«L’Italia è una res publica fondata sul lavoro». È l’articolo 1 della Costituzione inciso su due pezzi di legno scuro «come le mani sporche di chi lavora», inchiodati alle braccia del Crocifisso che nella bottega di Giuseppe sono stare le braccia di un falegname, braccia dell’umanità che lavora. Sono le mani di Gesù sulla Croce dei lavoratori, reinterpretata e costruita da due artigiani, Giuseppe e Grazia, della bottega artigiana della lavorazione del legno «Artium officina» di Montafia (Asti). È il simbolo dell’incontro di preghiera «Rigenerarsi nel lavoro», promosso dell’Ufficio di Pastorale sociale della diocesi e presieduto dall’Arcivescovo Roberto Repole nel pomeriggio di giovedì 11 maggio presso la Cooperativa sociale Arcobaleno in via Paolo Veronese 202, nella zona industriale a nord della città. Una riflessione per il mondo del lavoro, tra le emergenze del territorio torinese, teatro in questi anni di crisi aziendali legate soprattutto all’automotive, serrate di attività commerciali e artigiane, licenziamenti.
«Abbiamo voluto vivere un momento di preghiera», ha spiegato Alessandro Svaluto Ferro, direttore dell’Ufficio diocesano, «legato alla festività del 1° maggio. Abbiamo deciso, insieme all’Arcivescovo, di riportare questi incontri e la preghiera nei luoghi dove le persone vivono il lavoro nella quotidianità, per dare senso dell’intimo legame che c’è tra la fede e la vita, tra l’esperienza del lavoro e il cammino di fede che ognuno di noi può coltivare nella ferialità e non solo nella festività». Una proposta rivolta a tutta la diocesi in una cooperativa sociale che da 30 anni offre opportunità di lavoro alle categorie più fragili, un luogo di integrazione «che tenta di vivere la grande sfida della sostenibilità in tutte le sue declinazioni, sociale e ambientale» prosegue Svaluto Ferro.
Erano presenti alla preghiera tutte le realtà che in diocesi operano in modo diversi accanto ai lavoratori: Acli, Azione Cattolica, Mlac, Cif, Gioc, Ucid, Aidda, Sermig (che ha anche animato la liturgia) Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri, Engim, Fondazione don Mario Operti, i volontari degli sportelli servizi per il lavoro, Cisl Scuola e Cisl Piemonte, Abele Lavoro e la comunità delle Suore operaie di Rivoli. Per la Città di Torino erano presenti il vicesindaco Michela Favaro e l’assessore al Lavoro Gianna Pentenero.
La preghiera è iniziata con le testimonianze di come il lavoro può «rigenerare». Kinsley, nigeriano, grazie ad Arcobaleno è uscito dalla fame e dalla povertà per cui ha lasciato il suo paese ed ora vive «libero» con la moglie i tre figli; Noemi, 17 anni, allieva della Casa di Carità Arti e Mestieri dove si sta preparando a realizzare il suo sogno di aprire una sua pasticceria. E infine Silvia 43 anni: ha perso il lavoro a causa di una malattia che le ha compromesso la vista, ma è tornata a sperare grazie ad un progetto per ipovedenti che la sta formando per un impiego nell’ambito della programmazione informatica. Tre esperienze diverse ma che, come ha detto l’Arcivescovo, a partire dal Vangelo di Luca della «pesca miracolosa», sono accomunate dalla fiducia in Gesù che, nonostante le avversità della vita, ci invita a continuare a gettare le reti, a non temere per il futuro. «Sono i pagani quelli che credono nel destino» ha ricordato Repole «Noi cristiani crediamo nel Vangelo e sulla Sua parola caliamo le nostre reti anche se siamo affaticati e per tutta la notte non abbiamo pescato nulla».
Foto gallery a cura di Renzo Bussio: