Quaglia e Rosboch, il servizio prezioso delle Fondazioni

Il libro, di Giovanni Quaglia (presidente della Fondazione Crt) e Michele Rosboch, che raccoglie progetti e risultati, viene presentato a Torino lunedì 23 luglio alle 17.30 presso la Fondazione Crt in via XX Settembre 31
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Giovanni Quaglia

C’era la crisi, ma c’erano loro; c’era lo sgretolamento dei partiti, ma c’erano loro; c’erano comuni, associazioni, gruppi senza soldi ma c’erano loro.

Loro sono le «fondazioni» che come sensibilissimi sonar hanno intercettato, un pezzo dopo l’altro «il mondo di mezzo» (quello buono, non certo quello romano), hanno ascoltato le sue voci, hanno raccolto le nuove sfide. E così i mutamenti, la metamorfosi profonda, quasi epocale, hanno trovato qualcuno cui parlare, confidarsi, chiedere sostegno e aiuto.

Leggiamo tutto questo nelle 145 pagine del volume «La forza della società» di Giovanni Quaglia (presidente della Fondazione Crt) e Michele Rosboch,  Nino Aragno Editore, freschissimo di stampa.  Prefazione di Giuseppe Guzzetti, post fazione di Massimo Lapucci. L’analisi è corposa, rafforzata di un excursus storico che ripercorre le trasformazioni, nel corso del tempo dei «punti di riferimento» e dimostra come il ruolo delle fondazioni sia stato fondamentale durante il terremoto dell’ingegneria sociale e possa, ora, avendo messo e mettendo al centro di tutto la persona e le comunità, diventare motore di una «ricostruzione» là dove la terra, scossa da dieci anni di recessione, ha fatto tante, troppe vittime.

Persona, società, democrazia, bene comune: nomi spesso violentati dalla furia della crisi tornano al primo posto nella scala dei valori. Il grado di civiltà di una società si coglie anche dalla capacità di cogliere le fragilità. San Giuseppe Cafasso che ha formato tanti santi sacerdoti diceva loro: «Ascoltare, passate ore in confessionale». Quanti nei giorni  bui dell’anima hanno cercato ascolto in casa, in strada, in comune, nel quartiere, in Provincia, in Regione, nello Stato e…non l’hanno trovato. Le fondazioni c’erano. E dopo la persona e la comunità hanno riacceso le luci sui territori che da «luoghi di paure e di ansie», sono diventati luoghi di sviluppo e di partecipazione attraverso vie nuove che coniugano le emergenze vecchie con quelle nuove (come l’ambiente) e le rafforzano con le nuove tecnologie.

In pratica davanti ad uno Stato che, ustionato dai tagli e dai conti, non aveva (e non ha) una visione strategica, c’è stato chi ha aiutato le associazioni, i gruppi, le parrocchie, gli enti a reinventarsi per un futuro che coinvolga di nuovo tutti dai giovani agli anziani. Per far questo ci vuole un progetto e «sottopelle» quel progetto, grazie ai sonar sta prendendo forma e sarà in grado di ridare tutta la sua forza alla società. Se la solidarietà è diventata canale di intervento e di integrazione, il merito è sicuramente di molti, primi fra tutti quelli che hanno capito, percepito, intuito e agito.

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