Quando Stalin fece morire di fame milioni di ucraini

«Holodomor» è l’olocausto ucraino, la carestia che si abbatté sull’Ucraina tra il 1929 al 1933. Il termine significa «infliggere la morte attraverso la fame» perché la carestia fu il risultato di politiche crudeli da parte dell’Unione Sovietica e di Jozif Stalin, fra i più dispotici e sanguinari dittatori

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«Ieri l’Ucraina ha commemorato l’anniversario dell’Holodomor, terribile carestia provocata dal regime sovietico che causò milioni di vittime. L’immagine è dolorosa. La ferita del passato sia un appello per tutti perché tali tragedie non si ripetano mai più. Preghiamo per quel caro Paese e per la pace tanto desiderata». Era domenica 25 novembre 2018 e Papa Francesco rievocò questa tragedia perpetrata da Stalin il peggior aguzzino del suo popolo: con deportazioni, purghe, carestie, lavori forzati stermina 20-60 milioni di persone. Bergoglio era già intervenuto nel 2013 per salutare «la comunità ucraina che ricorda l’80° anniversario dell’”Holodomor”, la “grande fame” provocata dal regime sovietico con milioni di vittime». Un genocidio rimosso e dimenticato sul quale continua a persistere una cappa di silenzio, specie a Mosca ma anche in Occidente.

«Holodomor» è l’olocausto ucraino, la carestia che si abbatté sull’Ucraina tra il 1929 al 1933. Il termine significa «infliggere la morte attraverso la fame» perché la carestia fu il risultato di politiche crudeli da parte dell’Unione Sovietica e di Jozif Stalin, il più dispotico e sanguinario dittatore, «macellaio» di popoli e di cittadini, al quale per decenni inneggiarono milioni di comunisti dell’Urss e fuori, compresi i comunisti e i socialisti italiani.

Dopo anni di vessazioni e di imposizione della collettivizzazione forzata contro i «kulaki» – contadini benestanti e proprietari di una certa estensione di terra che coltivavano con altri contadini alle loro dipendenze – le autorità sovietiche impongono un incremento del raccolto assolutamente irrealizzabile. Il 7 agosto 1932 Mosca introduce la pena di morte o condanne a lunghe pene detentive per qualunque sottrazione di grano, di cereali e di cibo di qualunque entità, anche per uso personale. Quando fu chiaro che la produzione non avrebbe raggiunto l’obiettivo fissato dal governo comunista, la colpa fu rovesciata sui contadini. Oltre centomila persone sono condannate: cinquemila giustiziate e oltre 26 mila condannate a dieci anni.

Una commissione capeggiata da Vjaceslav Molotov – il sinistro presidente dei commissari del popolo, in pratica il capo del governo dell’Unione Sovietica – sorveglia la requisizione del grano. Egli ordina alla polizia e alle forze di repressione di non lasciare grano nei villaggi ucraini, di confiscare anche barbabietole, patate, verdure e ogni tipo di cibo o bene, comprese le risorse finanziarie. Le brigate d’assalto effettuano incursioni nelle fattorie e le devastano.

Così l’Ucraina si trasforma in gigantesco campo di sterminio. In pochi mesi nella campagna ucraina – una regione molto fertile, chiamata «il granaio dell’Europa» – imperversa una terribile carestia. Il governo sovietico nega l’evidenza e, per prevenire il diffondersi di informazioni sulla carestia, Stalin e Molotov proibiscono i viaggi nella regione del Don, in Ucraina, nel Caucaso settentrionale in quanto «i viaggi per il pane sono organizzati dai nemici dell’Unione Sovietica con lo scopo di fomentare le proteste contro le fattorie collettive». Secondo migliaia di testimoni oculari masse di bambini in fuga dalle campagne sono arrestati e deportati negli orfanotrofi, dove in poco tempo muoiono di fame.

Nel frattempo Stalin sta anche sottraendo il potere politico all’Ucraina. In seguito alle lamentele e alle proteste per i disastrosi effetti della collettivizzazione forzata, manda in Ucraina Pavel Postyshev, insieme a migliaia di funzionari russi che eliminano tutti i funzionari ucraini. Nel 1932-1933 le scorte di grano per la popolazione sono ridotte ma, grazie alle buone condizioni climatiche, la mietitura è sufficiente a evitare l’aggravarsi della carestia. Nonostante ciò le requisizioni sono ulteriormente incrementate e continuano anche le esportazioni, necessarie perché il governo sovietico ottenga valuta pregiata con cui rafforzare l’industrializzazione. La popolazione risponde con un’intensa resistenza civile. Le autorità sovietiche reprimono duramente ogni manifestazione di dissenso, deportando intere comunità. Un alto funzionario sovietico confida: «Il raccolto del 1933 fu una prova della nostra forza e della loro resistenza. Ci è voluta una carestia per dimostrare loro chi è il padrone. È costata milioni di vite, ma il sistema delle fattorie collettive deve restare. Noi abbiamo vinto la guerra».

Tra il 1926 e il 1939 la popolazione dell’Ucraina si riduce da 31 a 28 milioni. C’è discordanza nelle stime delle vittime. Secondo alcuni storici sono oltre 7 milioni di persone; per altri tra gli 1,5 milioni e 5 milioni; per altri ancora 2,5 milioni. Stanislav Kulchitsky, studioso ucraino tra i primi a sostenere la tesi del genocidio, indica una cifra tra 3 e 3,5 milioni. Dopo la disgregazione dell’Urss nel 1991, il ministro degli Esteri ucraino dichiara alla 61ª assemblea delle Nazioni Unite del 2006 che le vittime erano state 7-10 milioni tra il 1929 e il 1939 sommando 4,6 milioni di morti, un milione di persone costrette a emigrare, 1 milione di nascite mancate a causa della fame e della ridotta fertilità, un imprecisato numero di emigranti volontari.

Resta il fatto che milioni di persone morirono di inedia e l’Urss tace per cinquant’anni: si comincia a parlarne grazie alla «glasnost, trasparenza» e la «perestrojka, riforma» di Michael Gorbaciov negli anni Ottanta del XX secolo. Ora gradatamente la comunità internazionale sta prendendo posizione e riconosce l’«Holodomor» come genocidio e come crimine contro l’umanità. Così si sono espressi l’assemblea del Baltico, l’assemblea generale delle Nazioni Unite, il Consiglio d’Europa, l’Osce, il Parlamento europeo, l’Unesco.

Novant’anni fa l’Urss di Stalin cercò di cancellare l’Ucraina con la fame. Oggi la Russia di un altro dittatore, Vladimir Putin, cerca di piegare gli ucraini con i carri armati e i cannoni. Come allora, anche oggi gli ucraini resistono. Ma, diversamente da allora, tutto il mondo è schierato con Kiev e condanna Putin.

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