Papa Pio XII, dalle carte le ragioni delle scelte

Vaticano – Papa Francesco ha annunciato che il 2 marzo 2020 saranno aperti gli archivi sul pontificato di Papa Pacelli (2 marzo 1939 – 9 ottobre 1958): una figura indagata e studiata, a volte discussa e criticata con pregiudizi o esagerazioni, oggi rivalutata per poliedriche qualità

1983

«Miserere mei Deus, secundum magnam misericordiam tuam; Pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia». Ottant’anni fa, nel pomeriggio del 2 marzo 1939, queste parole occupano la mente di Eugenio Pacelli, appena eletto Pio XII. Alla fine della vita aprono il suo testamento spirituale.

Il 4 marzo 2019 Papa Francesco annuncia: il 2 marzo 2020 saranno aperti gli archivi sul pontificato di Pio XII (2 marzo 1939 – 9 ottobre 1958): «Condusse la barca di Pietro in un momento fra i più tristi e bui del secolo Ventesimo, agitato e squarciato dall’ultimo conflitto mondiale. Questa figura è stata indagata e studiata, a volte discussa e criticata con qualche pregiudizio o esagerazione. Oggi è rivalutata per le sue poliedriche qualità pastorali, teologiche, ascetiche, diplomatiche. La seria e obiettiva ricerca storica saprà valutare momenti di esaltazione e momenti di gravi difficoltà, di tormentate decisioni, che a taluni poterono apparire reticenza e che invece furono tentativi per tenere accesa la fiammella delle iniziative umanitarie».

Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli – Nasce il 2 marzo 1876 da una famiglia dell’aristocrazia papalina, che abita Palazzo Pediconi nel Rione Ponte. Fornito di memoria visiva portentosa (terrà lunghi discorsi a memoria, anche nelle lingue straniere) colleziona tutti 9-10. Dopo gli studi di filosofia e teologia è ordinato sacerdote il 2 aprile 1899. Entra in Segreteria di Stato. Svolge difficili missioni diplomatiche: nel gennaio 1915 a Vienna cerca di scongiurare la guerra Italia-Austria. Nel 1917 è nunzio a Monaco di Baviera, allora regno autonomo. Benedetto XV lo consacra il 13 maggio 1917, giorno in cui tre pastorelli, a Fatima in Portogallo, vedono per la prima volta la Madonna. Quando finisce l’«inutile strage», cominciano le rivoluzioni rosse in Unione Sovietica e nere del nazi-fascismo in Germania e Italia. Nel 1920 è nunzio a Berlino.

Pio XI lo nomina segretario di Stato e cardinale – Pacelli prepara le encicliche, Pio XI le promulga: «Non abbiamo bisogno» (1931) contro il fascismo; «Divini Redemptoris» (1937) contro il comunismo ateo; «Firmissimam constantiam» (1937) sul totalitarismo messicano; «Mit brennender Sorge» (1937) contro il nazismo. Quando Pio XI muore, il cardinale arcivescovo di Parigi Jean Verdier dice: «La Chiesa vive tempi così agitati che il successore dovrà essere o un eroe o un santo». In Conclave entrano 62 cardinali: un giorno e tre scrutini e il 2 marzo ecco Pio XII, che compie 63 anni. Dice lo storico gesuita Giacomo Martina: «Era abile diplomatico, esperto canonista, valente poliglotta, capace oratore, forte accentratore, amante della solitudine e dello studio nella sua stanza silenziosa, allietata di tanto in tanto dalla musica classica».

