La crisi di governo ha completamente messo in ombra l’arrivo imminente (24 settembre) di una sentenza della Corte Costituzionale sul suicidio assistito. Sarà probabilmente un fatto deflagrante per l’Italia: la Corte ha già fatto sapere che alleggerirà le pene di legge contro le persone che collaborano al suicidio assistito di malati in condizioni gravissime. Quanto saranno alleggerite queste pene? In parte? In tutto? E soprattutto: quali effetti produrrà la depenalizzazione nella legislazione complessiva sul fine vita? E ancora: oggi i suicidi assistiti avvengono all’estero, domani si dovrà ritenere che è possibile prestare collaborazione a un suicidio anche in Italia?
Autorevoli osservatori nelle associazioni attive sui temi della vita ritengono, inascoltati, che un via libera a chi collabora con gli atti di suicidio finirebbe per diventare via libera, presto o tardi, anche agli atti di eutanasia. Puntano esattamente a questo i promotori del ricorso alla Corte Costituzionale (il radicale Marco Cappato), anche se non v’è nulla d’automatico, solo ipotesi e ragionamenti.
Come si comprende, la questione è grave e delicatissima. Pessima la prospettiva che venga regolata da una sentenza della Corte Costituzionale anziché dal Parlamento: Camera e Sanato avevano avuto dalla Corte stessa un anno di tempo per occuparsene e non l’hanno fatto. Avrebbero potuto compiere valutazioni politiche entrando nel merito delle opportunità e dei valori, evitando i tecnicismi automatici di cui si occuperà la Corte. Invece silenzio. La politica su questo tema così fondamentale ha fallito, si è disinteressata. Avrebbe potuto occuparsene il governo giallo-verde (memorabili proclami etici di Salvini al Congresso delle Famiglie di Verona) e se n’è ben guardato. Potrà occuparsene – ma a posteriori – il nascituro governo giallo-rosso, non senza produrci preoccupazione: la difesa della vita (fine vita, ma anche aborto ed altri temi etici) è stata spesso disattesa, quando non calpestata, dalle iniziative dei nuovi alleati di governo, M5S e Pd. Eloquente il sostegno del Pd piemontese all’ultimo Gay Pride, che nel manifesto propugna anche l’eutanasia e il suicidio assistito.
Il Conte bis nasce per voltar pagina rispetto agli eccessi del sovranismo e dei porti chiusi. Saprà evitare derive radicali sugli altri temi dell’etica?