Due carrelli per la spesa presi in prestito da un supermercato del quartiere posti ai piedi della capanna della Natività e un cartello: «Davanti al presepe nessuno a mani vuote». E poi l’invito a donare cibo non deperibile da destinare al Banco alimentare che aiuta molte famiglie in difficoltà. Fin qui nulla di originale: numerose parrocchie durante le festività natalizie raccolgono viveri per i nuclei più poveri. Ma qui, nella parrocchia-santuario di Santa Rita, la colletta straordinaria, iniziata l’8 dicembre scorso quando è stato allestito il presepe, ha avuto un’adesione al di là di ogni aspettativa.

«Finora», spiega il parroco mons. Mauro Rivella, «sono stati riempiti i carrelli con ben 1.800 chilogrammi di generi alimentari a lunga conservazione come pasta, olio, scatolame, omogeneizzati e 80 chili di prodotti per l’igiene personale e la casa. L’iniziativa natalizia prosegue fino a quando smonteremo il presepe e poi, come di consueto, tutto l’anno. Abbiamo una rete ben rodata per la distribuzione di generi di prima necessità attraverso il Banco alimentare, ‘il braccio operativo’ della San Vincenzo, a cui si rivolgono le persone che hanno bisogno di sostegno o che vengono intercettate dai volontari grazie anche alle segnalazioni dei parrocchiani: nessuno bussa alle nostre porte per un aiuto e rimane a mani vuote. Un pacco viveri è una goccia in un mare di urgenze ma può tamponare un momento di difficoltà e poi da cosa nasce cosa: la nostra rete intercetta le necessità e cerca, attraverso i servizi sociali e la Caritas, di attivare soluzioni che diano risposte ai problemi reali, come il lavoro e la casa. Ma intanto a chi ha fame oggi occorre dare da mangiare».
Mons. Rivella sottolinea come la colletta natalizia sia inserita in un cammino di pastorale parrocchiale di condivisione con chi è più fragile non estemporaneo, ma che parte dalla catechesi e dalla sensibilizzazione dei ragazzini e delle loro famiglie e dai gruppi giovanili che hanno contagiato tutta la comunità: «siamo partiti dalla riflessione con i ragazzi. Come i Magi arrivano da lontano con i doni per Gesù Bambino, anche noi non possiamo andare a mani vuote davanti al presepe: oltre a portare le nostre povertà e le nostre gioie ognuno di noi, per quello che riesce, può donare qualcosa a chi ha di meno. E ho visto anziani che hanno consegnato una piccola spesa perché la loro pensione non permetteva di più e famiglie che hanno riempito i carrelli. Altri sono passati in ufficio parrocchiale a chiedere cosa mancava: la maggior parte sono parrocchiani, ma anche molti torinesi devoti a Santa Rita». Una raccolta viveri non risolve i problemi del quartiere che non mancano «nonostante il nostro non sia un territorio con i disagi delle periferie ma neppure con il benessere della collina», evidenzia il parroco che aggiunge come anche a Santa Rita siano molti gli anziani soli che hanno bisogno di compagnia e accudimento e le persone che in questo periodo di emergenza sanitaria hanno perso il lavoro.
«Ma i nostri parrocchiani sono gente concreta e con i piedi per terra che conoscono problemi che attanagliano la nostra città in un momento di difficoltà economica e psicologica dovuto al prolungarsi della pandemia. Anche per questo stiamo avviando un coordinamento interparrocchiale con i referenti dell’Unità pastorale per mettere insieme le forze: se noi abbiamo eccedenze alimentari o risorse in più rispetto ai nostri bisogni possiamo dare una mano alle parrocchie vicine: è un segno di comunità cristiana attenta e solidale alle necessità del territorio, nessuna delle nostre comunità è un’isola e la collaborazione è contagiosa oltre che formativa nei confronti dei più giovani che vengono così educati alla condivisione e ad accorgersi di chi è meno fortunato. Ma occorre che noi adulti diamo il ‘buon esempio’».
Uno stile di parrocchia che punta al coinvolgimento di tutti, passo dopo passo e con progetti concreti, con l’attenzione ai momenti liturgici e senza «inondare» i parrocchiani di troppe richieste: sta qui il motivo della risposta entusiasta delle iniziative a Santa Rita, confermano i volontari. Così è successo in occasione della Quaresima di Fraternità, ricorda mons. Rivella, «dove ci eravamo posti l’obiettivo di sostenere un Progetto proposto dall’Ufficio missionario diocesano di 4 mila euro e alla fine abbiamo raccolto ben 15 mila euro».