Ho partecipato per la prima volta al Convegno nazionale della Pastorale Universitaria a Roma a fine novembre. Per me è stata un’occasione per allargare l’orizzonte del mio lavoro: incontrare persone che rivestono ruoli di responsabilità all’interno di Enti e Istituzioni universitarie, confrontarmi con l’esperienza di studenti, docenti, sacerdoti, collaboratori impegnati a vario titolo, conoscere il lavoro fatto per arrivare fino qui, con le fatiche umane e il misterioso disegno dello Spirito Santo. Una parola è stata usata spesso e da tutti: relazioni. Relazioni tra persone, tra enti diversi, pubblici, privati, ecclesiastici e non, diocesani, locali, nazionali.
In effetti, nella mia esperienza personale, l’ho imparato a mie spese quanto sono importanti e quante energie consumano, se ti stanno a cuore! Relazioni che cambiano la vita: così ci ha raccontato uno studente, inserito in una residenza universitaria di ispirazione cattolica inizialmente per motivi utilitaristici, semplicemente aveva bisogno di un tetto.
Si è trovato invece a poco a poco coinvolto nella vita di questa comunità universitaria sia con l’impegno personale nel programmare le attività comuni sia nel “riabbraccio” della fede. È riuscito a costruire qualcosa di buono, gratuitamente. Un’esperienza forte che non può tenere per sé, convinto che molti, molti di più di quelli che abbiamo ragione di pensare, aspettano questa occasione. Ha convinto anche me.
Il Presidente ACRU (Associazione Collegi e Residenze Universitarie) ha raccontato che per i suoi incarichi spesso deve fermarsi a Roma a pernottare. Un giorno ha pensato di chiedere alloggio proprio in una residenza universitaria. Le prime volte nessuno si è accorto di lui, poi gli è venuta l’idea di mettere in valigia salumi e formaggi della sua terra da offrire. Da questo gesto – direi fuori dagli schemi per un presidente! – si è aperto uno spiraglio nel rapporto con un gruppo di giovani, che poi è diventato dialogo e costruzione di altre azioni concrete in favore della comunità universitaria.
Ho pensato al Papa che ha usato in diverse occasioni la parola “artigianale” parlando di pace, speranza, qui vedo relazioni “artigianali”, uniche, tessute con fantasia, anche questo è la Pastorale Universitaria? Mi è riaffiorata alla memoria una frase di Chiara Lubich: “Dove non c’è amore, metti amore e troverai amore”. Ho pensato a quante volte, più o meno consapevolmente, l’avevo vissuta e aveva dato i suoi buoni risultati: nella vita lavorativa, famigliare, con conoscenti e amici e la ritrovavo qui, nelle esperienze del mondo universitario, che spesso tradivano la difficoltà di instaurare relazioni valide, complici l’autoreferenzialità, i personalismi, le consuetudini, ma riportavano anche la soddisfazione di constatare piccoli-grandi passi in avanti. “Metti amore” nelle relazioni, per riempire di sostanza e calore questa parola, nelle sue svariate declinazioni come: conoscenze, amicizia, dialogo, costruire ponti, mediare, connettere, collegamenti, alleanze, condivisione, collaborazione, unione. Questo lavoro è alla mia portata.
E poi mi sono sentita nella Chiesa. Mi sono commossa nel vedere tutti i sacerdoti riuniti intorno all’altare per la Messa. Ognuno diverso, con le sue fatiche e il suo bagaglio di umanità, espressione e portatore di una realtà diversa, ma anche con l’unica fede in Qualcuno che sta costruendo la Pastorale Universitaria e ci chiede la nostra intelligenza, le nostre braccia e il nostro cuore per aggiungere tessere al Suo sapiente mosaico. E io ero lì, con il popolo di Dio che bello! Grazie Signore!
Chiara ROSSI