Si è chiuso con un ospite d’eccezione il percorso formativo 2022/2023 del Pompei Student Lab presso la parrocchia Madonna di Pompei. Dopo diversi mesi ed incontri con ospiti come padre Paolo Benanti, docente alla Gregoriana ed esperto di etica del digitale, o Enrico Larghero bioeticista, domenica 14 maggio, di fronte ad una platea nutritissima, lo spazio del Pompei Lab ha accolto Massimo Robberto, astrofisico, pinese di origine, ma da molti anni trapiantato negli Stati Uniti.
Robberto opera presso lo Space Telescope Science Institute (STScI) di Baltimora come responsabile del team NIRCam (Near-Infrared Camera), lo strumento principale del Telescopio Spaziale James Webb, il più grande ed importante telescopio al mondo, successore di Hubble a cui Robberto ha peraltro collaborato. Ricercatore presso la Johns Hopkins University, ha regalato ad un pubblico particolarmente interessato racconti e particolari inediti della ricerca astronomica più avanzata. Il James Webb è un telescopio spaziale posto in orbita a 150.000 chilometri dalla terra ed opera, attraverso un complesso sistema di schermi solari, ad una temperatura prossima allo zero assoluto.
Le immagini ed i dati scientifici che sta restituendo sono impressionanti e Robberto ne ha dato un approfondito spaccato. Presenti all’incontro studenti universitari, neo laureati e giovani impegnati nell’industria aereospaziale torinese nonché appassionati astrofili di diversi circoli ed associazioni del territorio. D’obbligo la domanda finale, sul rapporto scienza e fede ed affascinante la risposta di Robberto: “Cosmo, una delle parole con cui descriviamo il cielo, significa ordine. Indagare quell’ordine ci fa riconoscere la presenza di un disegno di una razionalità. Che resta mistero e ci spinge a cercare. Ma soprattutto ad essere incontrati da un mistero che ha scelto di rivelarsi”. Entusiasti i commenti di coloro che hanno dialogato con Robberto.
“Ho apprezzato molto, oltre alla semplicità nell’ esposizione argomenti complessi e alla disponibilità di Massimo Robberto, anche la possibilità di porre domande e di interagire con gli altri”, commenta Roberto Corrado, astrofilo. “Una serata entusiasmante alla scoperta di una delle macchine più affascinanti costruite dall’uomo, il jwst! Un pizzico di mistero e una grande gratitudine sono state il frutto della testimonianza umana e tecnica di Robberto”, chiosa Riccardo Liaci, giovane ingegnere che lavora nel campo aereospaziale.
Il ciclo di incontri e di approfondimento su come le tecnologie emergenti possano incidere in positivo e negativo sulla vita delle persone è stato resto possibile anche grazie al supporto delle Fondazioni Matrice e della Fondazione CRT che hanno accompagnato e supportato il Pompei Lab anche quest’anno.