«Aprite le porte alla vita» è il tema, fissato dall’episcopato, per la 42ª Giornata nazionale per la vita di domenica 2 febbraio 2020.
CUSTODIRE LA VITA DALL’INIZIO AL TERMINE NATURALE – Il messaggio della Cei parte dalla domanda del giovane a Gesù: «Che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?» (Matteo 19,16). La risposta «Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti» introduce – osservano i vescovi – «un capovolgimento radicale dello sguardo: la vita non è un oggetto da possedere o un manufatto da produrre, è una promessa di bene, a cui possiamo partecipare decidendo di aprirle le porte». Perciò Papa Francesco afferma: «L’appartenenza originaria alla carne precede e rende possibile ogni ulteriore consapevolezza e riflessione. Possiamo diventare consapevoli di essere in vita una volta che l’abbiamo ricevuta. Vivere significa necessariamente essere figli, accolti e curati, anche se talvolta in modo inadeguato». Ma non tutti fanno l’esperienza di essere accolti: «Numerose sono le forme di aborto, abbandono, maltrattamento, abuso, azioni disumane che suscitano ribellione e vergogna». Nasce da qui l’impegno a «custodire e proteggere la vita dall’inizio al termine naturale, a combattere ogni violazione della dignità e le forme di eutanasia».
LA REALTÀ CHE PESA: GLI ABORTI IN ITALIA – Negli ultimi anni gli aborti sono scesi stabilmente sotto i 100 mila l’anno, soglia ben lontana dal primato nero dei 233.976 aborti del 1983, cinque anni dopo la legge 194 (22 maggio 1978) che depenalizza l’aborto e introduce «l’interruzione volontaria di gravidanza»: l’articolo 1 afferma: «Lo Stato tutela la vita umana dal suo inizio». Affermazione tragica e beffarda davanti a 6 milioni di aborti in 40 anni. Il calo degli aborti va di pari passo con il gelo dell’«inverno demografico». Gli italiani da molti anni amano più i cani e i gatti che i bambini: basta contare nelle città il numero degli animali domestici e confrontarlo con il numero dei bambini.
LA STRAGE DEI CONTRACCETTIVI DI EMERGENZA – Pudicamente lo chiamano «contraccettivo di emergenza». In realtà sopprime l’embrione appena formato e quindi va classificato tra le cause di aborti, sebbene precocissimo e impossibile da quantificare. La liberalizzazione del farmaco, con un aumento delle vendite che supera il mille per cento, spiega perché nel 2017 – ultimi dati – gli aborti legali sono diminuiti a 80.733. L’aborto si fa lo stesso, ma non si vede. La relazione ministeriale dice che nel 2017 sono state vendute 224.432 confezioni di «pillola dei cinque giorni dopo» e 339.648 confezioni di «pillola del giorno dopo», prodotti contrabbandati come «contraccettivi di emergenza», ma in realtà respingono e uccidono l’embrione formato, come affermano concordemente il Comitato nazionale di Bioetica, l’Istituto superiore di Sanità, gli studi internazionali.
«IL CONCEPITO È UN ESSERE UMANO» – Il Movimento per la vita rammenta che, alla domanda «il concepito è un essere umano?» risposte positive sono date, più volte, dal Comitato di Bioetica e dalla Corte costituzionale. Nelle sentenze 229 (2015) e 84 (201) la Corte ha ribadito che «l’embrione umano non è una cosa, è qualcuno». La relazione ministeriale nulla dice che il volontariato in 40 anni «ha salvato oltre 200 mila bambini in viaggio verso la nascita e restituito serenità e fiducia alle mamme. Che cosa ha fatto lo Stato, a livello culturale ed educativo, per restituire alla donna l’istinto della maternità e il coraggio di affrontare le difficoltà?». Niente. Zero su zero. Lo Stato affida la prevenzione alla sola contraccezione, senza riflettere che dove la contraccezione è più diffusa, più numerosi sono gli aborti. Per il Movimento «l’aborto legale è l’ingiustizia estrema perché consente l’uccisione dei più piccoli, indifesi, innocenti e poveri tra gli esseri umani a opera della madre, vittima anche lei, dei comportamenti attivi e omissivi del padre, degli operatori sanitari, dello Stato».