“Possa sempre e dovunque essere rispettata la libertà di coscienza; e possa ogni cristiano dare esempio di coerenza con una coscienza retta e illuminata dalla Parola di Dio”. Questo l’appello di Papa Francesco al termine della tradizionale udienza del mercoledì, il 17 giugno.
Un richiamo al valore della coscienza in concomitanza con la “Giornata della Coscienza”, ispirata alla testimonianza del diplomatico portoghese Aristides de Sousa Mendes, “il quale, ottant’anni or sono, decise di seguire la voce della coscienza e salvò la vita a migliaia di ebrei e altri perseguitati”.
Ha ricordato così Papa Francesco uno dei Giusti delle Nazioni che, console di Bordeaux, in Francia rifiutò l’ordine che arrivava dal governo di Lisbona, guidato da António de Oliveira Salazar, di negare il visto a “stranieri di nazionalità indefinita, contestata o disputata” e anche ad apolidi e “ad ebrei, che sono stati espulsi dal Paese di origine o dallo stato di cui hanno la cittadinanza”. Aristides de Sousa Mendes rilasciò, in particolare agli ebrei, rilasciò migliaia di visti che consentivano l’ingresso in Portogallo, salvando così gente di ogni età. La sua scelta fu punita con la rimozione dall’incarico e la riduzione dello stipendio.
Nella catechesi Papa Francesco ha scelto di analizzare la figura di Mosè richiamando in particolare i pastori a seguirne l’esempio: “Mosè on vende la sua gente per far carriera. Non è un arrampicatore, è un intercessore: per la sua gente, per la sua carne, per la sua storia, per il suo popolo e per Dio che lo ha chiamato. È il ponte”.