Quarant’anni fa la memorabile Ostensione della Sindone

26 agosto-8 ottobre 1978 – Nel mese di settembre di 40 fa a Torino era in pieno svolgimento l’ostensione della Sindone, la prima del Dopoguerra voluta dall’allora Arcivescovo Anastasio Ballestrero. Settembre 1978 è anche il mese del breve pontificato di Albino Luciani

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Il cardinale Ballestrero presiede una Messa nel Duomo di Torino davanti alla Sindone - Ostensione 1978 (foto archivio storico La Voce e il Tempo)

Nel mese di settembre di quarant’anni fa a Torino era in pieno svolgimento l’ostensione popolare della Sindone.

Torino, sabato 26 agosto 1978, ore 17,45 l’arcivescovo Anastasio Alberto Ballestrero presiede la Concelebrazione inaugurale dell’ostensione. Migliaia di persone gremiscono la Cattedrale e la piazza. Concelebrano 18 vescovi e 70 sacerdoti. Dice Ballestrero: «Non possiamo fare a meno di sentire la comunione della Chiesa. Come possiamo non pregare per il Conclave? Come possiamo non affidare a Cristo la sua Chiesa? La forza, la potenza, la luce dello Spirito Santo guidino il Conclave in una scelta tanto importante. La Chiesa riprenda il cammino con Cristo presente non con il segno venerabile di una reliquia come la Sindone ma con il segno vivo e palpitante del nuovo Papa».

Roma, sabato 26 agosto 1978, ore 18,25. La folla in piazza San Pietro ha un sussulto. Dal camino della Cappella Sistina si innalzano le prime volute di fumo. C’è incertezza sul colore della fumata. È bianca. È nera. È grigia. È di nuovo bianca. È finalmente bianca. Alle 19,20 dalla loggia di San Pietro appare il cardinale protodiacono Pericle Felici: «Annuntio vobis gaudium magnum. Habemus Papam… Albino Luciani». Giovanni Paolo I compare a benedire la folla.

Quarant’anni fa, per una straordinaria coincidenza, nella Cappella Sistina il cardinale patriarca di Venezia Albino Luciani è eletto Papa nella stessa ora in cui in Duomo a Torino comincia l’ostensione popolare della Sindone. Nella sola giornata di apertura diecimila persone vedono la Sindone, 400 mila nella prima settimana con attese di una-due ore che diventano due-tre nelle settimane successive. Una fiumana ininterrotta sfila per 13 ore al giorno. Dialetti di tutte le regioni e lingue di vari Paesi si confondono in un unico brusio. Poi all’improvviso, quando la gente entra in Duomo, si attenua per spegnersi di colpo davanti alla teca. La tela appare come sospesa, perfettamente illuminata, mentre il resto dell’edificio è nella penombra.

Colpiscono gli occhioni ammirati e sbalorditi dei bambini; l’esuberanza dei giovani; l’atteggiamento pensoso di uomini e donne maturi; la commozione degli anziani; le lacrime delle mamme; l’ammirazione degli stranieri; il raccoglimento di preti e suore.

Dal 27 agosto all’8 ottobre  1978 Torino è protagonista e spettatrice di un evento eccezionale. Spesso le strutture vacillano sotto l’urto di una marea incontenibile. Ogni giorno il Duomo apre alle 7 per la liturgia delle Lodi. Alle 7,30 inizia lo sfilamento fino alle 20,30 quando si predispone la Cattedrale per la Concelebrazione delle 21 presieduta dall’arcivescovo Ballestrero, o da cardinali e vescovi italiani e stranieri, con 80-100 sacerdoti davanti a migliaia di fedeli.

La folla si incanala nelle transenne dal lato destro di piazza San Giovanni Battista, entra dalla porta di destra, percorre la navata di destra fino al presbiterio dove i pellegrini sfilano da destra a sinistra e osservano a una distanza di 3,30-3,50 metri. Un bel vantaggio rispetto al 1931 e ’33 quando la si vedeva da 15 metri. La Sindone è collocata in posizione orizzontale sull’altare maggiore a 2,50 metri dal pavimento, in una teca di acciaio e cristallo a prova di proiettile e di sfondamento.

L’afflusso nei fine settimana di settembre tocca punte di 180-200 mila persone. Nei giorni lavorativi fino alle 18 predominano i gruppi italiani ed esteri e le scolaresche chiassose; dopo le 18 il campo è appannaggio di piemontesi e torinesi, soprattutto nelle Concelebrazioni serali. Nei fine settimana scompaiono le scolaresche e si infittiscono i pellegrinaggi parrocchiali e diocesani. Gente semplice e umile, ricchi e poveri, volti anonimi e facce celebri come la simpatica attrice Ave Ninchi che scoppia in pianto.

I momenti di più acuta e intensa commozione li vivono ammalati, handicappati, anziani, persone impedite. Sono loro riservati i pomeriggi dei quattro mercoledì di settembre (6, 13, 20 e 27) dalle 11,30 alle 18,30. Gli infermi danno vita al pellegrinaggio più commovente: quello «dei crocifissi al Crocifisso». Visto l’afflusso e per soddisfare le richieste provenienti anche da lontano, si effettuano tre turni: 12-14,30; 14,30-17; 17-18,30. Davanti alla Sindone sfilano 12.100 infermi: 200 in barella, 1.300 in carrozzella, 6.300 con difficoltà a camminare, molti devono essere sorretti e accompagnati.

Nel bel cortile del Seminario metropolitano in via XX Settembre 83, a due passi dal Duomo, è attrezzata la Mostra di prelettura. Sotto il portico, delimitato dallo stupendo colonnato, pannelli, grandi fotografie, documenti storici illustrano la Sindone. I pellegrini sono invitati a visitarla prima di entrare in Duomo.

Il 18 settembre a Torino si riunisce il Consiglio di presidenza della Conferenza episcopale italiana, della quale Ballestrero è vicepresidente per il Nord. Alla sera la venerazione della Sindone e la Concelebrazione presieduta dal presidente cardinale Antonio Poma arcivescovo di Bologna con i vicepresidenti Ballestrero, Giuseppe Bonfigli arcivescovo di Cagliari per il Centro, Guglielmo Motolese arcivescovo di Taranto per il Sud, il segretario generale Luigi Maverna, il segretario aggiunto Egidio Caporello.

Il nuovo Pontefice Giovanni Paolo I – è la domanda di tutti – verrà nella capitale subalpina? I torinesi lo sperano vivamente perché sarebbe il primo viaggio del Papa. Ma Luciani deve prima familiarizzarsi con i numerosi e gravi problemi della Chiesa e del mondo e con i meccanismi della Curia romana. Per giovedì 21 settembre era prenotato un pellegrinaggio di 54 persone da Venezia e Mestre: doveva essere guidato dal patriarca Luciani. Ballestrero aveva invitato Paolo VI, che era morto il 6 agosto 1978 a Castel Gandolfo, e rinnova l’invito a Giovanni Paolo I che fa rispondere rammaricandosi di non poter venire all’inizio del servizio pontificale ed elogia l’ostensione come «iniziativa pastoralmente encomiabile».

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