Porta Palazzo divisa sulle decisioni “irrevocabili”

Barattolo – Fa discutere l’accelerata della Giunta Appendino sul trasloco del mercato di libero scambio da Borgo Dora a via Carcano. La Circoscrizione 7, i commercianti, i residenti e le associazioni auspicano che il Comune riprenda un cammino di concertazione che coinvolga gli attori del territorio salvaguardando le fasce deboli della popolazione

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Porta Palazzo, con i commercianti, i residenti e le numerose associazioni che a tutto campo si prendono cura del quartiere multietnico, tra cui il Cottolengo, il Sermig, le suore salesiane, è divisa e perplessa sul metodo con cui la Giunta Appendino ha stabilito il trasferimento «irrevocabile», come lo ha definito il sindaco il 28 gennaio in Consiglio comunale, del mercato di libero scambio «Barattolo» dal canale Molassi in Borgo Dora a via Carcano, dietro il Cimitero Monumentale.

Quello che fa discutere le opposizioni, la Circoscrizione 7 e le associazioni non è tanto l’opportunità di trovare una soluzione ad una questione «complessa» che garantisca la dignità e la sicurezza dei commercianti e dei residenti, ma appunto il metodo utilizzato, lontano da quello della concertazione e del lavoro di rete, adottato fino a ieri anche per il ricollocamento dei profughi dell’ex villaggio olimpico Moi (altro servizio in questa pagina), per accompagnare le fasce deboli della popolazione verso l’autonomia. Lascia perplessi anche il fatto che l’operazione non possa comunque essere portata a compimento: in via Carcano, come spiegano dall’associazione «Vivi Balon», che gestisce «il Barattolo», «attualmente non ci sono infrastrutture adeguate per accogliere il mercato: l’illuminazione non è sufficiente, la pavimentazione non idonea».

L’area commerciale di libero scambio sorse nel 2001 attorno all’ex cimitero San Pietro in Vincoli per offrire alle persone svantaggiate e disoccupate la possibilità di sbarcare il lunario. Quel luogo negli anni ha visto moltiplicarsi numerose criticità e problematiche: dalla sicurezza, all’igiene, al degrado, a fenomeni di delinquenza, registrati, come sottolineato dal sindaco in Consiglio comunale, dai numerosi sequestri amministrativi e giudiziari effettuati nelle ultime settimane.

«Nessuno vuole fomentare uno scontro sociale in una piazza», ha detto il sindaco Appendino rispondendo all’interpellanza del Consigliere Francesco Tresso (Lista Civica per Torino) che ha sollecitato un lavoro di mediazione, «quasi del tutto assente in questa operazione». «Riteniamo doveroso», ha risposto Appendino, «che l’indirizzo dell’amministrazione sia rispettato e che tutti si adoperino a portare a compimento questo processo richiesto dai residenti della zona e dagli operatori commerciali del Balon: il canale Molassi è privo di ordine e di infrastrutture adeguate. La nuova sede di via Carcano offre spazi sicuri che permettono di svolgere al meglio la funzione del mercato di sostegno alle fasce deboli della popolazione».

L’associazione «Vivi Balon», attraverso il suo presidente Francesco Planeta, ha dichiarato che si adopererà per il rispetto di quanto previsto dal contratto sottoscritto con il Comune per lo svolgimento delle attività di libero scambio in via Carcano. «È urgente però», sottolinea Planeta, «un percorso di dialogo con l’amministrazione comunale che coinvolga tutti gli attori del territorio per creare un luogo dignitoso e rispettoso delle persone: i commercianti non vogliono trasferirsi in quanto in Borgo Dora possono contare su una clientela consolidata da tempo, legata alla storia e alla tradizione del mercato, che difficilmente potranno ritrovare altrove». Diversa l’opinione di Simone Gelato, presidente dell’associazione dei commercianti di Porta Palazzo, e di Adriana Romeo, presidente dell’associazione Comitati riuniti di Porta Palazzo: «quell’attività non può più rimanere lì, non risponde a nessuna norma di sicurezza. Secondo noi è doveroso resettare il progetto e reinventarlo in un altro luogo in condizioni decorose che certamente allontanerebbero situazioni di illegalità».

Il presidente della Circoscrizione 7 Luca Deri ha proposto al Comune una soluzione alternativa: «proponiamo di riportare il mercato di libero scambio nel luogo dove è nato, ovvero nel tratto compreso tra via Andreis e strada del Fortino, comunemente detto ‘da cancello a cancello’ in modo che i commercianti rimangano nella stessa zona».

Infine diamo la parola  a chi  ha scelto di «stare dentro» alle periferie. Nel mercato di Porta Palazzo tutti i giorni si trovano suor Paola Pignatelli e suor Julieta Joao, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, missionarie al Balôn fra i banchi dei commercianti.

Le due suore salesiane sostengono le donne immigrate, di 18 nazionalità, in un percorso verso l’autonomia. Dall’insegnamento della lingua italiana ai laboratori per imparare un mestiere.

«La possibilità del mercato di libero scambio», evidenzia suor Pignatelli, «è fondamentale per quella fascia di ‘povertà grigia’ che non diminuisce nel quartiere e in città: certamente questa va garantita nella legalità e nella sicurezza attraverso un lavoro di coordinamento organico che favorisca anche una vera integrazione fra i servizi e che accompagni le persone nella fragilità verso l’autonomia».

Le religiose con il progetto «Apertamente cittadine» sono impegnate a tutto campo nel lavoro di inclusione che parte dalle donne e dai bambini. Nella sede di via Mameli 10 vengono organizzati corsi di italiano riconosciuti dal «Cpia2» (Centro provinciale di formazione per adulti).

Grazie al «Nido del dialogo», il polo dell’infanzia nato in locali del Sermig (via Andreis 18), gestito dalla cooperativa «Liberi Tutti» in rete con diverse associazioni, i bambini, mentre le mamme frequentano i corsi di formazione, sono accolti dai servizi di baby parking, dell’asilo nido e della scuola dell’infanzia partitaria convenzionata con il Comune di Torino.

Anche la vicina parrocchia di San Gioacchino, che si affaccia su corso Giulio Cesare, affidata alla Fraternità del Sermig, è impegnata a tutto campo nella sfida dell’inclusione: «un laboratorio globale», lo definisce il parroco don Andrea Bisacchi, «nel nostro quartiere si concentra tutto il mondo, sono rappresentate numerose nazionalità. La nostra sfida è dimostrare che è possibile vivere bene costruendo relazioni di bene che possono offrire qualità al borgo. Lo facciamo a partire dai bambini che frequentano le attività dell’oratorio e dell’«Arsenale della Piazza» del Sermig in sinergia con l’Asai e l’associazione italo-cinese Zhi Song. Molti di essi oggi sono animatori dell’oratorio, si tratta di circa 20-25 ragazzi di 15 nazionalità diverse».

Cresce, infine, l’attività innovativa avviata dal Sermig in collaborazione con l’azienda Astelav di Vinovo che prevede il recupero di elettrodomestici guasti al fine di creare posti di lavoro per i giovani del quartiere. Nel cuore di Porta Palazzo, in via Mameli 14, è allestito un punto vendita di lavatrici e lavastoviglie rimessi a nuovo.

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