«7 giugno 1963. La Chiesa in lutto per la morte di Papa Giovanni. Una nota stonata nel dolore universale raccolta in questa frase attribuita al cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova: “Ci vorranno cinquant’anni per riparare i danni di questo pontificato”». Lo scrive nel suo diario «Oltre il portone di bronzo» (Paoline, 1996) il cardinale francese Jacques Martin, vissuto a fianco di sei Papi, da Pio XI e Giovanni Paolo II, prefetto della Casa pontificia. Non nasconde il suo entusiasmo per Giovanni XXIII, morto il 3 giugno 1963, e per Paolo VI, eletto il 21 giugno 1963, che si sono avvicendati sul soglio di Pietro sessant’anni fa.
«IL GIORNALE DELL’ANIMA» – Il seminarista Angelo Giuseppe Roncalli frequenta la prima Teologia nel Seminario di Bergamo e il 3 settembre 1898 scrive su «Il giornale dell’anima»: «Il rosario e il Vespro lasciano ancora a desiderare. Quanto ci vuole per una cosa così da niente. Caro mio, ci vuole umiltà, umiltà e poi umiltà. O Maria in mezzo agli onori che vi presenta in questi giorni Torino nel Congresso Mariano non dimenticate il mio povero cuore che si unisce, ultimo, a quelli di tanti vostri divoti». Il 1898 è per Torino l’anno delle grandi celebrazioni: Esposizione d’arte sacra; ostensione della Sindone con le straordinarie fotografie di Secondo Pia; Congresso Mariano nazionale, che ha come centro la nuova chiesa-santuario del Sacro Cuore di Maria.
Nel 1900 accenna a un grande personaggio torinese: «Guardare e pensare al cielo, al Paradiso. Questa è la pratica dei santi, San Filippo Neri, San Francesco di Sales, venerabile Giuseppe Benedetto Cottolengo che sempre esclamava: “Paradiso. Paradiso”. Ecco le belle verità che tu, o mio Dio, mi hai insegnato».
Nel 1931 scrive: «Molti si interessano superficialmente di me e mi destinano ora a Milano, ora a Torino o altrove. Io non penso proprio a nulla, come non credo che il Papa pensi seriamente a me per queste mansioni così importanti e superiori alle mie piccolezze». Il 26 settembre 1931 è nominato delegato apostolico in Bulgaria.
Roncalli ammira Guglielmo Massaia evangelizzatore dell’Etiopia: nel 1931 parla del «breviario del card. Massaia»; nel 1958 lo cita: «Massaia lascia la cattedra di Teologia a Torino per la missione di Abissinia a cui non avrebbe pensato».
Eletto Papa nel 1958, partecipa agli esercizi spirituali in Vaticano 29 novembre-5 dicembre 1959, predicati da mons. Giuseppe Angrisani, torinese vescovo di Casale Monferrato, «da me invitato e riuscito di generale ed edificante impressione. Ispirazione ignaziana. Fondo generale delle meditazioni e istruzioni Sacra Scrittura, Vangelo, San Paolo e San Giovanni. Semplice, trasparente. incoraggiante».
VISITE A TORINO E IN PIEMONTE –«Tutti sanno che le celle del Conclave vengono sorteggiate: al cardinale Roncalli toccò la numero 15, a me la 16, nell’appartamento della Guardia nobile. Eravamo vicini, e non credo di venir meno all’obbligo di un segreto, da cui comunque sarei certo di venire assolto dalla grande e indulgente bontà del Santo Padre, se dico che, a un certo momento, l’amico ha sentito il bisogno di entrare nella cella dell’amico “confortans eum”». Senza fronzoli l’arcivescovo di Torino cardinale Maurilio Fossati racconta l’elezione di Roncalli il 28 ottobre 1958. Fossati e Roncalli sono amici da più di 50 anni. Fossati nasce ad Arona (Novara) il 24 maggio 1876, prete dal 1898, vescovo di Nuoro dal 1924, arcivescovo di Sassari nel 1929, trasferito a Torino l’11 dicembre 1930, cardinale nel 1933. Più giovane, Angelo Giuseppe Roncalli nasce a Sotto il Monte (Bergamo) il 25 novembre 1881, sacerdote dal 1904 e segretario del vescovo di Bergamo mons. Giacomo Maria Tedeschi. Don Fossati è segretario di mons. Edoardo Pulciano, arcivescovo di Genova. A Genova nel 1905 i due si conoscono.
