Salone del Libro, confronto e rilancio per l’editoria cattolica

Analisi – Cresce il mercato italiano dei libri a tema religioso (+13%), ma la crescita è trainata dagli editori laici, non da quelli cattolici che stanno rallentando. Alla vigilia del Salone del Libro ne scrive per «La Voce e Il Tempo» Giuliano Vigini, fra i massimi studiosi dell’industria editoriale

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Al grande appuntamento del Salone internazionale del libro di Torino nei tre Padiglioni e all’Oval di Lingotto Fiere (18-22 maggio), l’editoria si presenta con rinnovato slancio, sull’onda del successo della recente presenza italiana come ospite d’onore al Festival du livre de Paris (21-23 aprile), ma anche dei risultati incoraggianti delle vendite (+ 8,7%) che si sono registrati in libreria anche in questi primi mesi dell’anno (gennaio-marzo).

Il Salone è naturalmente una manifestazione molto importante anche per le case editrici cattoliche che, con gli stand singoli prenotati dai gruppi e dagli editori maggiori (da San Paolo a Paoline, da Libreria Editrice Vaticana a Edb a Morcelliana a Vita e pensiero) e con la partecipazione di altri editori nello stand collettivo organizzato all’Oval dall’Uelci, sotto la guida del suo presidente Giovanni Cappelletto (come Ave, Centro ambrosiano, Città nuova, Edizioni Messaggero Padova, Effatà, Elledici, Edizioni San Lorenzo, Edizioni Sanpino, Tau, Velar), avranno modo di presentare le loro novità e il meglio del loro catalogo.

Anche gli eventi e gli incontri che hanno in programma i singoli editori e l’Uelci, in collaborazione con la diocesi di Torino e l’attiva partecipazione del suo Arcivescovo, Roberto Repole, saranno un’occasione propizia per risvegliare l’attenzione del pubblico, sia sul mondo editoriale cattolico nel suo insieme, ancora così poco conosciuto, sia su alcune eccezionali figure di cui ricorrono anniversari (come Teresa di Lisieux, don Pino Puglisi, don Lorenzo Milani, don Giovanni Minzoni, don Tonino Bello), presentate da autorevoli esponenti della Chiesa e della cultura, come Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo, o Alberto Melloni, tra l’altro presidente della società Il Portico editoriale, proprietaria dei marchi Edb e Marietti 1820.

Può essere un’occasione di risveglio e di ripresa, dopo gli anni di torpore e di difficoltà che l’editoria cattolica ha attraversato, non solo per i problemi connessi alla pandemia, alla guerra e all’inflazione, che non hanno naturalmente risparmiato nessuno. Tuttavia, se per l’editoria religiosa nel suo complesso c’era stata una tenuta e anche un buon incremento (13,07%), dovuto sostanzialmente ai numerosi editori laici che pubblicano libri religiosi, per l’editoria cattolica c’è stata invece una stasi, per non dire una significativa regressione. Da qui la necessità di capire oggi quali sono i punti nodali della situazione e come si può cercare di scioglierli, tra l’altro in presenza di eventi ecclesiali e culturali di per sé editorialmente favorevoli, ma che evidentemente non bastano a raddrizzare completamente la barca.

La riflessione che coinvolge tutti è quindi di valutare qual è la direzione di marcia da prendere nell’evoluzione editoriale di questi tempi nuovi. Oltretutto, mentre continua ad esserci una produzione religiosa di alta qualità, bisogna anche riconoscere che c’è – anzi che è aumentato – un abbondante mercatino di opere di basso livello, che qualcuno anzi chiamerebbe più francamente cianfrusaglie da suk.

Con l’assenza o l’apatia del lettore che si è avuto modo più volte di mettere in luce, va da sé che questo non è il sistema migliore per creare un tipo di lettore consapevole e maturo. Ma quello che si può cambiare o perfezionare a livello imprenditoriale individuale, non meno che sul piano della comunità editoriale cattolica nel suo insieme, è un discorso troppo ampio per essere affrontato qui. Basti soltanto notare che è sempre più difficile stare nel mercato operando nella routine di strutture e prassi non ripensate e rinnovate, perché, oltre alla bontà dei contenuti e alla qualità estetica dei libri, conta soprattutto la capillarità e l’efficacia della distribuzione e della promozione (del marchio editoriale, del singolo prodotto e del punto vendita), la capacità comunicativa e relazionale, l’investimento sull’informazione e la pubblicità (una pubblicità che diventi graficamente più moderna, ben posizionata, più accattivante, più continuativa); la nuova centralità della relazione col cliente, la costruzione di alleanze strategiche, ecc. Come tutti possono constatare, oggi il successo o comunque la buona vendibilità di un libro è la risultanza di questo insieme di fattori.

Ora, per dare solidità, continuità e soprattutto redditività alle case editrici, ai librai e a tutti gli operatori del settore, c’è bisogno di un nuovo inizio a tutti i livelli: la transizione culturale, sociale e tecnologica è troppo radicale perché l’editoria cattolica possa andare avanti rimanendo immobile e uguale a sé stessa. Un nuovo inizio, non solo per la necessità di risalire rapidamente la china economica determinata dal calo delle vendite, ma anche per una maggiore compattezza, sintonia e solidarietà d’intenti da recuperare all’intero settore. Un nuovo inizio, infine, perché – accanto alla competenza, all’esperienza e alle buone idee dei singoli attori – occorre affrontare seriamente la questione centrale della formazione del lettore, abituandolo a leggere e, se già legge, ad alzare il livello per coltivare un’autentica cultura e spiritualità religiosa. Orientati e concretamente aiutati in questo anche da una pastorale della cultura che attivi diocesi, clero e fedeli in uno sforzo personale di lettura e, in varie forme, di sensibilizzazione, promozione e servizio alla comunità. Il Salone del libro di Torino può essere un’opportunità e un segnale anche in questo senso.

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