Porta Palazzo impantanata sul “pasticcio” del Barattolo

Mercato libero scambio – A distanza di tre mesi dalla delibera con cui la Giunta Appendino aveva stabilito il trasferimento «irrevocabile» del mercato di libero scambio «Barattolo» dal canale Molassi in Borgo Dora a via Carcano, tutti i “nodi” rimangono irrisolti. Gli ultimi incontri in Prefettura si sono conclusi con un “nulla di fatto”

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A distanza di tre mesi dalla delibera con cui la Giunta Appendino aveva stabilito il trasferimento «irrevocabile» del mercato di libero scambio «Barattolo» dal canale Molassi in Borgo Dora a via Carcano, dietro il Cimitero Monumentale, le attività commerciali continuano a svolgersi abusivamente tutti i sabati e i nodi legati alla sicurezza, all’ordine pubblico e al degrado della zona restano irrisolti.

I diversi attori del territorio denunciano il venir meno di una regia da parte dell’amministrazione comunale che metta al centro il metodo della concertazione.

Nelle ultime settimane si sono susseguiti diversi incontri fra le parti in Prefettura, tutti conclusi con un nulla di fatto. Nell’ultimo di mercoledì 24 aprile il sindaco Chiara Appendino ha confermato la decisione del trasferimento dell’area commerciale nella zona designata presentando un protocollo d’intesa che non è stato firmato:  «il canale Molassi è privo di infrastrutture adeguate, la nuova sede di via Carcano offre spazi sicuri che permettono di svolgere al meglio la funzione di mercato di sostegno alla fasce deboli della popolazione». Il Comune ha anche preso in considerazione la proposta di un progetto di «mercato sociale» presentata dalle associazioni di residenti e commercianti del Balôn destinato alle persone prive di reddito, individuando una possibile area in lungo Dora Agrigento. Il Canale Molassi per l’amministrazione comunale deve rimanere sgombero da alcun tipo di attività.

«Abbiamo rispettato il contratto sottoscritto con il Comune», afferma Francesco Planeta, presidente dell’associazione «Vivi Balon» che gestisce il Barattolo, «ma in via Carcano non si è trasferito quasi nessuno: Borgo Dora è un luogo di integrazione dove si incontrano le fragilità: i commercianti possono contare su una clientela consolidata legata alla storia e alla tradizione del mercato che difficilmente possono ritrovare altrove. L’area di via Carcano è isolata, le infrastrutture, anche dopo alcuni interventi, non sono ancora adeguate».

Di tutt’altro avviso Simone Gelato, presidente dell’associazione dei commercianti di Porta Palazzo, e Adriana Romeo, presidente dell’associazione Comitati riuniti di Porta Palazzo: «quell’attività non può più rimanere lì, non risponde a nessuna norma di sicurezza. Negli ultimi mesi la situazioni è peggiorata: abbiamo registrato un migliaio di commercianti in pochi metri quadri. È doveroso resettare il progetto e reinventarlo in un altro luogo in condizioni decorose che certamente allontanerebbero situazioni di illegalità».

Il presidente della Circoscrizione 7 Luca Deri in Prefettura si è espresso contro il trasferimento: «è un errore eliminare uno dei tratti distintivi sociali del Balôn. Proponiamo di togliere gli espositori da San Pietro in Vincoli e strada del Fortino mantenendo i venditori, con apposite plance, sul canale Molassi da ‘cancello a cancello’, fatti salvi gli accessi all’Arsenale della Pace del Sermig».

Nel mercato di Porta Palazzo tutti i giorni si trovano suor Paola Pignatelli e suor Julieta Joao, Figlie di Maria Ausiliatrice, missionarie al Balôn fra i banchi dei commercianti.

Le due suore salesiane giovedì 18 aprile hanno preso parte accanto ai commercianti e ai residenti ad una manifestazione davanti alla prefettura che chiedeva di preservare l’area di libero scambio in quella zona.

«La possibilità del mercato di libero scambio», evidenzia suor Pignatelli, «è fondamentale per quella fascia di ‘povertà grigia’ che non diminuisce nel quartiere e in città: certamente questa va garantita nella legalità e nella sicurezza attraverso un lavoro di coordinamento organico che favorisca anche una vera integrazione fra i servizi e che accompagni le persone nella fragilità verso l’autonomia. È quindi fondamentale un tavolo di confronto tra i diversi soggetti che metta al centro le persone, la storia e la tradizione dei luoghi di cui non si può non tener conto».

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