«Si fermi l’esodo dei cristiani dall’Iraq. Siamo diventati un’esigua minoranza, il nostro avvenire è minacciato. La Chiesa universale ci sostenga in questa terra, dove affondano le radici della nostra fede e della nostra civiltà. Siamo una minoranza, perseguitata, ma restiamo un esempio di fedeltà al Vangelo».
È l’appello lanciato dal cardinale Louis Raphael Sako, Patriarca di Babilonia dei caldei, a margine dell’incontro in Vaticano con Papa Francesco, venerdì 7 febbraio, insieme ad altri patriarchi di Libano, Siria ed Egitto e in vista del grande meeting promosso dalla Cei, «Mediterraneo, frontiera di pace», che si svolgerà a Bari, dal 19 al 23 febbraio.
Una sorta di sinodo del Mediterraneo che porterà in Italia oltre cinquanta tra Vescovi e Patriarchi cattolici delle Chiese affacciate sul mare nostrum in rappresentanza di tre continenti – Europa, Asia e Africa – per indicare percorsi «concreti» di riconciliazione fra i popoli in un’area segnata da guerre, persecuzioni, emigrazioni.
Il card. Sako, che è anche presidente dell’Assemblea del vescovi cattolici d’Iraq, porterà a Bari attese e difficoltà dell’intera Chiesa caldea che ha ramificazioni in Turchia, Libano, Egitto e Siria, oltre a comprendere i cattolici della diaspora. «A Bari parleremo delle sfide che attendono le nostre Chiese, su tutte quella del futuro dei cristiani» in Medio Oriente.
I cristiani hanno lasciato l’Iraq a causa della guerra, delle discriminazioni e delle crescenti difficoltà economiche, ha detto il Patriarca dei caldei, che nei mesi scorsi a Baghdad è sceso in piazza Tahrir a fianco della popolazione che manifestava in modo pacifico per chiedere un futuro nuovo, fatto di lavoro, diritti, giustizia.
Bisogna ascoltare i giovani, perché sono il futuro dell’Iraq, ha detto il card. Sako. Nel documento del meeting di Bari sul Mediterraneo, una frase di Paolo VI: lo sviluppo è il nuovo nome della pace. Come dire, la riconciliazione non può prescindere dalla giustizia sociale. «Ai giovani bisogna parlare di vita, di fratellanza, di rispetto, di progresso umano e spirituale, di cura del Creato». È così che si costruisce la pace, «non alimentando le paure, le preoccupazioni, la miseria».