«Domani in Italia si celebra la prima Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, promossa dalla Conferenza Episcopale. Auspico che questa iniziativa possa essere occasione di riflessione, di sensibilizzazione e di preghiera per sostenere i cammini di recupero umano e spirituale delle vittime. È dovere imprescindibile di quanti hanno qualche responsabilità educativa in famiglia, in parrocchia, nella scuola, nei luoghi ricreativi e sportivi, proteggere e rispettare gli adolescenti e i ragazzi loro affidati, perché è proprio in questi posti che succedono la maggior parte degli abusi». Queste le parole di Papa Francesco al termine della trazionale udienza del mercoledì, il 17 novembre.
Un appello alla preghiera e alla riflessione a conclusione di una prima catechesi di un nuovo ciclo in cui Papa Francesco vuole richiamare l’attenzione sulla figura di San Giuseppe che «Mai come oggi, in questo tempo segnato da una crisi globale con diverse componenti, può esserci di sostegno, di conforto e di guida».
Come primo elemento di riflessione l’ambiente di vita del santo: «Gesù non nacque a Gerusalemme con tutta la corte …no: nacque in una periferia e ha trascorso la sua vita, fino a 30 anni, in quella periferia, facendo il falegname, come Giuseppe. Per Gesù, le periferie e le marginalità sono predilette. Non prendere sul serio questa realtà equivale a non prendere sul serio il Vangelo e l’opera di Dio, che continua a manifestarsi nelle periferie geografiche ed esistenziali. Il Signore agisce sempre di nascosto nelle periferie, anche nella nostra anima, nelle periferie dell’anima, dei sentimenti, forse sentimenti di cui ci vergogniamo; ma il Signore è lì per aiutarci ad andare avanti. Il Signore continua a manifestarsi nelle periferie, sia quelle geografiche, sia quelle esistenziali. In particolare, Gesù va a cercare i peccatori, entra nelle loro case, parla con loro, li chiama alla conversione». «Anche oggi – ha proseguito Papa Francesco – esistono un centro e una periferia. E la Chiesa sa che è chiamata ad annunciare la buona novella a partire dalle periferie. Giuseppe, che è un falegname di Nazaret e che si fida del progetto di Dio sulla sua giovane promessa sposa e su di lui, ricorda alla Chiesa di fissare lo sguardo su ciò che il mondo ignora volutamente. Oggi Giuseppe ci insegna questo: ‘Non guardare tanto le cose che il mondo loda, guarda agli angoli, guarda alle ombre, guarda alle periferie, quello che il mondo non vuole’. Egli ricorda a ciascuno di noi di dare importanza a ciò che gli altri scartano. In questo senso è davvero un maestro dell’essenziale: ci ricorda che ciò che davvero vale non attira la nostra attenzione, ma esige un paziente discernimento per essere scoperto e valorizzato. Scoprire quello che vale. Chiediamo a lui di intercedere affinché tutta la Chiesa recuperi questo sguardo, questa capacità di discernere, questa capacità di valutare l’essenziale. Ripartiamo da Betlemme, ripartiamo da Nazaret».