È incredibile il numero di visite che il futuro Giovanni XXIII compie a Torino e in Piemonte. Vi si ferma il 18 maggio 1905 di ritorno da un pellegrinaggio a Lourdes, Lione, Paray-le-Monial e Ars. Dal 5 al 9 agosto 1913 visita Torino e i santuari di Oropa e Varallo, legati a San Carlo Borromeo. Il 16 aprile 1914 accompagna il vescovo Radini Tedeschi a Valdocco dove tiene un discorso per la traslazione della salma di Domenico Savio da Mondonio a Maria Ausiliatrice per l’avvio della causa di beatificazione. Il 1° settembre 1921. Roncalli celebra Messa nella Cappella della Sindone, così il 30 ottobre 1928. Per l’ostensione del 1933 annota: «Martedì 26 settembre, corriera Sotto il Monte-Bergamo lire 8. Ferrovia Bergamo-Torino andata e ritorno lire 74. Mercoledì 27 Messa al santuario di Maria Ausiliatrice, visita al cardinale, devozioni alla Sindone, acquisto di medaglie, cartolina alla regina Giovanna a Sofia. Giovedì 5 ottobre per viaggio-pellegrinaggio dei miei congiunti e dei sacerdoti di Sotto il Monte e altri a Torino, lire 528».
Nel 1937 invia in omaggio a Fossati i suoi due volumi sugli «Atti della visita pastorale di San Carlo Borromeo a Bergamo»: «Ho proprio pensato al figlio di Arona e ora custode della Sindone veneratissima da San Carlo», anch’egli nativo di Arona. Il 3 settembre 1947 celebra Messa a Varallo. Alla Sindone torna il 3 agosto 1948. Il 24 maggio, festa dell’Ausiliatrice e compleanno di Fossati: «Al mattino Messa nella piccola parrocchia Sant’Egidio di Moncalieri, piena di buona gente; più tardi a Maria Ausiliatrice, splendido tempio, gremito ed esultante, mentre il card. Fossati cantava Messa; poi visita alla Consolata e alla Sindone». Così il 13 ottobre 1950; l’8 settembre 1951; il 2 settembre 1952, dopo un pellegrinaggio in Savoia.
Il XIV Congresso Eucaristico nazionale «L’Eucaristia nella società contemporanea» si svolge a Torino (6-13 settembre 1953) nel quinto centenario del «miracolo eucaristico». Invitato da Fossati, il 12 settembre al Teatro Alfieri il card. Roncalli parla di «L’Eucaristia fondamento di solidarietà e di pace sociale» e partecipa sul grande palco in piazza Vittorio Veneto alla chiusura con il legato pontificio, cardinale Alfredo Ildefonso Schuster arcivescovo di Milano.
I TORINESI IN VISITA A PAPA GIOVANNI – All’udienza in Vaticano l’8 maggio 1962 Fossati ricorda: «Torino non ha dimenticato il magistrale discorso da voi tenuto sull’Eucaristia. Ma forse Torino non sa che la predica più bella, più efficace e commovente è stato il vostro edificante esempio nell’esercitare le opere di misericordia. Avete chiesto di visitare e confortare gli infermi, specie i sacerdoti, nel nostro “Cottolengo”. Per la Messa avete preferito l’umile cappella del Ricovero per i poveri vecchi di corso Casale».
La devozione roncalliana alla Sindone nasce dalla profonda devozione alla passione di Cristo. A Venezia il patriarca il 16 febbraio 1956 riceve i «Cultores Sanctae Sindonis»» e gli presentano una documentazione fotografica: «Digitus Dei est hic. Qui c’è il dito di Dio».
Giovanni XXIII il 16 dicembre 1959 scrive per il centenario della morte di San Giuseppe Cafasso (1860-1960): «Egli si distinse e rifulse talmente, per pietà, operosità instancabile e dottrina, da poter essere veramente stimato gemma splendida del clero torinese». L’11 settembre 1961 nomina il francescano mons. Felicissimo Stefano Tinivella coadiutore del cardinale. Il 24 settembre Papa Giovanni scrive un’affettuosa lettera che accompagna una corona del rosario: «Quando le piacesse di confidarlo con le stesse sue mani con significazione simbolica al santuario della Consolata, niente di più felice».
L’8 maggio 1962 a 600 pellegrini torinesi Papa Giovanni dice: «Accogliere i diletti figli di Torino è motivo di commossa gioia per il cuore del Padre ed è rievocazione di ricordi e di incontri lontani e recenti ed è come un radunare qui per venerarne insieme le figure elettissime, lo stuolo imponente dei santi, degli eroi della carità, degli insigni servitori della Chiesa e delle anime che diedero splendore a Torino».
Alla morte di Roncalli il 3 giugno 1963, Fossati scrive: «Tutti gli uomini di buona volontà sentono di aver perso il loro patrono e protettore per le conquiste dell’umanità alla verità, alla giustizia, alla libertà e alla carità. Una meteora che è passata nel cielo del mondo, inondandolo di una luce solare, che rimarrà a illuminare e dirigere la società».
Pier Giuseppe Accornero