Sei giovani studiano Barriera: “quartiere abbandonato, serve un progetto sociale e politico”

Periferie – Il gruppo Omnia Torino ha pubblicato una ricerca sui problemi irrisolti dando la parola ai giovani dell’oratorio salesiano Michele Rua: intervistati 67 ragazzi tra i 16 e i 30 anni: il 67% è intenzionato a lasciare il quartiere. Oratori e scuole unici «presìdi» in grado di intercettare le problematiche e offrire soluzioni

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Barriera di Milano è un quartiere lasciato a se stesso, dove le problematiche delle grandi periferie, al di là dell’emergenza coronavirus che ha aggravato la situazione, restano irrisolte: dalla sicurezza, alle tensioni create dalle accentuate disuguaglianze economiche e sociali, al degrado urbano, alla disoccupazione, in particolare quella giovanile. La politica, nonostante gli slogan, è lontana e non supporta sufficientemente la società civile, le famiglie e le persone. Nel quartiere multietnico gli unici punti di riferimento in grado di cambiare rotta si concentrano negli oratori e nelle scuole, fucine di progetti virtuosi che accompagnano a tutto campo i ragazzi fragili verso l’autonomia.

È la fotografia dello studio pubblicato dal gruppo di sei giovani professionisti under 30 «Omnia Torino», attualmente in espansione, che dallo scorso autunno si è messo a studiare la periferia di Barriera di Milano per indagare, in particolare, sulle cause che spingono i giovani torinesi a lasciare il capoluogo piemontese per altre città italiane o per l’estero. Un modo per prendere in mano la propria città non attraverso una protesta sterile ma grazie ad un lavoro meticoloso di ricerca e documentazione sulla situazione reale delle grandi periferie in trasformazione da cui formulare proposte concrete da presentare alla futura classe dirigente di Torino, anche in vista delle elezioni comunali della prossima primavera.

Il lavoro, pubblicato sulla pagina Facebook @omniatorino, è partito dall’oratorio salesiano Michele Rua in borgata Monte Rosa (via Paisiello 37), «punto di snodo», si legge nel documento, «in grado di intercettare le problematiche del quartiere e offrire soluzioni e proposte possibili».

Sono stati intervistati 67 ragazzi under 30 che frequentano o che hanno frequentato l’oratorio Michele Rua suddivisi nelle fasce d’età 16-20, 21-25 e 26-30 di cui l’82% vive in Barriera dalla nascita.

Vivere in Barriera – È stato chiesto agli intervistati quali sono gli aspetti positivi (bonus) e negativi del quartiere (malus). Come dimostrano i dati pubblicati, i bonus (buon vicinato, solidarietà, luoghi aggregativi, proposte culturali e buone scuole) hanno ottenuto punteggi più bassi rispetto ai malus (diseguaglianze economiche, diseguaglianze sociali, insicurezza e degrado urbano). In merito ai bonus ha ottenuto il miglior punteggio il fattore relativo ai luoghi aggregativi (81%), seguito da buone scuole (71%), buon vicinato (62%) e solidarietà (61%). Per quanto attiene ai malus il punteggio più significativo è dato dalle diseguaglianze sociali(81%), dato maggiormente percepito dai ragazzi con più di 20 anni rispetto ai più giovani. Seguono le diseguaglianze economiche (79%), l’insicurezza (76%) e il degrado urbano(74%).

«Una buona parte del campione», spiega Pietro Andreotti, 27 anni, business analyst in una società energetica, fra i fondatori di Omnia Torino, «ha sottolineato la presenza di un potenziale inespresso, così come di un sano desiderio di cambiamento.  Una proposta sociale e politica in grado di sostenere questo cambiamento può essere letta nello sviluppo del capitale umano, ovvero quell’insieme di conoscenze, abilità, competenze possedute e sviluppate dalle persone in grado di fare la differenza anche da un punto di vista economico».

In fuga da Barriera – Il 67% degli intervistati è intenzionato a lasciare il quartiere. Di questi il 56% dichiara di voler rimanere in città, il 9% vuole vivere sempre in Piemonte, il 7% ha intenzione di restare in Italia e il 29% di andare all’estero. Per la maggioranza del campione il futuro è al di fuori del quartiere, specialmente per le ragazze e i ragazzi che vivono da sempre sul territorio e frequentano l’Università. Per gli studenti delle scuole di secondo grado, una risicata maggioranza rimarrebbe nel quartiere. Le ragazze e i ragazzi universitari che vivono da sempre in Barriera desiderano invece emigrare, con nette maggioranze. Stessa situazione si verifica per chi è non universitario.

Il rapporto ha inoltre analizzato gli impatti dell’emergenza sanitaria rispetto all’idea di lasciare o meno Barriera. A lasciare con convinzione il quartiere è il 30% dell’intero campione; sommando i dati riguardanti il volersi spostare ma non poterlo fare o voler rimanere ma non poterlo fare, si raggiunge il 39% di ragazze e ragazzi che lasceranno o lascerebbero Barriera. «L’emergenza sanitaria», spiegano i giovani di Omnia Torino, «non sembrerebbe dunque aver modificato la maggioranza delle idee del campione; solo il 9% dichiara di aver cambiato idea».

«Dalla ricerca», commenta Arianna Becarelli, 27 anni, fisioterapista, «è emerso che la maggior parte dei giovani di Barriera è intenzionata a lasciare il quartiere. Io, torinese di nascita, ho lasciato in passato Torino, ma sono ritornata: vorrei che tutti i giovani non sentissero più il bisogno di ‘evadere’ per stare meglio e trovare la propria dimensione».

«Il cortile del Michele Rua», prosegue Alessandro Cutrupi, educatore dell’oratorio salesiano,  «è quotidianamente attraversato da persone di differenti età ed etnie. Per questo probabilmente per i giovani intervistati non è difficile immaginare una Barriera interculturale, un modello per gli altri quartieri di Torino. Non mancano certo delle difficoltà, ma ciò non pregiudica l’adozione di un progetto pedagogico e politico capace di andare oltre a queste criticità, per una società inclusiva e non escludente».

I giovani in conclusione chiedono alle istituzioni «un progetto sociale e politico capace di considerare le nuove generazioni come co-costruttrici e parte attiva di una riqualificazione ‘vera’ delle periferie». La ricerca, infatti, nei prossimi mesi proseguirà negli altri quartieri periferici della città, da nord a sud.

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