Regione e Cottolengo si mobilitano per i disabili anziani

La fatica di migliaia di famiglie – Dossier sulla sofferenza delle persone con disabilità che compiono 65 anni e perdono il posto nei centri specializzati. La Piccola Casa della Divina Provvidenza annuncia la prima struttura piemontese destinata ad accogliere questi anziani disabili. Parla il padre generale don Arice

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La Casa del Cottolengo di Alba, appena riaperta dopo i lavori di riqualificazione, si prepara ad avviare la prima struttura del Piemonte per persone disabili con più di 65 anni, in modo da garantire la continuità assistenziale.

Secondo la prassi attuale, infatti, al compimento dei 65 anni i disabili vengono trasferiti, talvolta dall’oggi al domani, in case di riposo per anziani generiche in base ad un mero requisito anagrafico.

Il Consorzio socio assistenziale di Alba, Langhe e Roero sulla questione sollevata da diverse associazioni, tra cui la Piccola Casa del Cottolengo, ha inviato una lettera all’assessore alla Sanità Antonio Saitta illustrando le problematiche della prassi attuale chiedendone la revisione alla luce dei sistemi adottati in Toscana, Veneto e Liguria dov’è stato superato l’automatismo secondo cui una persona diventa anziana al compimento dei 65 anni, valutando invece caso per caso il tipo di assistenza necessaria.

La Piccola Casa della Divina Provvidenza del Cottolengo ha dunque messo a punto un progetto pilota ad Alba che in questi giorni attende l’approvazione della Giunta regionale.

Abbiamo chiesto al padre generale del Cottolengo don Carmine Arice alcune considerazioni sull’avvio del nuovo progetto.

Padre Carmine Arice

Padre Arice, nel panorama dei servizi alle persone con disabilità che risposte intende dare il nuovo piano presentato in Regione, pronto a partire ad Alba?

Il servizio chiede semplicemente di rispettare le esigenze proprie di un anziano che è disabile. Vogliamo evitare di sradicare le persone disabili con più di 65 anni dalle strutture in cui sono accolte, con tutte le conseguenze negative che un cambiamento di questo tipo ha sulle loro vite. Una persona con disabilità intellettiva che ha compiuto un percorso di accompagnamento personalizzato ben preciso non ha, infatti, improvvisamente necessità diverse nel momento in cui compie 65 anni. Soprattutto per esempio la persona con disabilità si avvale dell’attenzione degli educatori, di laboratori occupazionali e di tutta una serie di servizi che non vengono erogati alle persone anziane.

Che cosa capita oggi in Piemonte alle persone disabili accolte in strutture di assistenza al compimento dei 65 anni?

O vengono trasferite in case di riposo per anziani (Rsa) oppure rimangono nella medesima struttura ma con una forma diversa di assistenza, anche dal punto di vista economico in quanto vengono considerate «anziane». Come accennato dunque si interrompono tutta una serie di servizi adatti alle loro esigenze.

Ed ecco la nuova sperimentazione.

Abbiamo progettato di strutturare un nucleo di 15 posti letto all’interno della residenza assistenziale del Cottolengo di Alba trasformando il tipo di servizio in linea con le esigenze delle persone seguite, che non saranno costrette a cambiare struttura e potranno rimanere in un luogo che favorisca a tutto campo percorsi individualizzati per la cura globale di ciascun ospite.

Un servizio che risponde appieno alla mission cottolenghina di mettere al centro la dignità e la cura integrale della persona con tutte le sue esigenze peculiari.

Come in tutte le nostre strutture vogliamo contrastare quella cultura dello scarto che non di rado considera le persone con gravi difficoltà o nella fase terminale della vita scarti umani. La fragilità e la vulnerabilità sono, infatti, una sfida generativa e il limite una possibile «risorsa» per gli ospiti, per gli operatori e la comunità.

Il progetto di Alba potrebbe dunque diventare modello per altre strutture in Regione?

Dopo l’approvazione della Giunta regionale partendo da Alba vorremmo applicare questo modello in tutte le nostre strutture del Cottolengo in Italia, dunque anche a Torino.

Si tratta, infatti, di un’esigenza di tutti i nostri anziani con disabilità. Auspichiamo dunque di favorire una cultura della cura rispondente al bisogno che hanno le persone, non solo un’eccezione. Normative regionali su questo tema sono, infatti, opportune in tutte le regioni d’Italia.

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