Il Papa scrive ai giovani: “non rinunciate ai sogni”

«Christus vivit» – È stata resa nota il 2 aprile l’esortazione apostolica post sinodale, indirizzata ai giovani sotto forma di «Lettera», firmata dal Papa il 25 marzo a Loreto: 9 capitoli e 299 paragrafi propongono di dare spazio ad una «pastorale giovanile popolare» senza tanti ostacoli, norme e inquadramenti

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Papa Francesco ai giovani: «Dio vi ama e la Chiesa ha bisogno di voi». «Christus vivit, Cristo vive», l’esortazione apostolica post sinodale, indirizzata «ai giovani e al popolo di Dio» sotto forma di «Lettera», è stata firmata dal Pontefice il 25 marzo 2019 nella Santa Casa di Loreto ed è stata resa nota il 2 aprile: 9 capitoli e 299 paragrafi propongono di dare spazio a una «pastorale giovanile popolare» senza tanti ostacoli, norme, controlli e inquadramenti per quei giovani credenti «che sono capi naturali».

Chiesa fastidiosa e perfino irritante – Spesso i giovani sentono la Chiesa «come fastidiosa e perfino irritante». Atteggiamento che affonda le radici «in ragioni serie e rispettabili: gli scandali sessuali ed economici; l’impreparazione dei ministri che non sanno intercettare la sensibilità dei giovani; il ruolo passivo assegnato ai giovani nella comunità cristiana; la fatica della Chiesa di rendere ragione delle proprie posizioni dottrinali ed etiche di fronte alla società». I giovani «chiedono una Chiesa che ascolti di più, che non stia continuamente a condannare il mondo. Non vogliono vedere una Chiesa silenziosa e timida, ma nemmeno sempre in guerra per due o tre temi che la ossessionano. Per essere credibile agli occhi dei giovani, ha bisogno di recuperare l’umiltà, ascoltare, riconoscere in ciò che altri dicono una luce che la può aiutare a scoprire meglio il Vangelo».

Ascoltare i giovani, non fornire ricette pronte – Un’osservazione fulminante alla Bergoglio: «Noi adulti corriamo il rischio di fare una lista di disastri e di difetti della gioventù. Il risultato è una distanza sempre maggiore». Il padre, pastore e guida dei giovani deve «individuare percorsi dove altri vedono solo muri, riconoscere possibilità dove altri vedono solo pericoli. Così è lo sguardo di Dio Padre, capace di valorizzare e alimentare i germi di bene seminati nel cuore dei giovani». Francesco si sofferma sull’«ambiente digitale che crea un nuovo modo di comunicare» e che può facilitare la circolazione delle informazioni. Internet e i social media sono «un luogo irrinunciabile per raggiungere e coinvolgere i giovani, ma anche un territorio di solitudine, manipolazione, sfruttamento, violenza, dipendenza, isolamento, perdita di contatto con la realtà, cyberbullismo, diffusione della pornografia, sfruttamento delle persone a scopo sessuale o tramite il gioco d’azzardo».

Migranti come paradigma del nostro tempo – La preoccupazione della Chiesa riguarda «coloro che fuggono dalla guerra, dalla violenza, dalla persecuzione politica o religiosa, dai disastri naturali dovuti anche ai cambiamenti climatici e dalla povertà estrema». Molti sono attirati dalla cultura occidentale, nutrono aspettative irrealistiche che li espongono a pesanti delusioni. «Trafficanti senza scrupoli, legati ai cartelli della droga e delle armi, sfruttano la debolezza dei migranti. In alcuni Paesi i fenomeni migratori suscitano allarme e paure, fomentate e sfruttate a fini politici. Si diffonde la mentalità xenofoba, di chiusura e ripiegamento a cui occorre reagire con decisione». La pastorale giovanile deve essere capace di dar forma a un «camminare insieme» e comporta due grandi linee di azione: la ricerca e la crescita. Francesco confida nella capacità di «trovare vie attraenti per invitare, stimolare e dare ai giovani libertà di azione» e di privilegiare «il linguaggio della vicinanza e dell’amore disinteressato che tocca il cuore». Serve «una pastorale giovanile popolare, ampia e flessibile che stimoli, nei diversi luoghi in cui si muovono i giovani, quelle guide naturali e quei carismi che lo Spirito ha seminato tra loro. Si tratta di non porre tanti ostacoli, norme, controlli e inquadramenti obbligatori a quei giovani credenti che sono capi naturali nei quartieri e nei diversi ambienti».

«La sessualità è un dono, dunque niente tabù» – «I giovani sentono fortemente la chiamata all’amore e sognano di incontrare la persona giusta con cui formare una famiglia: il Sacramento del matrimonio avvolge questo amore con la grazia di Dio, lo radica in Dio stesso». Dio ci ha creati sessuati «la sessualità è un suo dono e, dunque, niente tabù. Un dono che ha due scopi: amarsi e generare vita. È una passione: il vero amore è appassionato». Infine la disoccupazione giovanile,  come forma di esclusione e di emarginazione, «è una questione che la politica deve considerare come prioritaria, in particolare oggi che gli sviluppi tecnologici e l’ossessione per la riduzione del costo del lavoro portano a sostituire innumerevoli posti di lavoro con macchinari». Ai giovani Francesco dice: «È vero che non puoi vivere senza lavorare e che a volte devi accettare quello che trovi, ma non rinunciare mai ai tuoi sogni, non seppellire mai una vocazione, non darti mai per vinto».

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