Periferia dimenticata, Cafasso accoglie

Torino, corso Grosseto – La festa patronale è stata l’occasione per ricostruire la storia dell’immigrazione dal dopoguerra ad oggi: la comunità continua ad accogliere chi è più fragile

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«Potremmo raccontare i tanti pregiudizi nei nostri confronti ma penso sia meglio parlare invece dei punti di forza che concretamente ci hanno aiutato ad andare avanti. Ricorderemo per sempre l’Ufficio pastorale Migranti, i Missionari della Consolata e tanti altri cittadini che hanno avuto la pazienza di ascoltare le nostre storie accompagnandoci verso l’autonomia». Sta tutta in queste parole, pronunciate a nome del Gruppo ecumenico di preghiera da Merit Umoru, mediatrice culturale nigeriana, il senso della serata promossa dalla parrocchia del Cafasso venerdì 21 giugno sul tema «Dal passato al futuro. Riscoprire le origini per vivere intensamente». Sì, perché come è stato documentato nell’inserto che «La Voce e il Tempo» ha pubblicato domenica  giugno, in occasione della festa liturgica di san Giuseppe Cafasso, la comunità parrocchiale di corso Grosseto intende proseguire il suo cammino di accoglienza facendo memoria di quanti parrocchiani hanno operato vivendo il Vangelo della carità in questo spicchio di territorio «al centro della periferia». E i ringraziamenti commossi di Merit e del Gruppo ecumenico composto da numerose famiglie nigeriane, accolto nella parrocchia – l’unico esperienza simile in diocesi – è la testimonianza viva di come sia importante ricordare per costruire il futuro. «Un vero esempio di accoglienza» ha proseguito Merit «si percepisce a tutti gli effetti nel nostro Gruppo dove tutti noi insieme possiamo testimoniare un impegno e una volontà di collaborazione che prosegue ormai ininterrottamente da 11 anni. Per questo di sentiamo di ringraziare il parroco don Angelo Zucchi, che ci ha aiutato in questo difficile cammino, per la particolare attenzione che dedica alla nostra comunità, per il sostegno morale e la sua disponibilità nei momenti difficili che abbiamo vissuto come gruppo. E ringraziamo tutti i parrocchiani per la condivisione e per i momenti di preghiera».

Merit Umoru

Le famiglie nigeriane del Gruppo ecumenico sono gli ultimi borghigiani arrivati in questa comunità nella zona nord di Borgo Vittoria, nata nel primissimo dopo guerra con il primo parroco don Affricano dalla chiesa matrice dell’Unità pastorale 13, la parrocchia di Madonna di Campagna. Ma per costruire il futuro bisogna conoscere il passato ed ecco che la serata è iniziata con la puntuale ricostruzione storica di Marta Margotti, docente di Storia contemporanea nell’Ateneo Torinese che ha inquadrato la nascita della parrocchia Cafasso nella storia della chiesa di Torino degli anni 50-60 documentando come i problemi di allora legati all’immigrazione che «stravolsero la città» non sono tanto diversi da oggi, salvo nei numeri. Allora si poteva parlare di invasione degli immigrati dalle campagne piemontesi, dal Veneto e poi dal Sud. Gli abitanti della città di Torino passarono dai 719.300 del 1951 ai 1.167.968 del 1971» ha documentato Marta Margotti «in 20 anni, l’aumento fu di 448.668 abitanti, vale a dire oltre il 62% di crescita. Il culmine di arrivi si raggiunse nel 1961, quando l’anagrafe registrò 75.920 immigrati contro 22.628 emigrati, quindi + 53.292». E la chiesa di mobilitò come oggi (anche se i la percentuale degli immigrati oggi a Torino è ben inferiore ad allora – al 1° gennaio 2018 tutti gli stranieri, 133.546, rappresentano il 15,1% della popolazione residente) nell’accoglienza materiale e spirituale per inserire i nuovi arrivati nella comunità ecclesiale. Così come è accaduto al Cafasso che diventa da subito il cuore pulsante di un quartiere cresciuto attorno alle case popolari di via Sospello, come ha raccontato Valter Rodriguez del Centro di documentazione storica della Circoscrizione V che si occupa di fissare la «memoria» di un territorio ieri operaio e oggi in stravolto dai cantieri che portano disagi e difficoltà per i borghigiani. In questo contesto, come hanno ricordato suor Jolanna, delle Suore di Carità dell’Assunzione, da sempre àncora di salvataggio per le fragilità di Borgo Vittoria e Maria Vultaggio coordinatrice del Gruppo Caritas, del Centro d’Ascolto e della Domus Caritatis che accoglie famiglie e singoli in difficoltà abitative, si continua ad accogliere affrontando vecchie e nuove povertà. Perché come ha concluso il parroco, don Angelo Zucchi, anche se la città spesso si scorda delle periferie, Dio non le abbandona. Noi andiamo avanti così».

don Angelo Zucchi

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