Un pontificato tribolatissimo – Con il motto Opus iustitiae pax, «La pace opera della giustizia», tenta di fermare la corsa verso la catastrofe. Tutto inutile. Nel settembre 1939 scoppia la guerra: il 1° la Germania e il 7 l’Unione Sovietica prendono la Polonia in una morsa e se la spartiscono. Hitler spera in una «guerra lampo»: non sarà così. Il 10 giugno 1940 l’Italia entra in guerra e Mussolini declama dal balcone: «Popolo italiano, corri alle armi». Fino all’estate 1943 Roma, che si affida alla «contraerea Pacelli», è risparmiata dai bombardamenti. Il 19 luglio gli americani la devastano: 3 mila morti e 11 mila feriti. Pio XII accorre a San Lorenzo: la talare bianca è schizzata di sangue. Dopo la liberazione, i romani ringraziano il defensor civitatis. Nell’impossibilità di arginare il conflitto, salva migliaia di persone. Una moltitudine di testimoni e montagne di documenti smentiscono la «leggenda nera» di Pio XII che «salva in convento» ebrei, perseguitati, comunisti, socialisti, popolari, azionisti, zingari, omosessuali, handicappati, uomini e donne della Resistenza. Contro il nazifascismo Pacelli vive un lacerante dramma: parlare e condannare a morte migliaia di persone, o tacere e agire per la loro salvezza? Dice: «Quando il Papa vorrebbe gridare forte, è costretto al silenzio dilatorio, quando vorrebbe agire e soccorrere è costretto alla paziente attesa. Forse la mia protesta solenne avrebbe procurato a me una lode del mondo civile, ma avrebbe procurato ai poveri ebrei una persecuzione anche più implacabile».

Per vent’anni Pacelli è osannato dagli ebrei – La stampa nazista lo bolla «servo dell’internazionale ebraica e massonica». Pinchas Lapide, console israeliano a Milano: «Non c’è Papa che sia stato ringraziato tanto calorosamente dagli ebrei per l’aiuto e la salvezza offerti ai loro fratelli in momenti di grave pericolo». Isaac Herzog, gran rabbino di Gerusalemme, scrive al nunzio Angelo Giuseppe Roncalli: «Il popolo d’Israele non dimenticherà mai i soccorsi ai suoi sfortunati fratelli e sorelle da parte di Sua Santità e i suoi delegati, in uno dei momenti più tristi della nostra storia». Golda Meir, ministro degli Esteri israeliano e futuro primo ministro: «Quando il martirio più spaventoso ha colpito il nostro popolo durante i dieci anni del terrore nazista, la voce del Pontefice si è levata in favore delle vittime». Elio Toaff, rabbino capo di Roma, scampato al lager: «Più di chiunque altro abbiamo avuto modo di beneficiare della grande e caritatevole bontà e della magnanimità del Pontefice, durante gli anni della persecuzione e del terrore, quando ogni speranza sembrava morta». Improvvisamente il Pastor angelicus e il Defensor civitatis diventa il «Papa di Hitler e dell’Olocausto, il Vicario dei silenzi». Il 20 febbraio 1963, al teatro Kurfürstendamm di Berlino, va in scena «Der Stellvertreter. Il Vicario», cinque atti del drammaturgo tedesco Rolf Hochhuth, che accusa Pacelli di non aver protestato contro il genocidio.

Un pontificato accentratore: tutte le iniziative partono dal Papa – Decide per tutta la Chiesa. Vara un progetto e cinque commissioni per un Concilio, poi lo rinvia sine die. Perentoria l’affermazione: «Non voglio collaboratori ma esecutori». Fa il Papa, il segretario di Stato e il prefetto di tre Congregazioni. Commissaria la Curia. Promuove trionfalistiche manifestazioni di massa. L’Anno Santo 1950 e l’Anno Mariano 1954 mostrano una Chiesa potente, organizzata, solida. L’atto più importante è la proclamazione il 1° novembre 1950 del dogma dell’Assunzione di Maria. Accetta che la sua recita dell’Angelus sia trasmessa da Radio vaticana. Afferma: dovere dei laici è seguire le direttive della gerarchia. Protegge l’Azione Cattolica, unica associazione laicale fino al Concilio. Vuole uno Stato confessionale cattolico ma Alcide De Gasperi si oppone.

Alle 3:52 del 9 ottobre 1958 a Castel Gandolfo Pio XII spira – In 19 anni e 7 mesi migliaia di discorsi, 41 encicliche e decine di documenti, 28 canonizzazioni, tra cui il torinese Giuseppe Cafasso, e 40 beatificazioni. I 16 documenti del Concilio Vaticano II lo citano 187 volte. Nel 2004 Giovanni Paolo II apre il fondo dell’Ufficio vaticano informazioni per i prigionieri di guerra dell’Archivio segreto: 2 milioni e 100 mila schede. Benedetto XVI nel 2006 apre sul pontificato di Pio XI (1922-1939). Dice il vescovo Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio segreto: «Prima, durante e dopo la guerra spicca la grande figura di Pio XII, superficialmente giudicata e criticata».

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