Mercoledì 2 agosto con l’arrivo del Papa in Portogallo, la Gmg è entrata nel vivo anche per i 1.500 giovani pellegrini della diocesi di Torino guidati dall’Arcivescovo, mons. Roberto Repole e dall’Ausiliare mons. Alessandro Giraudo (nella foto) che con altri sei vescovi piemontesi accompagnano gli oltre 4500 giovani arrivati a Lisbona dalle diocesi subalpine. Sono circa 70 mila i giovani italiani e saranno più di un milione i pellegrini di tutto il mondo che parteciperanno alla Veglia e alla messa presieduta da Papa Francesco, sabato 5 e domenica 6 luglio al Parque Tejo.
Numerosi sono anche i giovani della diocesi di Torino e del Piemonte delle Opere salesiane che partecipano alla Gmg con il pellegrinaggio organizzato da Mgs (il Movimento giovanile salesiano). Oltre 9 mila i ragazzi e le ragazze giunti a Lisbona dalle 134 nazioni dei 5 continenti dove sono presenti i figli di don Bosco: li guida il Rettor Maggiore, don Angel Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei salesiani, tra i 21 cardinali scelti da Papa Francesco per concistoro del 30 settembre prossimo (nella foto con i pellegrini dell’Angola). «Sono convinto che tutti i giovani che si sono messi in viaggio per Lisbona sentono nel loro cuore che sta per accadere qualcosa di bello e buono nella loro vita» le parole di don Artime prima di partire per il Portogallo.
E alla vigilia della partenza per la Giornata mondiale della Gioventù di Lisbona, il Papa in un breve video diffuso dal quotidiano Avvenire ha detto ai giovani che si preparavano a partire: «A voi giovani che siete in partenza auguro una ‘Buona strada’…La vita è così è mettersi in cammino: andate avanti coraggiosamente ma sempre vicino agli altri e non da soli». Parole riprese nell’omelia dell’Arcivescovo Repole durante la Messa celebrata mercoledì 2 agosto nella parrocchia di Carnaxide a Lisbona. «Qui possiamo fare l’esperienza di vedere che ci sono tantissimi altri giovani che condividono la fede, la stessa fede, anche se non li conosciamo. E possiamo imparare qualcosa da loro e da questa esperienza».
E da Torino anche don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera, ha raggiunto i giovani a Lisbona dove li ha spronati a camminare insieme e a «non avere paura delle fragilità, insieme si superano». Durante la festa dei pellegrini italiani, nella serata di mercoledì sera in diretta su Tv2000, nel suo appassionato intervento don Ciotti ha invitato i giovani «a trasformare insieme la vita in preghiera e la preghiera in vita» e ad impegnarsi insieme in uno «sforzo collettivo a cambiare il mondo con il Vangelo e la Costituzione».

Pubblichiamo il testo trascritto dalla registrazione audio dell’omelia di mons. Roberto Repole pronunciata durante la Messa celebrata mercoledì 2 agosto nella parrocchia di Carnaxide a Lisbona.
Letture: Es 34,29-35, Salmo 98 (99), Vangelo: Mt 13,44-46
Sappiamo tutti molto bene che nell’antichità erano pochissimi a scrivere. La maggioranza delle persone, quando voleva trasmettere qualcosa di importante, quando voleva veicolare una sapienza, parlava. E uno dei modi in cui venivano trasmesse le cose importanti era di raccontare. Anche Gesù fa così. E inventa per certi aspetti quasi un tipo di racconto, quello delle parabole di cui sono pieni i Vangeli. Per dire una cosa molto semplice, e tuttavia profondissima, e cioè che Dio non è distante da noi, anzi è vicinissimo. E se tu incontri Gesù, se lo ascolti, se stai con Lui, tu fai l’esperienza della vicinanza di Dio, non sei solo. Non solo, ma per dire che, poiché Dio è vicino, allora tutto viene trasformato.
Le cose che sembrano avere un valore in questo mondo – i soldi, il successo, la gloria – sono oramai spazzatura, non contano niente. E invece conta l’amore, conta la ricerca della giustizia, conta la capacità di essere uniti e solidali tra donne, uomini, di tutti i continenti, di tutti i Paesi. Questo conta!
E perché Gesù ci parla di questo attraverso delle parabole come quelle che abbiamo sentito? Perché questa non è un’idea, questa è un’esperienza che devi fare. E pensavo che è bellissimo ciò che stiamo vivendo in questi giorni qui a Lisbona. Stiamo facendo, anzitutto, un’esperienza. Molti di voi – ne sono sicuro – sentiranno Dio e Gesù vicini come non l’hanno mai sentito; molti di voi sperimenteranno che tante cose che nelle nostre città ci sembrano importanti, qui – facendo anche l’esperienza di un po’ di disagio – non contano poi così tanto, e invece acquistano valore altre cose a cui non diamo importanza: stare insieme ad altri, sentire che siamo solidali, che ci possiamo aiutare. Soprattutto qui possiamo fare l’esperienza di vedere che ci sono tantissimi altri giovani che condividono la fede, la stessa fede, anche se non li conosciamo. E possiamo imparare qualcosa da loro e da questa esperienza. Ieri giravo per Lisbona e mi commuoveva, entrando in qualche chiesa, vedere dei giovani giapponesi, dell’Oceania, degli Stati Uniti… che in silenzio pregavano. E mi dicevo: loro sono a contatto col Dio con cui sono a contatto io. Facciamo un’esperienza grandiosa!
E in queste due piccole parabolette Gesù ci dice che questa esperienza ha dei connotati anche particolari. La vicinanza di Dio, la sua presenza non è qualcosa che ti compri, che prendi perché tu sei bravo; no, è qualcosa che trovi così, inaspettatamente, come un tesoro nel campo. L’unica cosa che devi fare è di essere aperto a ricevere un dono così grande; se sei aperto, allora ti si spalancano delle porte infinite. E nello stesso tempo questa vicinanza e questa presenza di Dio la realizzi, la sperimenti, quando continui a cercare, come quel mercante di perle che cerca, che non si stanca e non smette mai di cercare.

Pensavo che tutto concorre oggi a farci credere che noi abbiamo soltanto dei bisogni e non dobbiamo cercare niente; dobbiamo riempire i nostri bisogni: quello dell’ultimo prodotto tecnologico, degli abiti e dei vestiti che ci sembrano alla moda e poi tante altre cose. Pochissimi ci dicono, invece, che abbiamo dei grandissimi desideri dentro di noi e non dobbiamo spegnerli, non dobbiamo smettere di cercare. Abbiamo un desiderio di vita vera; abbiamo un desiderio e una sete di felicità; abbiamo un desiderio grandioso di essere amati e di amare. Se cerchiamo, non smettiamo di desiderare e non spegniamo i nostri desideri.
E li realizziamo quando? Quando siamo disposti, come questi uomini delle parabole, a vendere tutto pur di realizzare questi desideri profondi. Ed è l’augurio che faccio davvero di cuore a tutti voi, ma anche a ciascuno di voi: che voi possiate buttare all’aria tutto, oggi, in questi giorni, per sperimentare che vale la pena di seguire i desideri profondi del vostro cuore. Perché nessuno ha diritto di essere felice nella vita ma, guardandovi, pensavo che ciascuno di voi merita di essere felice.
+ Mons. Roberto Repole
Arcivescovo di Torino e Vescovo di Susa
