«Cercate di essere veramente giusti) (Deut 16,18-20): è questo il tema che specifica nel 2019 la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, concordato a livello internazionale tra tutte le Chiese e sviluppato nel Sussidio preparato dalle chiese dell’Indonesia. Il riferimento al Deuteronomio è un invito a dare evidenza storica alla comune appartenenza alla fede cristiana attraverso l’impegno assiduo e creativo sia a dare vita a situazioni specifiche di giustizia sia a elaborare modelli di pensiero che orientino l’azione sociale e politica verso orizzonti di giustizia. Il richiamo è quindi a un impegno di buone pratiche, ma anche a un apporto culturale rinnovato che i cristiani sono chiamati a dare tutti insieme, perché la giustizia sia un fine verso cui tendere e cui dare concretezza nelle vicende storiche di oggi.
Di per sé il tema è tutt’altro che estraneo o nuovo nella ormai secolare storia dell’ecumenismo: proprio agli albori del movimento ecumenico era infatti alta una duplice convinzione. In primo luogo si era convinti che i cristiani insieme dovessero sviluppare una nuova forma di umanesimo cristiano per il XX secolo, che con il suo universalismo radicato nella rivelazione biblica e cristologica potesse costituire una valida alternativa per la modernità di allora sia all’universalismo marxista sia a quello liberale, sia, ben presto, anche a quello del nazionalsocialismo. In questa prospettiva anche l’impegno per la pace e l’apporto a dare vita a istituzioni internazionali atte a sostituire la concertazione e la mediazione politica allo strumento bellico per risolvere i contenziosi tra le nazioni fu centrale: intellettuali e uomini di chiesa impegnati nel movimento ecumenico dettero ad esempio un apporto fondamentale per istituire la Società delle Nazioni (prima forma di quella che sarebbe divenuta l’Onu). In secondo luogo si rafforzò la convinzione che le chiese e i cristiani avrebbero trovato in tale impegno condiviso una fonte preziosa di alimento e un’esperienza reale di unità vissuta. Da questa linea di pensiero nacque all’interno del movimento ecumenico l’organismo Vita e Azione (Life and Work), che divenne propulsore dell’ecumenismo a partire da questo indirizzo «pratico». Si tratta di un indirizzo basato tuttavia su una riflessione profonda, capace di fare interagire le istanze evangeliche con le situazioni concrete, soprattutto di ingiustizia e tensione, che caratterizzavano il mondo di allora. Questa linea di pensiero e di azione è poi confluita nel 1948 nel Consiglio Ecumenico delle Chiese, e continua fino ad oggi le sue iniziative in modo fecondo.
Mi sembra che scegliere questa dimensione dell’ecumenismo come oggetto della Settimana di Preghiera del 2019 significhi in primo luogo pregare perché i cristiani e le chiese non perdano la loro vigilanza nel cercare la giustizia al proprio interno, nelle relazioni tra i propri membri, e nei vari contesti sociali e politici in cui vivono in relazione con le altre componenti religiose e sociali. Ma significa anche pregare perché tutte le iniziative di ricerca della giustizia, sia di tipo pratico sia di tipo speculativo possano trovare espressione feconda nei diversi contesti. L’appello della preghiera è alla ricerca di «essere» giusti – appello personale – per contribuire insieme come cristiani di tutte le chiese a dare espressione a situazioni storiche illuminate dalla giustizia che scaturisce dal Vangelo.