Secondo una recente indagine della Fondazione Ufficio Pio, la Torino che più soffre povertà e degrado è compresa nel territorio delle circoscrizioni 5 (Borgo Vittoria) e 6 (Barriera di Milano). Lo ha sottolineato il presidente della Circoscrizione 5 Enrico Crescimanno nella serata di lunedì 4 luglio, durante un incontro promosso dall’associazione «Altrocanto» della parrocchia San Giuseppe Cafasso, per trovare insieme soluzioni per rendere più vivibile questa porzione di città. Al centro del confronto, a cui sono stati invitati i rappresentanti delle istituzioni del terzo settore e del volontariato – Carlotta Salerno, assessore alle Periferie e già presidente della Circoscrizione 6, Emilio Bolla, presidente Atc -Torino, Wally Falchi, responsabile del Centro di ascolto della Caritas diocesana «Due Tuniche», Gerardo Gatto, presidente di Vol.To (Centro servizi per il Volontariato) e Tito Ammirati, presidente della cooperativa Arcobaleno – le problematiche di gestione e convivenza delle case popolari Q6, nel quadrilatero tra corso Grosseto e via Chiesa della Salute: 600 alloggi di cui 80 sfitti e 20 occupati abusivamente.
Don Angelo Zucchi, presidente di «Altrocanto» e parroco del Cafasso, ha introdotto il dibattito a cui hanno partecipato i rappresentanti dei residenti Atc e dei gruppi parrocchiali – Caritas, Gruppo ecumenico, Scuola Cafasso, CentroAnchio – impegnati nelle azioni di presidio sociale nelle case popolari.

«Il ruolo delle parrocchie e del volontariato è anche quello di segnalare alle istituzioni le fatiche e le difficoltà dei cittadini più fragili. Nostro preciso impegno è di essere una comunità di persone che sia un punto di luce nelle difficoltà quotidiane che vivono i nostri quartieri e in particolare la zona delle case popolari. La nostra parrocchia in un contesto difficile vuole essere come una fontana nel villaggio, dove c’è acqua per tutti perché la carità a cui attingiamo è fonte inesauribile. Se uniamo le forze ognuno secondo le proprie competenze per restituire legalità, inclusione e bellezza, possiamo dare speranza al futuro di questa porzione di città».
Numerosi le «grane» denunciate dai residenti agli amministratori: abusivismo nelle case popolari, case sfitte, scarsa manutenzione, spaccio, aumento di furti, disoccupazione. Gli amministratori hanno preso nota e ringraziato per l’occasione di scambio,impegnandosi a mettere in campo interventi per superare le urgenze e invitando i cittadini a denunciare ciò che non funziona. Il presidente dell’Atc Bolla ha annunciato che, grazie al Pnrr, sono stati stanziati per il Piano nazionale degli investimenti complementari (Pnc) 20 milioni per interventi di riqualificazione delle case popolari di corso Grosseto e di via Villar (altra zona critica di Borgo Vittoria dove nei giorni scorsi è avvenuto un omicidio) da realizzare entro il 2026.
Tra le questioni emerse, la difficoltà di molti anziani ad affrontare le spese di gestione, affitto, riscaldamento. «Rileviamo anche noi al Centro d’Ascolto», commenta Wally Falchi, «un aumento del 51% di anziani con pensioni minime che sovente non danno diritto all’accesso del fondo regionale poiché il loro Isee supera, anche solo di pochi euro, la soglia stabilita dalla Regione di 6.360,36 euro: così non ricevono nessun aiuto e con pensioni di circa 600 euro, spese per la casa, medicine non mutuabili è difficile sopravvivere».
Wally Falchi ha proposto ai presenti di stilare un documento da sottoporre al tavolo con Prefetto, Questore, Comune di Torino e gli altri enti istituzionali preposti «al fine di tutelare le persone che vivono nel complesso Atc, pur nel rispetto dei bisogni delle famiglie abusive con bambini. Solo interventi congiunti tra più enti, sociali, del terzo settore, parrocchia, del volontariato Comune Circoscrizione, Atc, ma anche gli organismi che si occupano di sicurezza come Prefettura, Questura, Carabinieri, la Polizia Municipale con il nucleo di prossimità possono dare risultati. Non deve accadere che una donna che gestisce un bar con la figlia (come è stato testimoniato dalla titolare durante la serata, ndr) debba essere costretta a chiudere per minacce e violenza. Bisogna cercare di costruire rete tra pubblico e privato garantendo sicurezza ma anche attivando attività per il benessere degli abitanti, progetti di educazione ambientale, promozione della legalità, solidarietà e vicinanza per chi fa più fatica, e la parrocchia presente all’interno del complesso può essere un punto di riferimento per la cittadinanza dialogando con più attori».