Seicento mila precari, mappa del lavoro a rischio per il Covid

Piemonte – Nelle aziende in crisi vacillano i posti con contratti a termine, spesso di durata inferiore ad un anno. Il Virus a Torino ha colpito un mercato del lavoro che mostrava lievi segni di ripresa, ma non riusciva a dare risposte in particolare ai giovani e alle donne

1138

Le organizzazioni sindacali del Piemonte stanno guardando con giusta preoccupazione all’impatto del Coronavirus sul mercato del lavoro. L’incertezza sul futuro di tante aziende mette a rischio proprio l’occupazione.

Le misure volte a limitare il contagio del Covid-19 hanno portato alla sospensione, parziale o totale, di un elevato numero di attività produttive. Tali misure hanno generato uno shock rilevante nell’economia e nella società torinese . Già oggi (e in futuro, se la situazione non migliorerà) alcune categorie di lavoratori o aspiranti tali appaiono più soggetti di altri agli effetti deleteri della crisi : chi sono e quanti sono?

foto Massimo Masone – La Voce e il Tempo

A pagare il prezzo più alto – in caso di contrazione dei posti di lavoro – sono i lavoratori precari, ovvero tutti coloro che non hanno un posto fisso e che possono essere più facilmente sacrificati. Rientrano in questa categoria, innanzi tutto, i lavoratori «discontinui», come li chiamano oggi, cioè i dipendenti assunti con contratti a tempo determinato. Sono un gruppo che si alimenta continuamente, ma che raramente approda a posti di lavoro stabile, anche a causa della durata molto breve dei contratti.

Nel 2019, in Piemonte, le persone avviate al lavoro con contratti a tempo determinato sono state 595 mila: l’83% del totale. Circa 80 mila sono state assunte con contratti giornalieri; solo il 3% con contratti di durata superiore ad un anno.

Consideriamo, in secondo luogo, il cosiddetto popolo delle partite Iva: è un altro mondo composto sempre più da giovani, che alternano brevi periodi di occupazione a periodi di sotto-occupazione o disoccupazione.

In Piemonte i titolari di partite Iva risultano 390 mila. Nel 2019 sono state aperte 38.700 nuove partite Iva, due terzi da parte di persone fisiche.

Sommando i lavoratori a tempo determinato e i titolari di partite Iva si ottiene un esercito formato da 600 mila individui, in larga parte giovani, che alimentano l’area del precariato nella nostra regione. Sono persone bisognose della massima attenzione da parte del Governo, specie ora che il Coronavirus minaccia la solidità delle aziende.

Quando l’epidemia sarà passata c’è da augurarsi che venga avviata un’ampia riflessione sull’efficacia delle politiche del lavoro perseguite negli ultimi anni: il risultato ottenuto non è stato quello sperato. L’esplosione della flessibilità non ha accresciuto la produttività del sistema economico piemontese, che è scesa in misura rilevante; la flessibilità del lavoro è sfociata nella precarietà con costi crescenti, personali e sociali, a carico degli individui, delle famiglie e della comunità.

L’anno 2019. L’anno scorso nel territorio della Città Metropolitana di Torino (la vecchia Provincia) i dati sul mercato del lavoro avevano segnalato qualche elemento di positività. La disoccupazione era leggermente diminuita, dal 9,2% all’8,3%. Ne avevano beneficiato i lavoratori dipendenti, ma non gli autonomi, che appaiono in crisi permanente: negli ultimi 15 anni sono diminuiti del 14%.

Il terziario si conferma di gran lunga il principale sbocco occupazionale per i torinesi, soprattutto per le donne, la cui condizione lavorativa nel 2019 risultava lievemente migliorata, non in maniera consistente. Il divario con i tassi di occupazione e disoccupazione degli uomini si sono ridotti, ma rimangono elevati.

La mancanza di lavoro per i giovani, e in particolare per le ragazze, rimane la grande emergenza. A causa della mancanza e della discontinuità del lavoro, più di 50 mila giovani torinesi incontrano notevoli difficoltà nel realizzare un normale progetto di vita. È un problema che comporta elevati costi individuali e sociali, foriero di povertà e diseguaglianze.

Stando ai dati, in conclusione, l’emergenza Coronavirus si abbatte a Torino su un mercato del lavoro che fino a qualche mese fa mostrava lievi segni di ripresa, ma che non riusciva a dare risposte alle categorie menzionate: i giovani, a causa soprattutto del lavoro precario; le donne, i cui successi nello studio non sono purtroppo premiati dal lavoro.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome