La metafora del sarto che confeziona un abito su misura fa da sfondo alle parole di Papa Francesco a una settantina di ragazzi dell’Azione Cattolica di 16 diocesi con gli educatori, il presidente nazionale Giuseppe Notarstefano, l’assistente ecclesiastico mons. Gualtiero Sigismondi, vescovo di Orvieto-Todi, la responsabile nazionale Acr Annamaria Bongio. Portano nel cuore il pensiero per tanti altri coetanei che vivono «solitudini dolorose, a causa di disagi familiari, di legami spezzati, di fiducie tradite». Il Pontefice cita il beato Carlo Acutis «che del web fece la sua casa» e Gino Pistoni, il giovane di Ivrea (Torino) morto nel 1944 a 20 anni per soccorrere un soldato tedesco ferito, «testimone di dedizione, fede e amore per il prossimo». Due giovani, di età diverse e in contesti differenti, hanno avuto la stessa intuizione: «L’amore per gli altri è riflesso dell’amore per Dio». Di Acutis si conosce molto, merito di Internet e di un interesse grande per questo ragazzo speciale, vero «millennial»; di Gino Pistoni si sa meno perché è più lontano nel tempo, ma la sua breve esistenza è ricca di amore e invita i ragazzi a guardare a lui e ad «esprimersi con tutto quello che si ha».
«NON SIAMO FOTOPIE» – Il motto «Su misura per te», ispirato al lavoro del sarto, scelto dall’Azione Cattolica, piace molto al Papa: «È bello perché ciascuno di noi è una persona unica. Non siamo fotocopie, siamo tutti originali! La cosa brutta è quando vogliamo imitare gli altri. Ed è importante che ciascuno indossi ogni giorno con gioia il “vestito” della propria originalità. Pensate, nella storia non c’è nessuno e non ci sarà mai nessuno uguale a voi. Ognuno di voi è una bellezza unica e irripetibile». Come ripeteva Carlo Acutis: «Ognuno è una bellezza unica e irripetibile». Gesù è venuto al mondo bambino e crede in un mondo «a misura di bambino. Così vi vede Gesù, che vi ama come siete, anche se qualcuno non vi considera e può pensare che contiate poco. Ce lo ha fatto capire nascendo a Betlemme. Anche oggi è vicino ai ragazzi di ogni Paese e di ogni popolo. È lo stile di Dio, che si descrive in tre parole: vicinanza, compassione e tenerezza».
«FARE POSTO A GESÙ» – «Si può sempre fare qualcosa per gli altri senza aspettare che siano gli altri a fare qualcosa per noi. Si può sempre essere missionari del Vangelo» negli ambienti in cui si vive: famiglia, scuola, parrocchia, luoghi di sport e di divertimento: «Non abbiate paura di dedicargli tempo nella preghiera, di parlargli dei vostri amici, di chiedergli forza nelle difficoltà, di raccontargli quando siete felici e quando avete paura, di chiacchierare di tutto». Francesco chiede: «Fate posto a lui nel vostro studio, nel vostro riposo? Solo lui è capace di rendere sempre nuova l’avventura della vita. Lui non si dimentica mai di voi ed è sempre pronto a incoraggiarvi e non smette mai di credere in voi». A braccio cita il coraggio di Gino Pistoni, morto a 20 anni mentre tentava di soccorrere un soldato nemico ferito. Il Papa ripete: «Ciascuno si deve esprimere con tutto ciò che ha, guardando a Gesù, che vi dà energia e coraggio ogni volta che andate a incontrarlo a Messa e sorride quando fate gesti di condivisione e di solidarietà verso gli altri, quando state vicino a chi è solo, senza amici, in difficoltà; a chi soffre. Coraggio, Gesù conta su di voi!».
PARTIGIANO SENZA ARMI – Gino Pistoni nasce ad Ivrea (Torino) il 25 febbraio 1924, da due piccoli commercianti. Studia dalle Suore dell’Immacolata di Ivrea, dai Salesiani di Cuorgnè e infine a Torino nel Collegio San Giuseppe dei Fratelli delle Scuole cristiane. La sua vita cambia a 18 anni: entra nell’Azione Cattolica ed è animatore dei centri giovanili. Il suo apostolato nasce da un forte spirito di preghiera, incentrato sull’Eucaristia e sulla devozione alla Madonna. Entra tra i partigiani per difendere le popolazioni occupate dai tedeschi e i loro diritti. Unica condizione: non dover mai imbracciare un fucile perché come cristiano non accetta la violenza. Sulle Alpi Pennine incontra la morte per salvare una vita: è ucciso da una scheggia di mortaio che gli recide l’arteria femorale, il 25 luglio 1944, durante un attacco delle SS tra Piemonte e Valle d’Aosta. Con il suo sangue scrive sul suo tascapane: «Offro la mia vita per l’Azione Cattolica e per l’Italia, W Cristo Re». Ha solo 20 anni; verrà trovato quattro giorni dopo. Con la sua vita salva un «nemico», un soldato tedesco ferito che stava soccorrendo. I ragazzi dell’AC hanno capito e hanno regalato sacchi a pelo e materiale per l’igiene personale, da destinare all’Elemosineria apostolica per coloro che sono nel bisogno. Tra i doni anche un presepe fatto con materiali di recupero, perché sulla strada verso Betlemme nessuno deve sentirsi scartato.