Parella, alla Salette un hub sociale per le fragilità della città

“Ma.ri House” – Alla vigilia di San Giovanni l’Arcivescovo mons. Nosiglia ha inaugurato in via della Salette a Torino il nuovo polo sociale, promosso dalla Caritas Diocesana e dai Missionari della Salette in rete con numerose associazioni, che accoglierà persone e famiglie in difficoltà. GALLERY

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Foto Renzo Bussio

Una famiglia sfrattata con due gemelli, un ragazzo in condizioni lavorative precarie, un giovane che arriva dalla Nigeria sono alcuni dei primi ospiti arrivati in queste settimane alla «Ma.Ri. (Maria Riconciliatrice) House» ufficialmente aperta alla vigilia di San Giovanni nell’ambito della inaugurazione dell’«Hub sociale spazi connessi». Sono i primi volti e le prime storie che caratterizzeranno una realtà che è il tassello più recente di un lungo percorso avviato dalla diocesi di Torino attraverso l’associazione Insieme per Accogliere e i Missionari di Nostra Signora de La Salette e che oggi si concretizza in un vero e proprio «dono alla città».

Un «dono» che si colloca in via della Salette nel quartiere Parella sud, tra corso Francia e corso Marche e che è il frutto negli anni della completa trasformazione di quello che era il convitto dei religiosi e una residenza per anziani, diventati prima la «Residenza collettiva  transitoria la  Salette» alla quale ora si aggiunge  anche  la «Ma.Ri. House», e che prevede ancora sviluppi in termini di «connessioni» con il quartiere, aprendo spazi per gli abitanti, favorendo l’integrazione delle persone ospitate con il territorio, con le associazioni di cui è ricco, innescando meccanismi e avviando relazioni che contribuiscano a valorizzare la zona, la socialità, le risorse di ognuno, indipendentemente dalla sua storia, provenienza o condizione.

Una completa ristrutturazione e ridestinazione di due stabili contigui della Congregazione con una storia articolata «ma che dimostra», spiega Pierluigi Dovis, «che si può intervenire rispondendo direttamente all’appello dei poveri, anche se avviene in condizioni che non sono quelle consuete, cercandovi semi di novità e senza agire sempre sulla difensiva».

Il riferimento è l’occupazione del primo stabile avvenuta nel 2014 da parte di una novantina di rifugiati con un gruppo di attivisti, che ha segnato l’avvio del cammino degli «Spazi connessi».

Dal dialogo e dal confronto con chi occupava, con i volontari del Comitato Solidarietà Rifugiati e Migranti, la Congregazione proprietaria, Caritas e Migrantes si è realizzato infatti un percorso condiviso di graduale regolarizzazione dell’abitare: l’immobile è stato ristrutturato senza che gli ospiti dovessero essere mandati via e con la loro compartecipazione e responsabilizzazione e ad oggi, con la cooperativa Orso, è una struttura abitativa transitoria e cogestita che accoglie 62 migranti.

Da un luogo di tensione anche sociale a luogo di accoglienza: «questa è una testimonianza», aggiunge Dovis, «che si possono sperimentare approcci diversi e soprattutto che si deve e può superare il pregiudizio che il povero sia un problema, una zavorra e che le cose si risolvano solo con progetti: qui si è messo in atto un processo… i progetti si concludono, i processi generano cambiamenti e svolteed è così che è nata e si svilupperà ancora  ‘Ma.Ri House’».

E in merito ai processi, la Congregazione dei Missionari della Salette ha individuato così un nuovo filone del proprio carisma mettendo a disposizione anche la seconda struttura che – affidata alla conduzione della cooperativa Sinergica  – è divenuta ora residenza temporanea (massimo 18 mesi) per nuclei famigliari fragili, lavoratori temporanei, studenti fuori sede, per un totale di 64 persone in 40 camere. Cucine, sale giochi e studio, la lavanderia e il grande parco con area giochi, campo da calcio e orto, sono in comune, favorendo così anche la socializzazione che spesso è una via d’uscita importante per chi sente l’emarginazione della povertà, della precarietà, del disagio. Locali ampi, totalmente  ristrutturati, con il sostegno di vari soggetti: sui 2.500.000 totali 1.800.000 euro sono messi a disposizione dal circuito ecclesiale e, di questi, 800.000 provenienti dai fondi otto per mille assegnati direttamente dalla Presidenza della Cei, poi la Fondazione Compagnia di San Paolo. E ancora: hanno contribuito Fondazione Crt, Fondazione Magnetto e privati.

L’accesso alla struttura può avvenire tramite contatto diretto o segnalazione da parte della rete territoriale: i Centri d’Ascolto, la Pastorale Migranti, le parrocchie, il Comune di Torino  attraverso il piano di inclusione sociale cittadino, Rete civica per il benessere, che si occupa di ragazzi con disagio psichico, Ufficio Pio e anche il carcere torinese.

L’INTERVENTO DELL’ARCIVESCOVO

Alla vigilia della festa patronale di San Giovanni portiamo all’evidenza di tutti una articolata iniziativa a servizio della nostra Città che vuole ulteriormente qualificarla come territorio della fraternità. Non si tratta di un progetto costruito a tavolino, ma di un percorso fatto di ascolto a differenti appelli ricevuti dalla viva voce dei poveri, nostri maestri nella vita spirituale e nella costruzione del bene comune.

