San Paolo ad Atene. È la modalità con cui l’apostolo si confronta con gli ateniesi descritta negli Atti degli apostoli il filo rosso della «Catechesi del mercoledì» che Papa Francesco ha ha pronunciato il 6 novembre. Un richiamo ad un «confronto con il paganesimo» aperto, fatto di dialogo, che Papa Francesco auspica anche per i cristiani di oggi. «Paolo», sottolinea Papa Francesco, «sceglie di entrare in familiarità con la città e inizia così a frequentare i luoghi e le persone più significativi. Va alla sinagoga, simbolo della vita di fede; va nella piazza, simbolo della vita cittadina; e va all’Areopago, simbolo della vita politica e culturale. Incontra giudei, filosofi epicurei e stoici, e molti altri. Incontra tutta la gente, non si chiude, va a parlare con tutta la gente. In tal modo Paolo osserva la cultura osserva l’ambiente di Atene ‘a partire da uno sguardo contemplativo’ che scopre ‘quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade e nelle sue piazze’ (Evangelii gaudium, 71). Paolo non guarda la città di Atene e il mondo pagano con ostilità ma con gli occhi della fede. E questo ci fa interrogare sul nostro modo di guardare le nostre città: le osserviamo con indifferenza? Con disprezzo? Oppure con la fede che riconosce i figli di Dio in mezzo alle folle anonime?».
Per Papa Francesco l’invito è a mutare lo sguardo ma non solo, serve impegno, serve costruire ponti «con la cultura, con chi non crede o con chi ha un credo diverso dal nostro. Sempre costruire ponti, sempre la mano tesa, niente aggressione. Chiediamogli la capacità di inculturare con delicatezza il messaggio della fede, ponendo su quanti sono nell’ignoranza di Cristo uno sguardo contemplativo, mosso da un amore che scaldi anche i cuori più induriti».
Al termine i tradizionali saluti e ancora un richiamo, alla luce della Commemorazione dei defunti appena celebrata: «Questo tempo sia un incoraggiamento a comprendere che la vita ha un grande valore se vissuta come dono, non soltanto a se stesso, ma a Dio ed al prossimo».