Un bar-ristorante alternativo alla movida selvaggia e senza regole, una «casa» dove tutti i giovani, anche coloro che non frequentano la parrocchia, possano ritrovarsi e divertirsi in modo costruttivo, senza cadere nello sballo.
È il nuovo progetto sui cui sta iniziando a lavorare la parrocchia Santa Giulia, affidata a sacerdoti della fraternità di San Carlo, che si affaccia nel cuore della movida di Vanchiglia.
La Giunta Lo Russo da tempo sta lavorando al progetto che punta a trovare aree lontane dai centri abitati che possano ospitare il divertimento notturno e favorire processi di rigenerazione urbana.
A giugno è stata emanata una delibera a firma dei quattro assessori che si occupano delle «politiche della notte», Paolo Chiavarino (Commercio), Gianna Pentenero (Politiche per la Sicurezza), Chiara Foglietta (Politiche per l’Ambiente) e Carlotta Salerno (Politiche giovanili), con una serie di misure che contemperano sia le esigenze del divertimento dei giovani sia il diritto alla salute e al riposo dei residenti. Nonostante tutto ciò la situazione della movida fuori controllo non è migliorata a Torino, in particolare nei quartieri Vanchiglia, San Salvario, piazza Vittorio e le vie limitrofe. E il fenomeno esplode con l’estate.
«Non è cambiato nulla», afferma il parroco di Santa Giulia don Gianluca Attanasio, «ritengo che il progetto, su cui ormai da tempo si sta concentrando il Comune, di trovare luoghi lontani dai centri abitati dove spostare la movida sia l’unica soluzione ragionevole. È necessario però pensare ad aree che possano davvero attirare i ragazzi e decongestionare realmente zone abitate che ogni week-end, e in estate tutti i giorni, vengono prese da assalto da migliaia di giovani. Auspichiamo che dal progetto si passi ad azioni concrete per una soluzione ‘vera’ al problema».

Il disagio per i residenti rimane alto, non solo per il rumore che non permette di riposare, ma anche per la sporcizia e il degrado che restano sotto le abitazioni dopo la notte.
«Il problema», prosegue don Attanasio, «è il caos totale che si genera in una piazza e in vie stracolme dove da una certa ora in avanti sembra che tutto sia lecito, con fiumi di alcool e droga. La scorsa settimana, nel cuore della notte, sono stati sparati fuochi d’artificio sotto le finestre della casa canonica».
È l’aspetto educativo che preoccupa la comunità di Santa Giulia che da sempre investe a tutto campo sulle giovani generazioni: sono oltre 500 i ragazzi e i giovani che si ritrovano in oratorio per le diverse proposte, in particolare di servizio, in cui si assumono responsabilità.
«Oltre alle soluzioni sul problema della movida», prosegue il parroco di Santa Giulia, «penso che le istituzioni debbano sostenere quelle realtà che portano avanti proposte costruttive per accompagnare i giovani».
Da qui l’idea di aprire un locale per i giovani della città in cui sia possibile divertirsi in modo sano. Un bar-ristorante dove non vengano somministrati alcolici ai minorenni, dove si possa stare insieme con gli amici in una comunità, formata anche da adulti.
Una riposta alla domanda che lanciano i giovani della notte. «In fondo questi ragazzi cercano un posto in cui ritrovarsi», evidenzia don Attanasio, «cercano una speranza, cercano un luogo di pace dove potersi divertire in modo costruttivo, dove le debolezze dei giovani non vengano sfruttate da chi vende droga o alcool senza regole e insegna, con un certo nichilismo, che la vita non vale nulla. Ecco noi vogliamo proporre un luogo di vita».
Per don Attanasio «dietro lo sballo si cela un desiderio di vita comune, di comunità». Un grido da ascoltare e raccogliere positivamente.
«Auspichiamo dunque», conclude, «che il Comune e le istituzioni scelgano di sostenere anche quelle realtà che in futuro possano diventare delle vere alternative ragionevoli e possibili alla movida senza freni».
Poche settimane fa l’amministrazione Lo Russo ha presentato i risultati di uno studio, «Mover la Movida», condotto dal Politecnico di Torino grazie ad un finanziamento della Compagnia di San Paolo, tramite il bando Next Generation We.

«Lo studio», sottolinea l’assessore Carlotta Salerno, «aveva lo scopo di individuare quali sono le caratteristiche che devono avere dei luoghi di aggregazione notturna perchè possano essere frequentati dai giovani. Tra i luoghi che rispondono alle caratteristiche emerse c’è viale Ottavio Mai, a fianco al Campus Einaudi (lungo Dora Siena), recentemente riqualificato. «È una piazza intergenerazionale e multidisciplinare», commenta la Salerno, «con una proposta musicale e culturale che, unita al divertimento, è in grado di attrarre i giovani. Stiamo quindi lavorando su questa area. Valuteremo poi diverse proposte e sperimentazioni che stanno arrivando su altri luoghi della città che necessitano di processi di ri-generazione, tenendo presente i risultati emersi dallo studio».