Confida di essersi profondamente emozionato il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, a visitare, per la prima volta, la Piccola Casa della Divina Provvidenza di Torino, a 180 anni dalla morte del fondatore, san Giuseppe Benedetto Cottolengo, nella giornata di sabato 30 aprile, festa liturgica del Santo della Carità.
Una visita che è partita dal monastero delle suore di vita contemplativa «San Giuseppe» che il cardinale ha definito «il cuore» dell’opera cottolenghina.
Accompagnato dal padre generale della Piccola Casa don Carmine Arice, dalla superiora delle suore del Cottolengo Madre Elda Pezzuto e dal superiore dei fratelli cottolenghini Giuseppe Visconti, il Segretario di Stato ha fatto tappa all’Ospedale Cottolengo dove, passando per i reparti, ha incontrato medici, infermieri e pazienti. «Avete tutto il sostegno della Chiesa», ha detto al personale del presidio sanitario, «qui portate avanti un’opera evangelica: vedete Gesù nei poveri, ma allo stesso tempo i poveri vedono Gesù in voi».
Proprio i poveri, i fragili e gli scartati della società, le «perle» della Piccola Casa, sono stati al centro dell’omelia di Parolin nella solenne celebrazione eucaristica, in una chiesa gremita in ogni posto come non accadeva da oltre due anni a causa della pandemia, a cui hanno concelebrato mons. Cesare Nosiglia, mons. Agapit Ndorobo, Vescovo di Mahenge in Tanzania, dove è presente una missione cottolenghina, padre Carmine Arice, mons. Mauro Rivella, parroco di Santa Rita che ha guidato la novena per la festa del Santo, e diversi sacerdoti cottolenghini.
Hanno preso parte alla celebrazione anche il Prefetto di Torino Raffaele Ruberto, il Questore Vincenzo Ciarambino e diverse autorità civili e militari.
La Messa è stata arricchita dalla presenza di una rappresentanza di tutte le Scuole del Cottolengo d’Italia riunite per la prima volta in festa a Torino in occasione della ricorrenza del 30 aprile: in offertorio ogni scuola ha portato in dono un «segno» della propria terra.
«Stiamo uscendo da anni difficili a causa della pandemia», ha detto padre Arice nel dare il benvenuto al cardinale, «in cui l’impegno per custodire la vita di persone molto fragili ci ha visti impegnati sia nel servizio ai malati e agli ospiti, sia verso gli allievi delle nostre scuole. Memori degli insegnamenti del fondatore ciò che ha sorretto il nostro cammino in questo tempo è stata la certezza dell’amore di Dio padre buono e provvidente, la Sua vicinanza e il suo giungere a noi attraverso l’impegno generoso di coloro che si sono adoperati instancabilmente a servire la Vita».
Il cardinale, nell’omelia, si è soffermato sul modello di accoglienza che il Cottolengo riserva a tutto campo alle persone più fragili e ha rivolto un appello alle istituzioni: «oggi, come ai tempi del Santo Cottolengo, le persone escluse dalle cure necessarie o che faticano a trovare risposta adeguata ai loro bisogni, nonostante alcuni progressi legislativi, sono ancora molte. La povertà sanitaria è in forte crescita così come la domanda di anziani non autosufficienti o persone con disabilità gravi che non possono essere curati a casa loro per la complessa situazione clinica; anche l’inclusione di persone con disabilità nei luoghi di formazione, tema per il quale siete fortemente impegnati, ha bisogno ancora di tanta attenzione».
Padre Arice, a nome della Piccola Casa, ha donato al cardinale una reliquia del Santo Cottolengo risalente all’anno della canonizzazione nel 1934.
Il Segretario di Stato, dopo un saluto alle scuole Cottolengo festanti, ha tagliato il nastro dell’ampliamento della Rsa Frassati in seguito ai lavori di ristrutturazione: 104 nuovi posti letto. «Se guardiamo con attenzione e senza preclusioni ai bisogni delle persone», ha evidenziato Parolin, «l’appropriatezza delle cure necessarie ci invita a diversificare le risposte dall’assistenza domiciliare, quando è possibile, a centri diurni ed a strutture di accoglienza come questa».
Infine l’abbraccio ai 13 profughi ucraini con disabilità accolti, dallo scorso 22 marzo, presso la Rsa Santi Innocenti del Cottolengo di Torino (altro servizio a pagina 5). Un’accoglienza che rappresenta uno degli «sguardi» con cui la Piccola Casa accoglie i suoi figli, come il cardinale ha richiamato nell’omelia: «alla scuola del Vangelo, il santo Cottolengo ha appreso lo sguardo di Dio sull’uomo, quello che riconosce l’incondizionata dignità di ogni persona dal suo concepimento fino al suo termine naturale; è lo sguardo di chi non si gira dall’altra parte quando bussano alla porta uomini e donne che fuggono dal loro Paese a causa della violenza e della guerra».
