«Buonasera». Non è svanita la sorpresa del primo saluto di Papa Francesco, sei anni fa, il 13 marzo 2013, alla folla in piazza San Pietro. In quest’ultimo anno tre fatti sono incontrovertibili: l’accordo con la Cina sulla nomina dei vescovi; il documento sottoscritto con l’Islam ad Abu Dhabi per una convivenza pacifica; la lotta alla pedofilia del clero.
STORICO ACCORDO PROVVISORIO – Un accordo parziale e provvisorio è firmato a Pechino il 22 settembre 2018 fra Santa Sede e Repubblica Popolare cinese: i vescovi saranno nominati dal Papa in dialogo con il governo. L’accordo è «frutto di un graduale e reciproco avvicinamento» e dovrebbe favorire «un fecondo e lungimirante dialogo». Francesco «per sostenere l’annuncio del Vangelo ha riammesso nella comunione ecclesiale i vescovi “ufficiali” ordinati senza mandato pontificio»; ha costituito nella Cina continentale la diocesi di Chengde, suffraganea di Beijing (Pechino), 39.519 chilometri quadrati, 3,7 milioni di abitanti, circa 25.000 cattolici, 12 parrocchie, 7 sacerdoti. Per il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin l’intesa «ha grande importanza. Dopo tanti decenni i vescovi cinesi sono in comunione con il Vescovo di Roma». La Chiesa, istituzione antica di venti secoli, e la Cina, un miliardo e 379 milioni sotto la dittatura comunista, hanno trovato un «modus vivendi» anche se non c’è un riconoscimento reciproco.
CAMMINARE COME FRATELLI – Nel breve viaggio (3-5 febbraio 2019) negli Emirati Arabi, Papa Francesco e Ahmad Al-Tayyib, Grande Imam di Al-Azhar al Sharif de Il Cairo, il centro studi più prestigioso dell’Islam sunnita, firmano il «Documento comune sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune». È una pietra miliare nei rapporti Cristianesimo-Islam e un forte messaggio sulla scena internazionale. Il Papa di Roma e il Grande Imam condannano terrorismo e violenza; ribadiscono il valore del dialogo tra le religioni; condannano ogni violenza nel nome di Dio: «Va condannata senza esitazione ogni violenza perché è una grave profanazione utilizzare il nome di Dio per giustificare odio e violenza. È tempo di bandire ogni guerra. Dio sta con l’uomo che cerca la pace e non con la potenza armata, l’armamento dei confini, l’innalzamento di muri, l’imbavagliamento dei poveri. Dio non vuole che il suo nome venga usato per terrorizzare la gente». Parlano «in nome di Dio che ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, in nome dell’innocente anima umana che Dio ha proibito di uccidere, in nome dei poveri, degli orfani e delle vedove, dei rifugiati ed esiliati, di tutte le vittime delle guerre e delle persecuzioni».
NO INTEGRALISMO, NO FONDAMENTALISMO – «Condanniamo le pratiche che minacciano la vita come i genocidi, il terrorismo, gli spostamenti forzati, il traffico di organi umani, l’aborto e l’eutanasia». Dichiarano che le religioni «non incitano mai alla guerra; non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo; non invitano alla violenza o allo spargimento di sangue. Queste sciagure sono frutto della deviazione dagli insegnamenti religiosi e dell’uso politico delle religioni». La dichiarazione attesta che «la libertà è un diritto di ogni persona: ciascuno gode della libertà di credo, di pensiero, di espressione e di azione. Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina». Perciò condannano «il fatto di costringere la gente ad aderire a una certa religione o a una certa cultura»; dichiarano che «la protezione dei luoghi di culto – templi, chiese e moschee – è un dovere garantito dalle religioni, dai valori umani, dalle leggi e dalle convenzioni internazionali». Severa la condanna dei terroristi che strumentalizzano la religione e danno interpretazioni errate dei testi religiosi. Convinta la richiesta di interrompere il sostegno ai terroristi con denaro, armi, piani, giustificazioni, coperture mediatiche: questi sono crimini internazionali. Bisogna «riconoscere il diritto della donna all’istruzione, al lavoro, all’esercizio dei diritti politici, liberarla dalle pressioni storiche e sociali, proteggerla dallo sfruttamento. Bisogna interrompere le pratiche disumane e i costumi volgari che umiliano la dignità della donna».
PEDOFILIA DEL CLERO: LA CHIESA HA FRETTA – La Chiesa e il Papa giocano la loro credibilità. Il vertice delle Conferenze episcopali «La tutela dei minori nella Chiesa» (21-24 febbraio 2019) dimostra che la Chiesa fa sul serio con tre iniziative: 1) nuovo motu proprio per rafforzare prevenzione e contrasto degli abusi; 2) «vademecum» su doveri e compiti dei vescovi; 3) creazione di unità di persone competenti. Dice Bergoglio: «Gli abusi sono una piaga diffusa, ma ciò non ne diminuisce la mostruosità nella Chiesa, dove la disumanità è più grave e scandalosa. Anche un solo caso è una mostruosità e sarà affrontato con la massima serietà e senza più coperture. Il grido silenzioso dei piccoli, che in disonesti consacrati hanno trovato i carnefici, farà tremare i cuori anestetizzati dall’ipocrisia e dal potere. Molti casi non vengono denunciati, specie in ambito familiare. Il fenomeno, universale e trasversale, è ancora più grave e più scandaloso nella Chiesa perché in contrasto con la sua autorità morale e la sua credibilità. Nella rabbia giustificata della gente c’è l’ira di Dio, tradito e schiaffeggiato». Sollecitata la revisione del segreto pontificio e si propone di escluderlo per i casi di abusi. Alcuni orientamenti per la riforma: 1) ascolto attivo, radicale e totale per capire l’esperienza di coloro che sono stati abusati; 2) testimonianza dei laici, soprattutto madri e padri che non riescono a capire come i vescovi «siano stati così ciechi di fronte alla portata e ai danni degli abusi»; 3) l’esperienza insegna che i fallimenti sono dovuti in gran parte ai difetti del modo in cui Santa Sede e Conferenze comunicano e interagiscono.