Quando nell’autunno del 2014 sono stato interpellato la prima volta dai Missionari di Nostra Signora de La Salette non immaginavo in nulla quello che vedo oggi per queste due case. Un gruppo di fratelli migranti aveva preso possesso della palazzina inutilizzata, al numero 12. Che fare? Il discernimento comune ci ha portati a scegliere la strada più lunga, ma sicuramente più umana ed evangelica: scommettere sul valore educativo dell’accoglienza. Insieme – ed è questo uno tra gli ingredienti più importanti della ricetta utilizzata – abbiamo provato a costruire un percorso che trasformasse l’occupazione in abitazione, non allontanando quelle persone, ma facendoci noi più vicini in modo innovativo.

Abbiamo scelto di curare la qualità, impegnando tempo, energie e denaro per ristrutturare ambienti allora poco adeguati e scommettendo sulla responsabilità degli abitanti. I lavori sono terminati ormai da vari anni e la vita interna della Casa Transitoria Collettiva La Salette certifica oggi che è possibile e produttivo scommettere sulle capacità delle persone. La convivenza semplicemente accompagnata dal gestore sociale, la partecipazione comune alla conduzione della casa, lo sforzo di scelte condivise fino a crearsi un regolamento interno, la definizione di obiettivi di uscita per inserirsi nel sistema lavorativo e nel territorio sono i grandi frutti che la comunità umana che stamani ci guarda dalle finestre della “loro casa” ha raggiunto. Ma frutto maturo di quel primo tratto di percorso è anche la nostra crescita. Tanto maturo che la Provincia Italiana dei Missionari di Nostra Signora de La Salette ha scelto di mettere a disposizione del medesimo cammino di comunione anche l’altro immobile di sua proprietà, offrendo nel contempo la disponibilità a condurre ben due parrocchie in Città.

Così Ma.Ri. House – la casa al civico 20, dedicata a Maria Riconciliatrice – è la certificazione di questa crescita. Dopo il necessario periodo di lavori che ne hanno davvero cambiato gli ambienti, da qualche giorno hanno iniziato ad arrivare in struttura le prime famiglie sottoposte a sfratto esecutivo, e arriveranno a breve alcuni studenti universitari fuori sede o altri utilizzatori temporanei della città. Con questa seconda iniziativa si rafforza lo stile di collaborazione con le Istituzioni, il territorio, i soggetti del terzo settore, le comunità parrocchiali e i gruppi. Queste due case sono come polmoni che vogliono dare ossigeno alla vita di persone provate dalla fragilità, ma anche a questo territorio di Parella che ha in sé molte potenzialità da coltivare ed esaltare, come pure alle comunità cristiane che qui potranno convergere per iniziative di comunione e di una spiritualità incarnata nell’incontro con i poveri.

Ecco perché abbiamo voluto dare a tutto questo la definizione di hub sociale «Spazi Connessi». Hub è un centro di raccolta, un fulcro che unisce anche solo per brevi momenti arrivi e partenze da e per ogni dove. È fondamentalmente un punto di snodo, in cui le persone sostano giusto il tempo di raccapezzarsi un istante per poi proseguire verso un’altra direzione, quella della pienezza della propria vita. Connessi è la vocazione di questo luogo e dei progetti che in esso sono nati e nasceranno: non è un giardino chiuso per pochi fortunati, ma parco aperto per far camminare il territorio verso fraternità vera. Certamente sarà un punto importante per il numero di persone che ogni anno potranno essere accolte – oltre 120 contemporaneamente, ma con prevista alternanza sostenuta soprattutto nel cohousing – ma lo sarà molto di più per lo stile che va ad incarnare e per le prospettive che può innescare nel futuro.

«Al centro», sempre e profondamente la persona, con le sue capacità e i suoi problemi. «Intorno», una comunità che accompagna, fatta di competenze ma anche di gente comune che esercita la propria umanità. «Dentro», lo stile indispensabile e nodale della relazione, tra gli abitanti, gli operatori, la gente del territorio. «Fuori», il contesto di cui prendersi cura insieme, a partire da quanto i più poveri possono mettere a disposizione per far rimbalzare su tutti il bene sperimentato nell’accoglienza. «Sotto», l’umile, faticoso e concreto lavoro della nostra Chiesa diocesana nelle sue espressioni di Caritas, Pastorale Migranti e dei soggetti gestori. «Sopra», lo sguardo di materna preoccupazione della Vergine Maria che garantisce a questa iniziativa di essere buona notizia per le persone, per il territorio, per la Città.

Lei, anzitutto, voglio ringraziare a nome di tutti. Ma il grazie va anche alla CEI che mediante l’8 per mille ci ha offerto un  significativo contributo,alle fondazioni e ai benefattori privati o istituzionali, ai professionisti che hanno permesso opere così impegnative. Grazie alle nostre Istituzioni che, ne sono certo, sapranno ben inserire questa tra le opportunità di inclusione della nostra Città. Grazie ai Missionari de La Salette per il coraggio di questa stratificata scommessa. E grazie a voi, fratelli e sorelle che qui avete trovato e troverete un momento di sollievo. Tutto il nostro sforzo comune è per voi, per provare ad incarnare oggi a Torino l’atteggiamento di Gesù che, sulla strada per Emmaus, si è affiancato ai due viandanti sconsolati per farsi dono nel cammino.

Per poter governare un processo così complesso abbiamo dato vita ad un soggetto associativo snello, che è il riferimento giuridico ed operativo di questo luogo: l’associazione Insieme per Accogliere. Ma è solo come la punta di un iceberg formato da noi tutti, Chiesa e Società, che insieme ci sentiamo da oggi corresponsabili della storia di umanità che qui viene costruita.

+ Cesare NOSIGLIA
Arcivescovo

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