Pellegrino, Maritano e Cottino alunni della Cattolica

100 anni di fondazione – Don Michele Pellegrino, prete dal 19 settembre 1925 a 22 anni, il 20 novembre 1925, si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica di Milano, quattro anni dopo la fondazione il 7 dicembre 1921: gli studenti sono circa 200. Il prete di Roata Chiusani è una delle 21 matricole di Lettere e beneficia di una borsa di studio di 1.000 lire

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Don Michele Pellegrino, prete dal 19 settembre 1925 a 22 anni e 7 mesi, il 20 novembre 1925 si iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica di Milano, quattro anni dopo la fondazione il 7 dicembre 1921: gli studenti sono circa 200. Il prete di Roata Chiusani è una delle 21 matricole di Lettere, insieme ad altri 4 ecclesiastici e beneficia di una borsa di studio di 1.000 lire. Don Jose Cottino, classe 1913, nel 1939 si iscrivere a Lettere e Filosofia della Cattolica. Dal 1948 al ’52 il prete giavenese Livio Maritano studia Filosofia alla Cattolica. Tre preti subalpini di prima grandezza legati alla Cattolica, che compie un secolo di vita.

Per Pellegrino «quattro anni di grazia» – Negli appunti autobiografici, usciti postumi su «il nostro tempo» sotto il titolo «Capitolo delle colpe», con arguzia il cardinale arcivescovo di Torino ricorda alcuni personaggi: «Quasi quattro anni, dall’ottobre 1925 al luglio 1929, li passai a Milano, studiando Lettere all’Università Cattolica. Quattro anni di grazia. Padre Agostino Gemelli non fu mio professore, ma solo esaminatore, giunto, per mia disgrazia, mentre stavo dando l’esame di psicologia sperimentale con padre Arcangelo Galli (lo chiamavamo “mamma Galli”), il peggiore di tutti i miei esami, non per colpa di padre Gemelli, al quale sono debitore di troppe cose per non dovergli perdonare la minaccia (non eseguita) di una bocciatura in quel memorabile esame. Ricordo il professore di metafisica che mi aiutò come direttore spirituale: era il suo “hobby”, accanto allo studio della filosofia e agli incalzanti impegni apostolici. Ogni sera riceveva i “pinucci”, piccoli e grandi, nell’anticamera popolata da gatti (in effigie) d’ogni razza. Era mons. Francesco Olgiati, per i giovani era “Gnao”, per la Gioventù femminile “don Micio” di 83 anni».

Alla Cattolica incontra illustri docenti. Giulio Salvadori, letterato e poeta: al prete-studente suggerisce alcune letture per sviluppare l’amore per la poesia. Il filologo Gino Funaioli; Luigi Sorrento, Letteratura latina medievale; il grecista Camillo Cessi; Felice Ramorino, Letteratura latina; Giulio Giannelli, Storia antica; Ambrogio Ballini, Sanscrito; il salesiano Paolo Ubaldi, Letteratura cristiana antica (che esiste solo alla Cattolica). Don Francesco Olgiati, uno dei co-fondatori dell’ateneo, lo orienta agli studi patristici. Pellegrino sviluppa la tesi «La poesia di san Gregorio Nazianzeno», esempio di letteratura edificante, nel quale prevale la descrizione dei sentimenti umani sottomessi alla fede e dimostra come tale poesia è portatrice di valori religiosi. Il 12 luglio 1929 don Pellegrino si laurea con 110 e lode (la tesi è pubblicata da Studium nel 1932). Aveva incontrato padre Gemelli a Mantova mentre faceva il servizio militare ed era rimasto impressionato dalla conferenza che tenne il 6 maggio 1923 al liceo scientifico di Mantova. Pellegrino prende una seconda laurea in Teologia alla Facoltà di Teologia di Torino nel 1931 e la terza in Filosofia alla Cattolica nel 1934.

Jose Cottino, nato a New Bedford negli Stati Uniti il 10 maggio 1913 da genitori emigrati: allo scoppio della Grande Guerra rientrano in Italia e il papà va sotto le armi. Dopo le elementari, Jose frequenta il ginnasio dai Salesiani, poi i Seminari di Giaveno, Chieri e Metropolitano. Prete dal 29 giugno 1937, dopo il Convitto, entra nel Clero palatino addetto alla Cappella della Sindone, viceassistente dei giovani e degli universitari di Azione Cattolica, si iscrive a Lettere e Filosofia alla Cattolica e due volte la settimana va a Milano per le lezioni. Una faticaccia perché la sera rientra a Torino e corre per riunioni, conferenze e prediche. È talmente bravo che il cardinale arcivescovo Maurilio Fossati ottiene dalla Santa Sede il permesso di frequentare l’Università di Torino – in deroga alla proibizione ai chierici di iscriversi agli atenei statali, dove ha Pellegrino come docente e dove si laurea il 18 febbraio 1942. Sarà giornalista direttore del settimanale diocesano «La Voce del Popolo» e della «Buona Stampa»; innamorato e studioso della Sindone, organizza le ostensioni, televisiva del 1973, popolare del 1978 con 3 milioni (presunti) di visitatori e la prima visita di Giovanni Paolo II a Torino il 13 aprile 1980; è un bravo parroco – nonostante il carattere burbero – della Crocetta.

La mamma: «Livio, tu mangi più libri che pane» – Livio Maritano nasce a Giaveno il 28 agosto 1925. Troppo intelligente e bravo, per non sfruttarne le doti. Così lo mandano a Milano a frequentare Filosofia alla Cattolica. Fossati lo chiama: «C’è urgenza che tu faccia queste materie nuove, non previste nel programma: Sociologia intesa come dottrina sociale della Chiesa, Psicologia e Pedagogia». Si laurea (110 e lode) l’8 novembre 1952: «La Filosofia in Leonardo da Vinci». Docente  (1952-68) e rettore del Seminario di Rivoli (1966-68); vicario generale del cardinale arcivescovo di Torino Michele Pellegrino (26 agosto 1968); vescovo ausiliare (21 ottobre 1968) anche con il successore Anastasio Alberto Ballestrero. Il 30 giugno 1979 è nominato vescovo di Acqui Terme. Nel 2008 racconta: «Rimasi poco viceparroco a Venaria. Fossati mi fece iscrivere alla Cattolica mentre desideravo insegnare religione nelle scuole e stare con i giovani. Dovetti ubbidire. Per non pesare sulla famiglia chiesi ospitalità, come assistente delle bambine, all’Istituto Maria Consolatrice. Alla domenica aiutavo nelle parrocchie, come a Pero. Mi impegnai con passione nello studio. La mamma mi diceva: “Tu mangi più libri che pane”».

Il primo amore non si scorda più – Insistenti gli appelli per l’ateneo quando è vescovo di Acqui. «Non basta accumulare nozioni per acquisire una vera cultura. Accanto al patrimonio di cognizioni, si richiede di usarle correttamente, di formarsi una valutazione seria e motivata. Il servizio della Cattolica è apprezzato non solo dai credenti, ma da quanti stimano il rigore del metodo, la vastità dei settori, l’apertura ai valori autentici. La fede non ostacola la ricerca, anzi la stimola. È urgente formare uomini capaci di impegnarsi nel sociale con una chiara visione del modello di società da costruire e con una conseguente politica di largo respiro. Lo fa e si propone di farlo l’Università Cattolica perseguendo una cultura ispirata dal Vangelo».

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