Perché la Mafia ha paura degli Scout

Sicilia – C’è qualcuno a cui fanno paura i fazzolettoni e le camicie azzurre degli scout. Ignoti negli ultimi quattro mesi hanno dato alle fiamme e vandalizzato cinque sedi dell’Agesci in una delle regioni con più gruppi in Italia. Non solo teppismo e danni materiali ma anche, a Noto, scritte antisemite sui muri della sede presso la parrocchia

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C’è qualcuno a cui fanno paura i fazzolettoni e le camicie azzurre degli scout. Ignoti, per ora, negli ultimi quattro mesi hanno dato alle fiamme e vandalizzato cinque sedi di gruppi dell’Agesci (Associazione guide e scout cattolici italiani) in Sicilia, una tra le regioni con più gruppi in Italia. La prima a Marsala lo scorso ottobre 2019, la seconda, neanche un mese dopo, a Mineo, nell’interland catanese, e la terza a Ramacca, sempre in provincia di Catania, il 13 gennaio 2020. E poi ancora a Noto dove, nella settimana della Memoria dell’Olocausto qualcuno ha imbrattato con lo spray i muri della sede scout con scritte antisemite e una svastica. L’ultima sede oltraggiata il 24 gennaio, a Belpasso ancora nel catanese  alle pendici dell’Etna: i vandali, dopo aver forato il muro, sono entrati nella sede del Gruppo Agesci Belpasso II hanno divelto infissi e impianto elettrico distruggendo i sanitari, rubando la rubinetteria, un fornello dalla cucina e altro materiale.  Gli atti vandalici sono stati denunciati ai carabinieri dal parroco. Quattro gruppi privati della propria sede, scritte denigratorie sulle pareti della casa degli scout a Noto. Perchè?

Per gli scout la sede è come una seconda casa, il luogo dove ci si ritrova per le attività di servizio, per pregare, per preparare campi e imprese, per giocare. Per il gruppo Ramacca 1 non è neanche la prima volta: già nel 2016 aveva subìto un primo raid vandalico nella sede aperta in uno stabile edificato con i fondi del «Programma operativo nazionale sicurezza» su un bene confiscato alla mafia.

A chi fanno paura gli scout – ancor più in Sicilia e nelle terre di mafia – che sensibilizzano le famiglie e i giovani alla cultura della legalità? Sono già dieci, come ha spiegato in questi giorni Giulio Campo, responsabile regionale Agesci Sicilia, i figli dei boss che hanno chiesto di entrare negli scout grazie ad alcune madri che hanno deciso di sottrarre i propri figli alla mentalità mafiosa.

«Chi colpisce uno dei nostri gruppi scout, colpisce l’intera comunità e cioè tutti i 1900 gruppi attivi in Italia e ciascuno dei nostri 185 mila associati.  Evidentemente diamo fastidio a chi vorrebbe che i giovani di questi territori non fossero liberi di costruirsi una vita affrancata da violenza e sopraffazione e lontana dalle logiche malavitose» hanno commentato all’indomani dei fatti di Ramacca i presidenti del Comitato nazionale Agesci Barbara Battilana e Vincenzo Piccolo. «In più questi atti non fanno altro che rafforzare la nostra convinzione che stiamo facendo la cosa giusta e soprattutto di stare dalla parte giusta».

La solidarietà ai «fratelli scout» della Sicilia sta giungendo da tutti i gruppi d’Italia determinati a non arrendersi e a voler continuare a portare avanti i principi di legalità, libertà e responsabilità per il bene comune su cui si fonda lo scoutismo. Segno di questa volontà è la campagna promossa dall’Agesci nazionale «Lo scautismo non si ferma, #piubellediprima» lanciata  a dicembre 2019 in risposta all’aumento delle azioni vandaliche contro le sedi scout. Oltre a rinnovare l’impegno a resistere alla violenza e alle intimidazioni, la campagna intende affermare il ruolo educativo dello scoutismo invitando tutti i gruppi a denunciare le aggressioni, a non restare in silenzio e a dare un forte segnale di solidarietà ai fratelli scout minacciati.

Per rimediare ai danni materiali dei locali distrutti è anche stato costituito il «fondo #piubellediprima» a  cui tutti i gruppi scout d’Italia possono contribuire con donazioni per ricostruire le sedi vandalizzate per renderle appunto «più belle di prima».

La sede scout del gruppo Belpasso II dove ignoti si sono introdotti nei locali forando i muro

«Anche l’Agesci Piemonte e la Zona Torino condividono ed appoggiano la linea e l’iniziativa dell’Associazione a livello nazionale» sottilineano Ilaria Meini e Luca Dell’Agnese, rispettivamente responsabile regionale del Piemonte e responsabile di zona Torino. «Per ora non abbiamo ancora pensato ad una iniziativa regionale che definiremo durante il  prossimo convegno capi l’8 e il 9 febbraio, ma diversi gruppi si stanno già attivando autonomamente attraverso autofinanziamenti o donazioni da parte delle famiglie». Come il clan (ragazzi e ragazze dai 16 ai 21 anni) del Torino 14 che, in occasione dell’ annuale autofinanziamento con la polentata di gruppo, ha deciso di raccogliere offerte da inviare agli scout siciliani per rimettere in piedi le sedi violate. «L’Agesci Piemonte è molto sensibile a questo tema anche perché sul nostro territorio abbiamo diverse strutture di beni confiscati alla mafia a cui abbiamo contribuito al recupero o ci sono state affidate» spiega Chiara Cuttica, incaricata alla comunicazione Agesci Piemonte. Come la casa per ferie «L’Alveare» di Bardonecchia gestita dall’associazione «Liberamente insieme» a cui aderiscono scout del gruppo Bardonecchia 1 in collaborazione con Libera e con il Masci Valsusa (Movimento adulti scout cattolici italiani).

In questi giorni, è morta Iolanda, la mamma di don Peppe Diana, parroco, scout e assistente ecclesiastico dell’Agesci, ammazzato 25 anni fa dalla camorra mentre si apprestava a celebrare la Messa nella sua chiesa a Casal di Principe. Per i gruppi scout meridionali, e non solo, don Peppe è il simbolo della resistenza alla cultura malavitosa.

Da quando don Peppe è stato assassinato Iolanda non ha mai smesso di proseguire l’opera del figlio che faceva paura agli uomini della mafia per il suo impegno ad educare i giovani  alla legalità. Diceva don Diana ai suoi scout: «Non c’è bisogno di essere eroi, basterebbe ritrovare il coraggio di aver paura, il coraggio di fare delle scelte, di denunciare». Ci vuole il coraggio di aver paura per ricostruire sedi «più belle di prima».

(ha collaborato Emanuele CARRÈ)

1 COMMENTO

  1. Per i nostri fratelli dj caccia dell’osimo 2 mi chimo matteo e a nome di tutto il reparto maschile del nostro gruppo vi vogliamo dire dj non mollare mai e soprattutto di ridere e cantare anche nelle difficoltà sappiate che chi fa questi atti non è che soltanto un vigliacco che non dire le cose in faccia la gente e che lo riesce solo a dire con gesti che vanno a discapito degli altri. FREGATEVENE RAGA andate avanti per il vostro sentiero vi scriviamo dalle marche e sappiate che noi siamo sempre e pronti a supportervi

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