
Sembra prendere forma il «botto» sparato dalla Giunta Appendino nei primi giorni del 2017 quando, dopo l’annuncio dell’arrivo dal Governo di 18 milioni di euro per il recupero delle periferie cittadine, l’amministrazione comunale avviò il progetto «AxTo», 44 «Azioni» di rigenerazione urbana delle aree periferiche. Oltre ai 18 milioni entro il 2019 ne arriveranno, nel complesso, altri 23 da investitori pubblici e privati, compreso lo stesso Comune.
Sono 73 le associazioni di promozione sociale e culturale ammesse, dall’apposita Commissione di tecnici comunali, alla seconda fase del bando per l’assegnazione di contributi a fronte della presentazione di progetti «innovativi» nei quartieri segnati dall’emergenza.
È la fase di partecipazione dei cittadini: fino alle ore 12 di venerdì 23 marzo era, infatti, possibile votare i progetti pubblicati on line sul sito https://torino.liquidfeedback.net/
Hanno potuto votare tutti i cittadini torinesi dai 16 anni in poi. Ogni utente poteva selezionare al massimo un progetto per ciascuno dei quattro assi di intervento (spazio pubblico e animazione sociale, pluralismo e integrazione, musica e arti performative, creatività digitale) per ciascuna delle due categorie di contributo (progetti con contributi fino a 50 mila euro e oltre i 50 mila euro): ogni cittadino poteva dunque esprimere la propria preferenza per un massimo di 8 progetti.
Hanno votato oltre 8.000 persone, tutte identificate pubblicamente sul sito dal proprio indirizzo di posta elettronica.
«Il voto dei cittadini», sottolinea l’assessore con delega alle periferie Marco Giusta, «inciderà un terzo sulla scelta dei progetti vincitori. Sarà decisiva, per due terzi, la valutazione della Commissione di tecnici incaricati dalla Giunta del progetto ‘AxTo’».
Fra 15-30 giorni, ultimato il lavoro della Commissione, come spiega l’assessore, sul sito saranno pubblicati i progetti che si sono aggiudicati i contributi secondo i criteri indicati nel bando.
«Il metodo della votazione on line», evidenzia Giusta, «intende favorire la compartecipazione e la corresponsabilità dei cittadini nelle scelte che riguardano il recupero dei quartieri in cui abitano. Non è solo l’amministrazione, dunque, a selezionare gli interventi a fronte delle risorse economiche a disposizione. Attraverso questo elemento di cittadinanza attiva intendiamo chiedere ai cittadini che si facciano carico in prima persona di segnalare le azioni più urgenti e adeguate per il rilancio dei territori periferici della città. In questo modo i torinesi diventano anche garanti dell’operato delle associazioni che votano».
I contributi erogati dal Governo Gentiloni, lo ricordiamo, sono la risposta alle 44 azioni proposte nell’estate 2016 dall’amministrazione pentastellata insediata da pochi mesi. Sono però certamente anche frutto delle scelte compiute dall’allora Giunta Fassino che indicò la via di «ricominciare dalle periferie».
Per molte delle associazioni che hanno partecipato al bando certamente non si tratta di uno slogan: da tempo hanno scelto di «stare dentro» alle periferie, di animare territori e quartieri contro il disagio che va crescendo nella Torino post-industriale che deve reinventarsi misurandosi con la piaga della disoccupazione, in particolare quella giovanile che sfiora ancora il 40%, i nodi e le tensioni create dall’immigrazione.
Dietro molti di questi enti si cela l’impegno imponente di parrocchie, oratori, realtà ecclesiali e della stessa Diocesi, che a tutto campo, anche attraverso il metodo dell’Agorà Sociale voluto dall’Arcivescovo Nosiglia, si fanno carico dei quartieri investendo risorse a sostegno delle fragilità, dell’integrazione e del futuro delle nuove generazioni. Proprio gli oratori lo avevano sottolineato al sindaco Chiara Appendino un anno fa nell’incontro con gli educatori presso la parrocchia del Cafasso: «noi siamo già nelle periferie!», avevano affermato i responsabili degli oratori, chiedendo sostegno ai progetti che quotidianamente i centri giovanili portano avanti.
Tra le progettualità selezionate per il voto dei cittadini troviamo l’impegno della parrocchia san Giuseppe Cafasso nelle case popolari di via Sospello/corso Grosseto in Borgo Vittoria.
«Case I’Pop» è il nome del progetto presentato dall’associazione caritativa «Altrocanto» che, con la collaborazione delle associazioni «Casematte» e «Il Cammino», sta avviando un punto d’ascolto nel cortile delle case popolari, dove sorgeva l’ex asilo, in locali concessi in comodato d’uso gratuito dalla Circoscrizione 5. Si tratta di un servizio di accompagnamento sociale per le famiglie. Inoltre, attraverso un accordo con l’Atc, si prevede di avviare nell’ex palestra una falegnameria sociale per i residenti allo scopo di realizzare lavori di manutenzione ordinaria di cui necessitano le case stesse. Infine verrà attivato un servizio di sostegno educativo alle famiglie svantaggiate contro la dispersione scolastica dei bambini e ragazzi.
«Sono tutti progetti», evidenzia don Angelo Zucchi, parroco del Cafasso e presidente di Altrocanto, «con cui la parrocchia vuole abitare il proprio territorio. Progetti che puntano a sfruttare le risorse di cui la comunità delle case popolari già dispone. Ed ecco allora la comunità che crea lavoro e si prende cura dell’ambiente in cui vive».
Sempre in Borgo Vittoria troviamo il progetto «Pass 5» presentato dalla cooperativa «Edu-Care» dei Giuseppini del Murialdo a cui è affidata la parrocchia Nostra Signora della Salute.
«Si tratta di laboratori educativi e di formazione professionale per ragazzi del quartiere dagli 11 ai 18 anni», sottolinea don Danilo Magni, direttore dell’Opera torinese del Murialdo, «realizzati attraverso le arti sceniche, con la guida di adulti della comunità che uniscono la fede cristiana con le proprie competenze professionali in ambito pedagogico».
C’è poi «Fa Bene», presentato da «S-Nodi» con la Caritas Diocesana, che si occupa di raccogliere le eccedenze alimentari invendute nei mercati rionali e le trasforma in nuove opportunità lavorative per le persone in difficoltà. «Fa bene», sottolinea la responsabile Tiziana Ciampolini, «non lascia sole le famiglie perché è soprattutto partecipazione: ci insegna che dai problemi si può uscire insieme alla propria comunità di riferimento».
Troviamo ancora il progetto di riqualificazione dei portici della zona di via Nizza presentato da Lvia, le attività di inclusione e interculturalità della cooperativa «Terremondo» con l’Asai a San Salvario, il contrasto alla dispersione scolastica e la valorizzazione del protagonismo giovanile della Piazza dei Mestieri a San Donato, l’animazione culturale del Cisv a Falchera, il piano di rigenerazione di Borgo San Paolo attraverso i ragazzi proposto dalla cooperativa Orso, i corsi di lingua italiana per le donne straniere del Meic, il progetto contro il bullismo e il cyberbullismo nelle scuole periferiche proposto da «Essereumani onlus», il sostegno ai detenuti delle Vallette e alle loro famiglie di «Abele Lavoro».