Poveri strangolati dalle bollette

Caritas lancia l’allarme – Sarà un autunno duro, famiglie sopraffatte dai rincari dell’energia e dei generi alimentari: Si allunga la fila dei bisognosi nei Centri d’Ascolto

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È alle porte un autunno di drammatica emergenza per i poveri, che non sanno come fronteggiare il rincaro pesantissimo delle bollette energetiche, il rincaro dei generi alimentari e di tutto quello che occorre per vivere o, almeno, per sopravvivere. L’impennata dei prezzi è un macigno terribile per chi ha poche risorse. L’associazione Assoutenti ha elaborato i dati dell’Istat sull’inflazione rilevando che nel giro di 12 mesi il costo medio dell’energia elettrica è aumentato del 73,5%, quello del gas metano e del Gpl è cresciuto del 43,6% (ne parliamo a fondo a pag. 8 di questo giornale), ma rincari abnormi si registrano anche nei generi alimentari di prima necessità: burro (+22,6%), farina (+18,6%), pasta (+16,6%), pollo (+13,8%), uova (+12,3%), fino all’impennata macroscopica del prezzo dell’olio di semi (+70,2%).

Nei primi 6 mesi del 2022 le persone che bussano ai 95 centri d’ascolto della Caritas torinese per chiedere aiuto economico sono aumentate del 40,4% rispetto all’anno precedente. Nel 2021, nel cuore della pandemia, erano già cresciute del 20%. Secondo Pierluigi Dovis, direttore della Caritas diocesana, «tutto fa pensare che nei mesi autunnali la pressione aumenterà ancora, aggravando le ferite sociali in tutt’Italia. L’assistenza pubblica, le parrocchie e le opere religiose, cui normalmente si appoggiano le persone indigenti, si troveranno in forte difficoltà».

Perché prevedete un ulteriore aggravamento?

Nella prima parte dell’anno – spiega Dovis – abbiamo ascoltato la voce di migliaia di persone angosciate dalla difficoltà di affrontare i rincari con le proprie modeste dotazioni economiche. Queste persone ci hanno indicato il problema che si nasconde dietro l’angolo: la situazione precaria dei loro datori di lavoro, anch’essi colpiti dai rincari delle materie prime, piccoli imprenditori che sono sul punto di arrendersi e chiudere i battenti. Dobbiamo prepararci a situazioni di povertà concatenate fra loro. Ove le imprese chiuderanno, lasceranno soprattutto i lavoratori già fragili senza ossigeno, trascinandoli ancora più verso il basso.

Quali avvisaglie di questo fenomeno?

Normalmente i disoccupati si rivolgono ai centri d’ascolto come ultima spiaggia, dopo 3-4 anni senza lavoro. Negli ultimi mesi la tipologia sta cambiando: aumentano le persone che bussano alla parrocchia perché l’azienda ha chiuso da un giorno all’altro e i lavoratori sono rimasti a casa senza stipendio, proprio nei giorni dei grandi rincari. Come anche persone che hanno un lavoro, ma ormai insufficiente a far fronte ai bisogni reali.

Secondo il Centro studi di Unimpresa quasi 11 milioni gli italiani (il 20 per cento della popolazione) sono a rischio povertà: 4 milioni di disoccupati e 6,7 milioni di occupati con fragile reddito. Quali emergenze dovranno affrontare nei prossimi mesi, insieme al problema della spesa quotidiana?

Assisteremo, probabilmente, a un inasprimento degli sfratti perché i padroni di casa, soffrendo anch’essi l’aumento dei costi, vorranno risolutamente risolvere la questione degli inquilini morosi. Nel prossimo anno la Casa sarà uno dei grandi temi destabilizzanti.

Altri fronti di emergenza?

Uno sarà la Scuola, soprattutto per le famiglie che hanno figli all’università o nelle scuole superiori. Tante famiglie ci stanno facendo sapere che non hanno più il denaro più pagare le rette e i costi di frequenza. Un’emergenza ulteriore sarà legata alla Salute: durante la pandemia molte persone hanno rinviato cure mediche che ora diventano urgenti; la Sanità pubblica ha tempi lunghi, quella privata è inaccessibile dagli indigenti.

Significa che i poveri diventano sempre più poveri.

Esatto. Per far fronte alle spese quotidiane, al cibo e alle bollette, un numero crescente di famiglie si rassegna a tagliare tutto il resto. I bambini e gli anziani, che sono i membri «fragili» nelle famiglie, sono le prime vittime di questa situazione. Ci sono categorie di popolazione che patiscono particolarmente la crisi dei prezzi. Gli anziani sono tornati ad affollare i nostri Centri d’ascolto (sono il 51% dei contatti). Ma penso anche ai disabili e ai malati non autosufficienti, legati tra l’altro a macchine che consumano notevoli quantità di energia elettrica. Penso ai lavoratori fragili e ai piccoli imprenditori, di cui ho detto. Penso agli stranieri che, per il rincaro dei costi, rischiano di essere rigettati dalla rete dell’inclusione sociale.

Cosa accadrà di questa popolazione così fragile?

In piccola parte interverrà la solidarietà sociale e interverranno i sussidi pubblici. La rete Caritas cercherà di fare la sua parte, anche se normalmente la Caritas tenta di offrire servizi di accompagnamento, non denaro puro e semplice. L’offerta di servizi consente di instaurare relazioni con le persone che versano in stato di necessità; la semplice erogazione di denaro non costruisce veri percorsi di riscatto.

Cosa accadrà di chi non riceve sussidi?

È forte il rischio che i poveri, per disperazione, vadano ad alimentare il mondo torbido degli usurai; oppure ricorrano a prestiti informali di denaro da parte di amici e familiari: un sistema che quasi sempre si avvita su se stesso, producendo debiti su debiti, in un vortice senza fine. Dobbiamo poi mettere in conto che la disperazione possa produrre tensioni sociali e scontri fra classi sociali protette e non protette. Appunto, andiamo incontro ad un autunno caldo.

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