lettera affiora «il primato della carità assai più che alle discussioni scientifiche». Il 28 agosto 1926 invita i fedeli a levarsi «alla gioia di una pace che dimentica ogni passato rancore, che gli uni agli altri affratella, cattolici di rito orientale e cattolici di rito latino, cattolici e ortodossi, nella ricerca del bene comune». Nell’omelia del Natale 1934, congedandosi dalla Bulgaria, saluta: «Pax hominibus bonae voluntatis. Io vi saluto dicendovi fratelli, pace, pace. Pensiamo tutti seriamente a salvare l’anima nostra. Il giorno in cui unico sarà nella Chiesa santa l’ovile e il pastore dovrà ben arrivare perché Gesù lo ha detto. Affrettiamo con le nostre preghiere e con la nostra carità quel giorno benedetto. Via pacis, via charitatis, via veritatis».

«LE TENSIONI FRA GLI ORTODOSSI» – La Bulgaria dal 2007 fa parte dell’Unione europea. Oggi  ma risente di una forte tendenza alla chiusura delle frontiere. Ci sono 68 mila cattolici, meno dell’1 per cento della popolazione, in maggioranza ortodossa (84 per cento) e poi musulmana (12 per cento). Il motto del viaggio di Bergoglio è «Pacem in terris» (11 aprile 1963), nome dell’enciclica di Giovanni XXIII. Nella Macedonia del Nord visita la capitale Skopje, dove ci sono forti nazionalismi. Il primo viaggio di Vescovo di Roma ha come motto la frase di Gesù «Non temere, piccolo gregge» (Luca 12,32): spiega che i cattolici sono una piccola minoranza in mezzo agli ortodossi. Il viaggio tende a rilanciare il dialogo con gli ortodossi in un momento difficile dopo la nascita della Chiesa autocefala ortodossa ucraina, riconosciuta dal Patriarcato di Costantinopoli ma non dal Patriarcato di Mosca. Con il riconoscimento del Sinodo di Costantinopoli il 5 gennaio 2019, diventano 15 le Chiese ortodosse autocefale, cioè indipendenti.

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