Sabato 9 febbraio Cgil, Cisl e Uil manifestano congiuntamente a Roma contro il Governo Lega-M5S. Sono attese nella capitale anche migliaia di torinesi e piemontesi. Quali le ragioni della mobilitazione?
Non scendiamo in piazza per ragioni politiche, ma esclusivamente sindacali. Insieme a Cgil e Uil vogliamo cambiare le scelte del Governo e sollecitare un confronto vero sui temi che stanno a cuore ai lavoratori e ai pensionati di questo Paese. Senza un progetto di sviluppo e di crescita, c’è il rischio, sempre più concreto, di buttare a mare tutti i sacrifici fatti in questi anni dagli italiani. Nella manovra del Governo manca una visione sulle infrastrutture, sulla riduzione delle tasse e sulla politica industriale. Si smantellano le dotazioni economiche e le leve del Piano Industria 4.0, si mortificano innovazione, ricerca, pubblico impiego, scuola e formazione. C’è, infine, il rischio di un aumento del divario tra Nord e Sud e delle diseguaglianze sociali, per di più con una ipoteca di ben 52 miliardi sulle tasche degli italiani per far quadrare i conti nelle prossime leggi di bilancio.
L’Istat ha certificato che l’Italia è tecnicamente in recessione.
Essere in recessione tecnica significa essere ad un passo dalla recessione economica e produttiva. Dopo la crisi, negli ultimi due anni, finalmente si vedeva l’inizio di un’inversione di tendenza: erano cresciuti gli investimenti privati e davanti al Pil e alla produzione industriale erano tornati i segni «più». La Legge di Bilancio avrebbe dovuto cavalcare quest’onda, rilanciare la crescita rendendo strutturale quei deboli segni «più» che stavamo registrando. Invece, toglie risorse agli investimenti e il Governo blocca le infrastrutture: è evidente che si torna indietro.
Aumenta la spesa pubblica, ma l’economia non cresce. Perchè?
Tutti gli indicatori economici del Paese stanno tornando indietro. C’è un unico modo per evitarlo: sbloccare le opere infrastrutturali, investire in economia reale, in formazione, ricerca, in innovazione, sbloccando le infrastrutture. Parliamo di oltre 100 miliardi di investimenti e di 400 mila posti di lavoro attivabili in tutti i settori produttivi. Secondo nostre stime i progetti finanziabili solo in Piemonte in opere pubbliche si attestano sui 15 miliardi di euro e potrebbero creare in regione più di 50 mila nuovi posti di lavoro solo nell’edilizia e altre decine di migliaia nell’indotto. Un’occasione che il territorio piemontese non può perdere se vuole tornare ad essere competitivo, attrarre investimenti e agganciarsi allo sviluppo. Solo per la realizzazione della Tav – che il nostro sindacato sta sostenendo con forza – una volta a regime, si calcola che tra lavoratori diretti e indotto si possono creare 8.000 posti di lavoro: una vera boccata di ossigeno per l’economia locale.
Dopo le Elezioni di marzo 2018 questa è la prima grande manifestazione di lavoratori contro il Governo, che nei sondaggi ha il 60% dei consensi.
È passato quasi un anno dalle Elezioni del marzo 2018 e più di otto mesi dal giuramento del Governo. In tutto questo periodo il premier Conte ci ha incontrati una sola volta e non ha dato nemmeno seguito agli impegni che si era assunto in quella occasione, e cioè di aprire tavoli di confronto su singoli temi. C’è la necessità di mettere al centro dell’agenda politica il lavoro, la crescita, lo sviluppo e gli investimenti, la riforma fiscale e di allargare e potenziare «quota 100».
Diritti civili: perché è necessaria l’azione del sindacato?
Nonostante numerosi tentativi dei vari governi che si sono succeduti in Italia negli ultimi decenni, di limitare il nostro ruolo sociale, Cgil Cisl Uil restano un punto di riferimento fondamentale per oltre 13 milioni di italiani. Sarà scontato, ma anche nel terzo millennio il sindacato sta dalla parte degli ultimi, degli scartati e dei più deboli.
L’attualità impone una riflessione sul tema migranti e sulla tragedia dei morti in mare.
Siamo sempre andati in piazza su questo tema. Di fronte ai grandi drammi dell’umanità, non staremo mai in silenzio. Le persone e il diritto alla vita, vengono prima di tutto. Per questo diciamo: basta esclusioni e politiche miopi. E basta chiusura dei porti. Il Governo non può ignorare gli appelli ad aprire per i migranti un percorso che garantisca ingressi controllati e regolari ed un piano di inclusione sociale.
Siamo alle prove generali di una rafforzata unità sindacale?
L’elezione di Landini al vertice della Cgil può rappresentare un momento di svolta all’interno del movimento sindacale e l’occasione di un nuovo percorso unitario. E la manifestazione di sabato prossimo potrebbe essere l’avvio di una fase nuova.
Replica il viceministro torinese Laura Castelli

Il sottosegretario all’Economia Laura Castelli è l’unico esponente torinese nel Governo a guida Lega-Cinquestelle. È bersaglio delle critiche di sindacalisti e imprenditori per la manovra finanziaria, considerata recessiva, ma respinge le critiche e rivendica proprio la forza anti-recessiva degli strumenti ideati dal Governo, a partire dal Reddito di Cittadinanza. «Non è vero che in questo paese non ci sono posti di lavoro – dichiara Castelli alla vigilia delle manifestazione del 9 febbraio – Ci sono pochi posti di lavoro perché abbiamo fatto anni di politiche recessive, ma entro un anno lo Stato sarà obbligato a offrire posti di lavoro». Qui i riferimento è alle offerte di lavoro congruo che i Centri per l’Impiego dovrebbero sottoporre ai titolari del Reddito di Cittadinanza (Rdc). Anche «le imprese assumeranno molto presto le persone che vengono dal progetto del Rdc». Secondo il sottosegretario non esiste il rischio che il Reddito di Cittadinanza e la riforma delle pensioni con Quota 100 restino senza risorse. «Se c’è una cosa certa è che, a differenza degli ultimi dieci anni, abbiamo stanziato tutte le risorse necessarie perché gli aventi diritto possano usufruirne. Le due misure fondanti di questo Governo sono vere, con i cittadini non si scherza».