«Un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nel discorso sull’ambiente per ascoltare il grido della terra e quello dei poveri». Nella conferenza stampa del 2 ottobre 2019 sul Sinodo per l’Amazzonia (6-27 ottobre 2019) il cardinale Claudio Hummes, arcivescovo emerito di San Paolo del Brasile e relatore generale, parte dall’«ecologia integrale» dell’enciclica «Laudato si’» (24 maggio 2015). La povertà in Amazzonia riguarda soprattutto gli indigeni, i piccoli agricoltori e i milioni che vivono nelle periferie delle grandi città. Non ci sono due crisi, ecologica e sociale, ma una sola crisi socio-ambientale. «Occorre un approccio integrale per combattere la povertà, restituire dignità agli esclusi e prendersi cura del creato».
L’EVANGELIZZAZIONE AL CENTRO – A coloro che riducono tutto a un discorso ecologico, Hummes rammenta che il Sinodo ruota sull’«evangelizzazione con al centro l’annuncio della salvezza in Gesù Cristo». Prendersi cura della casa comune significa difendere la vita degli esseri umani e salvare la biodiversità. L’agire umano non è a compartimenti stagni ma ogni comportamento ha inevitabili conseguenze sulle persone e sui popoli. Al Sinodo partecipano 35 donne e 17 rappresentanti dei popoli indigeni: in Amazzonia – osserva Hummes – «il ruolo delle donne è grande. In tantissime comunità le dirigenti sono donne e chiedono che la Chiesa riconosca il loro lavoro». Tante donne sono state ammazzate, come suor Dorothy Stang uccisa il 12 febbraio 2005 per la strenua difesa degli indigeni e dell’ambiente.
LIBERTÀ DI ESPRESSIONE NELLA CHIESA – In risposta alle critiche all’«Instrumentum laboris» – che alcuni hanno tacciato perfino di eresia – il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo, precisa:«Nella Chiesa c’è libertà di espressione. Ciascuno risponde alla propria coscienza, all’opinione pubblica e al Signore. Non è un documento pontificio ma un testo di lavoro e una raccolta di opinioni del popolo di Dio»: 80 mila persone in 170 assemblee: «È necessario ascoltare e non giudicare. Anche il documento finale sarà consultivo e un aiuto al Papa nella stesura dell’esortazione apostolica. Il Sinodo è “cum Petro e sub Petro” anche da parte di chi ha opinioni diverse».
UN SINODO RISPETTOSO DELL’AMBIENTE – Alcune iniziative tendono a limitare l’inquinamento. La procedura informatica nelle iscrizioni ha velocizzato le comunicazioni, ha risparmiato carta e ha eliminato i costi della posta. Limitato al massimo l’uso della plastica: i bicchieri sono in materiale biodegradabile, la borsa con il materiale è in fibra naturale, la carta per i documenti con le certificazioni di provenienza e di lavorazione. Intanto il Papa ha nominato pro-segretario generale mons. Mario Grech, vescovo di Gozo nell’isola di Malta: nel settembre 2020 succederà a Baldisseri, che compirà 80 anni, come segretario generale del Sinodo. Classe 1957 e sacerdote nel 1984, dal novembre 2005 è vescovo di Gozo, piccola isola di Malta: una delle più piccole diocesi con uno dei tassi più alti di sacerdoti. Mons. Grech è intervenuto più volte sul dramma dei migranti. Nel gennaio 2019 dichiara a «Radio Vaticana»: «Dove sono finiti i diritti dell’uomo? Perché la società è così insensibile sui diritti fondamentali della persona? La questione dei migranti è complessa e va affrontata con calma, prudenza e responsabilità senza mettere al bando la vita umana».
IL DIBATTITO SUI «VIRI PROBATI» – Il cardinale canadese Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, non crede che «la Chiesa abbia bisogno del sacerdozio uxorato. Non sono contrario ma sono scettico». Da mesi si dibatta sull’ordinazione di «viri probati», uomini sposati di una certa età e di provata fede che possano distribuire i Sacramenti nelle comunità più isolate. Una possibilità prevista nella Chiesa antica e discussa nel Sinodo del 2005 «L’Eucaristia nella vita e nella missione della Chiesa». È il cavallo di battaglia degli oppositori di Francesco. Il porporato, considerato «ratzingeriano di ferro», non vuole influenzare le discussioni e prende le distanze da cardinali e vescovi che accusano l’«Instrumentum laboris» di «gravi errori teologici ed eresie». Sono gli stessi che attaccano sistematicamente il Pontefice. «Ho espresso il mio punto di vista. Sono fiducioso perché il Papa è il successore di Pietro, un uomo di grande discernimento e di grande testimonianza». Lo scorso anno Oullet insorse in difesa del Papa contro le scempiaggini propalate da un ex nunzio apostolico. Dice: «IL Sinodo ci farà prendere coscienza delle condizioni di questo immenso territorio, delle problematiche ecclesiali ed ecologiche, della protezione delle popolazioni e delle questioni antropologiche. Credo che ci sarà uno scambio positivo e ricco».
LO SPIRITO SANTO GUIDA I LAVORI – Il prefetto dei vescovi – uno dei collaboratori più importanti del Pontefice – è convinto: «Questo evento convocato dal Papa,sarà guidato dallo Spirito Santo. È un evento spirituale di grande portata e deve essere condotto con apertura di cuore, senza pregiudizi». Quella dei «viri probati», secondo Oullet, è «una ipotesi molto, molto secondaria. Le questioni essenziali sono altre», anche se molti vescovi parlano di vera «necessità» per le comunità indigene raggiungibili dopo ore o giorni di canoa: celebrano l’Eucaristia ogni due mesi o una volta all’anno. Ma Ouellet reputa «controproducente introdurre alternative» che possano mettere in dubbio «la potenza evangelizzatrice del celibato»: non è un dogma, è una legge della Chiesa e «un legame strettissimo con Cristo. Se le vocazioni calano e se non abbiamo più preti, bisogna trovare alternative. Non sono contrario ma scettico. Non credo che il sacerdozio uxorato sia la soluzione».