Parella, le parrocchie (in trincea) reggono l’urto del Covid

Periferie – Nuove idee dalla rete della carità per sostenere, in rete con il territorio, chi è privo di tutele. Don Sergio Baravalle: «occorre un sistema in grado di superare l’assistenza e di offrire non solo una scialuppa di salvataggio ma vere e proprie àncore di salvezza»

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Una panoramica di una fetta del quartiere Parella sud con la parrocchia Santa Maria Goretti

La «spesa sospesa» nata in un negozio di frutta e verdura di via Servais nel quartiere Parella di Torino grazie all’iniziativa di una cittadina e della parrocchia Santa Maria Goretti. Una goccia che ha «contagiato» altri esercizi commerciali e residenti. E poi le scuole della zona che, attraverso il progetto della diocesi di Torino «Pane Nostro», hanno donato centinaia di chilogrammi di alimenti per i bisognosi.

Ci troviamo in una delle periferie torinesi dove la rete delle parrocchie con il territorio sta reggendo l’urto di una pandemia che in silenzio, nonostante la parvenza di ritorno alla normalità con le riaperture, devasta la vita delle famiglie più fragili e prive di tutele.

Così nella parrocchia Santa Maria Goretti a Parella sud-ovest (via Actis) la Conferenza San Vincenzo, in sinergia con i comitati di cittadini e il quartiere, ha avviato alcuni progetti virtuosi.

«Nel nostro quartiere», sottolinea il parroco don Nino Olivero, che è anche vicario episcopale per Torino-Città, «abbiamo registrato sia un aumento delle richieste di aiuto sia soprattutto un aggravamento delle condizioni economiche e sociali di nuclei già in difficoltà che si sono trovati prive di risorse».

«Alcune persone che lavoravano come colf e badanti», osserva Massimo Sanna, volontario della Conferenza San Vincenzo,  «sono rimaste senza lavoro, come numerosi lavoratori precari che non hanno potuto beneficiare né di ‘ristori’ né del blocco dei licenziamenti».

Ed ecco le iniziative giunte dal territorio stesso che ha saputo mettere un freno al dilagare del disagio sociale. Circa una ventina di parrocchiani ogni settimana donano un cesto di frutta e verdura ad altrettante famiglie seguite dalla San Vincenzo che possono ritirarlo in un negozio della zona dove è attiva la «spesa sospesa». In altri esercizi commerciali è presente un carrello dove è possibile lasciare generi alimentari che vanno ad arricchire il magazzino parrocchiale che ogni mese, grazie al Banco alimentare, consegna viveri alle famiglie in difficoltà. Altri negozi, invece, sono diventati «Punti della solidarietà»: è disponibile una cassetta per raccogliere offerte in denaro destinate alla San Vincenzo per le necessità del quartiere.

Infine questa settimana la parrocchia ha sottoscritto un accordo con la catena «IperSoap» che donerà prodotti per l’igiene della casa e personale sempre per le persone fragili.

«Si tratta di iniziative», osserva Sanna, «che offrono risposte immediate: riusciamo a dare prodotti freschi e anche articoli per l’igiene, non presenti nella borsa del Banco alimentare a cui molti singoli o nuclei familiari rinunciano con conseguenze sulla salute».

I dati della Conferenza di San Vincenzo da marzo 2020 ad oggi mostrano un inspiegabile aumento delle donazioni in alimenti o denaro. «Risorse che ci hanno permesso», conclude Sanna, «di far fronte all’aumento delle richieste anche a fronte di una diminuzione di aiuti pubblici da parte delle istituzioni».

Generosità manifestata anche dalle altre comunità parrocchiali di Parella, Madonna della Divina Provvidenza e Santa Giovanna d’Arco, guidate da don Sergio Baravalle. Molto positiva la risposta delle scuole dell’Istituto comprensivo Duca d’Aosta, (via Capelli) al progetto promosso dalla Diocesi e dal Banco alimentare, in collaborazione con la Città, «Pane Nostro» che ha puntato ad educare i più piccoli alla logica del dono gratuito, nonostante il periodo di crisi, riconoscendo che ogni persona ha pari dignità».

Fondamentale sul territorio anche l’impegno delle Piccole Sorelle dei Poveri che in corso Francia, dietro piazza Rivoli, accolgono anziani soli e in difficoltà economiche.

«Siamo comunità in trincea», sottolinea don Baravalle, «che ogni giorno cercano di attutire gli urti della crisi devastante della pandemia, ma mi domando se dalle istituzioni, in vista dell’arrivo delle risorse del Recovery Plan, possano giungere indicazioni utili da fornire a chi si trova nelle fragilità in modo che possa superare il gap tra la condizione di nullatenente e quella di chi si guadagna il pane con il proprio lavoro. In concreto quali competenze sono necessarie nel mutato mondo del lavoro di oggi con l’avvento del digitale e della transizione ecologica?»

Don Baravalle auspica, infine, «che le istituzioni lavorino per un sistema in grado di superare l’assistenza, che può essere fornita solo nell’emergenza in quanto lede la dignità, e di offrire non solo una scialuppa di salvataggio ma vere e proprie àncore di salvezza».

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