«Può la Chiesa fermare la guerra? Inchiesta a 60 anni dalla Pacem in terris»

Libro – «Può la Chiesa fermare la guerra? Un’inchiesta a 60 anni dalla Pacem in terris» è la domanda che Piero Damosso, caporedattore del TG1, pone come titolo al suo ultimo «libro di dialogo» con 50 interviste, fra cui l’ambasciatore Pasquale Ferrara, l’economista Stefano Zamagni, padre Giulio Albanese, don Luigi Ciotti, il cardinale Zuppi, Andrea Riccardi e «tre donne del dialogo», Paola Severino, Edith Bruck e Dacia Maraini

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«Si diffonde sempre più tra gli esseri umani la persuasione che le eventuali controversie non debbono essere risolte con il ricorso alle armi, ma attraverso il negoziato. Persuasione che è in rapporto con la forza terribilmente distruttiva delle armi moderne, alimentata dall’orrore che suscita il pensiero delle distruzioni immani e dei dolori immensi che l’uso di quelle armi apporterebbe alla famiglia umana. Per cui riesce quasi impossibile pensare che nell’era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia».

L’11 aprile 1963, Pasqua di sessant’anni fa, Papa Giovanni XXIII, poche settimane prima di morire, indirizza «a tutti gli uomini di buona volontà» l’enciclica «Pacem in terris». Il mondo era diviso in due blocchi contrapposti e c’erano centinaia di guerre, guerriglie e rivoluzioni in giro, come oggi. Dopo le bombe atomiche sulle giapponesi Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto 1945) Unione Sovietica e Stati Uniti sono sul punto di scontrarsi per la crisi dei missili installati dall’Urss a Cuba (1962). Pochi giorni dopo l’apertura del Concilio (11 ottobre 1962) si sfiora l’olocausto nucleare, sventato anche grazie all’intervento di Giovanni XXIII, che induce le superpotenze a intavolare trattative e che matura l’idea di un documento sulla pace.

Il 25 ottobre 1962 «Radio Vaticana» diffonde il messaggio di Giovanni XXIII: «Ricordiamo i gravi doveri di coloro che portano la responsabilità del potere. Con la mano sulla coscienza, ascoltino il grido angosciato che da tutti i punti della terra, dai bambini innocenti ai vecchi, dalle persone alle comunità, sale verso il cielo: pace! pace! Rinnoviamo questa invocazione. Supplichiamo i governanti di non restare sordi a questo invito dell’umanità. Facciano tutto ciò che è in loro potere per salvare la pace. Eviteranno al mondo gli orrori di una guerra, di cui nessuno può prevedere le spaventose conseguenze. Continuino a trattare: l’atteggiamento leale e aperto ha grande valore di testimonianza per la coscienza di ciascuno e davanti alla storia. Promuovere, favorire, accettare i colloqui, a tutti i livelli e in ogni tempo, è una regola di saggezza e di prudenza che attira le benedizioni del cielo e della terra».

A giudizio di molti, l’altro momento potenzialmente più pericoloso è la terribile guerra in Ucraina con la barbara invasione delle truppe del dittatore-zar Vladimir Putin che minaccia e fa minacciare dai suoi scherani l’uso dell’atomica.

«Può la Chiesa fermare la guerra? Un’inchiesta a sessant’anni dalla “Pacem in terris”» è la domanda che Piero Damosso, caporedattore del TG1, pone come titolo al suo ultimo, bel «libro di dialogo» con 50 interviste, dall’ambasciatore Pasquale Ferrara all’economista Stefano Zamagni, da padre Giulio Albanese a don Luigi Ciotti, dal cardinale Matteo Maria Zuppi ad Andrea Riccardi, per finire con «tre donne del dialogo», Paola Severino, Edith Bruck e Dacia Maraini.

Giustizia, solidarietà, cura della terra, fraternità: il messaggio di pace della Chiesa è portato avanti con santa ostinazione da Francesco e dai suoi predecessori. Dal libro e, più ancora, dalla realtà «emerge la consapevolezza che la guerra potrebbe accadere» nonostante gli sforzi: «La Chiesa è nel mondo l’unica forza in grado di bloccare il conflitto in Ucraina. Dinanzi allo stallo, la Chiesa riesce a tessere relazioni diplomatiche che la rendono vero punto di riferimento, anche perché questa è una guerra tra cristiani». Ma – aggiungiamo noi – l’atteggiamento del Vescovo di Roma e del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill – che benedice armi e soldati e li invia a una crociata «in difesa della Santa Madre Russia» – è diametralmente opposto.

Il dialogo ecumenico è in pista per la Chiesa da oltre 60 anni e oggi è portato avanti con risolutezza da Francesco. «Il dialogo è premessa fondamentale e parte dal riconoscimento reciproco – sostiene Damosso -. Dobbiamo riuscire a convertirci, se vogliamo salvare l’umanità. Questa è l’urgenza a cui ci sollecita Francesco con la “Fratelli tutti“. Per i cristiani la preghiera è molto importante, cambia la vita».

La «Pacem in terris» è per Damosso «la stella polare per la straordinarietà dei temi affrontati» e, in particolare, il disarmo integrale: «La meravigliosa enciclica ci fa capire che non possiamo stare al mondo senza avere limiti: la prospettiva del disarmo integrale è concreta e ha portato a dei passi avanti nel corso dei decenni. Francesco ci indica la “Pacem in terris”. Parlando all’Onu nel 2015 mise in guardia l’umanità dall’incapacità di rispettare determinati limiti. Parlò della limitazione del potere come di un’idea implicita del concetto di diritto».

Il libro analizza il nazionalismo aggressivo di Putin e si riferisce «agli accordi di Helsinki» del 1975, dai quali nacque l’Organizzazione per la sicurezza e la pace in Europa (Osce), che conta 57 Paesi e coinvolge oltre un miliardo di persone. Alle tre «donne del dialogo» l’autore pone la domanda del libro «Può la Chiesa fermare la guerra?» Severino pensa «che la Chiesa di Francesco possa fare molto per fermare la guerra: mostra una forza d’animo non comune». Per Edith Bruck, scrittrice, sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti, «Francesco sta facendo il massimo che può fare, sta mandando persone per fare la pace, ma si vede che non basta nemmeno un Papa per riappacificare». Per Maraini «la Chiesa di Francesco ci sta provando ma il successo del tentativo sarà molto difficile».

Pier Giuseppe Accornero

  • Piero Damosso, «Può la Chiesa fermare la guerra? Un’inchiesta a sessant’anni dalla “Pacem in terris”», San Paolo, 2023 

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