Quasi cinquant’anni fa, la sera di venerdì 23 novembre 1973 dal salone degli Svizzeri di Palazzo Reale di Torino, ci fu la prima ostensione televisiva della Sindone, che vidi da vicino e che ricordo bene. La trasmissione non fu un granché per un problema di luci e perché era in bianco e nero (il colore arrivò nel 1977). L’attesa era grande perché non la si vedeva da cinquant’anni. Io ne sapevo poco ma imparai molto anche grazie alla commissione di cattedratici (1969-1976) che doveva studiare la migliore conservazione della Sindone. Presidente era mons. Pietro Caramello; vicepresidente mons. Jose Cottino, organizzatore dell’ostensione televisiva. Membri, tra gli altri, Giovanni Battista Judica-Cordiglia, Enrico Medi e Luigi Gedda.

PELLEGRINO: NUMEROSE RICHIESTE DI OSTENSIONE – Il cardinale Maurilio Fossati aveva fatto due ostensioni: nel 1931 per il matrimonio del principe Umberto di Savoia con Maria José del Belgio e nel 1933 per l’Anno Santo straordinario. Nominato arcivescovo di Torino da Paolo VI il 25 settembre 1965, Michele Pellegrino trovò sul tavolo il problema. È uomo che medita, riflette, prega, agisce ma è anche un intellettuale che si lascia convincere da ragioni solide e motivate. Inizialmente non appare un «ultrà» della Sindone: l’ha vista e ha detto Messa in Duomo nel 1933. Si tiene lontano dai facili entusiasmi e dalle esagerazioni. Il 23 marzo 1969 nomina una Commissione di esperti, «studiosi che non avessero neppure nel subconscio posizioni pro o contro la Sindone», precisa mons. Cottino. La Commissione effettua, presente l’arcivescovo, una ricognizione sul tessuto nella notte del 16-17 giugno 1969 nella cappella del Crocifisso di Palazzo Reale. Il 27 marzo 1976 la commissione presenta le conclusioni.
IL GRANDE PRIVILEGIO DI TORINO – La prudenza di Pellegrino non è freddezza e contrarietà, come traspare dall’annuncio dell’ostensione-tv: «Noi torinesi abbiamo il privilegio di custodire nella Sindone l’immagine viva del volto che ispira l’amore. È legittimo il desiderio di contemplare questa immagine che richiama con un’eloquenza insuperabile il mistero della salvezza. Se l’ostensione nella forma tradizionale porta con sé gravi inconvenienti, oggi siamo in grado di soddisfare la pietà di chi scorge in questa reliquia il segno più evidente e commovente dell’Amore crocifisso. Il mezzo ci è offerto dalla televisione, a cui ci siamo rivolti per realizzare il desiderio di milioni di credenti. Il nostro San Massimo ci invita a guardare con fede, adorazione e gratitudine a Cristo crocifisso. Per questo ci è di aiuto contemplare la sua immagine nel lenzuolo che avvolse il corpo del Salvatore. L’avvenimento sarà uno stimolo a rinnovarci e a renderci conformi all’immagine del Figlio di Dio».
«HA QUALCOSA DA DIRE AI CREDENTI E A TUTTI» – Il 22 novembre 1973 i giornalisti possono ammirare da vicino e con calma la Sindone, collocata in posizione verticale. Nella conferenza stampa l’arcivescovo spiega: «La Sindone è un richiamo a guardare al Salvatore perché ha qualcosa da dire a tutti. Il volto e il corpo di Cristo ci richiama alle sofferenze di coloro nei quali ha voluto personificarsi e quasi incarnarsi. Vedo Cristo crocifisso nelle persone che soffrono l’oppressione, l’ingiustizia, la discriminazione, lo sfruttamento. Nei primi mesi del mio episcopato erano giunte numerose richieste per l’ostensione, ma non ho creduto di aderirvi principalmente per due motivi: l’enorme lavoro organizzativo e i rischi che al Lenzuolo comporta un’ostensione prolungata in un ambiente dall’aria inquinata come Torino. L’ostensione-tv può arrivare a milioni di persone, malati, handicappati, anziani, coloro che non possono pagarsi il viaggio. La trasmissione può interessare tutti per il suo intrinseco valore culturale, storico, scientifico. A me non interessano il calcio e le canzonette, ma ammetto che la Rai trasmetta calcio e canzonette per il gusto dei telespettatori: siamo in una società pluralistica e non imponiamo a nessuno un atto di fede. Lo scopo è religioso: non vogliamo farne un oggetto di spettacolo né vogliamo dichiararne l’autenticità».
«CONTEMPLIAMO L’IMMAGINE DI CRISTO» – La trasmissione, la sera del 23 novembre, è aperta dall’arcivescovo: «L’immagine del volto e del corpo di Cristo parla con grande eloquenza. Invito a fissare lo sguardo sul sangue che scorre dal corpo piagato del Redentore. La fede ci sollecita al pentimento, all’adorazione, all’amore colmo di gratitudine. Guardiamo a lui per cercare nella sua croce conforto e aiuto. Andiamo a lui confessandoci peccatori, responsabili anche noi delle sofferenze di cui scorgiamo un’immagine straordinariamente viva e commovente. Presentiamoci a Cristo con tutto il peso delle nostre sofferenze e delle sofferenze dei poveri, degli oppressi, dei malati, degli emarginati. Si può dubitare, come alcuni dubitano, che l’immagine sia veramente l’impronta lasciata dal corpo di Cristo, ma una cosa è certa: il volto di Cristo è impresso in quello dei fratelli che non hanno né volto né voce. Quest’ora di commozione lasci nei nostri spiriti un’orma di fede, di generosa accettazione della croce, di operante solidarietà verso i fratelli».
PAOLO VI «CERCARE E VEDERE GESÙ DELLA SINDONE» – Paolo VI dal Vaticano legge un bellissimo messaggio: «Noi pure come fossimo presenti, fissiamo lo sguardo con la più attenta e devota ammirazione sulla Sindone. Sappiamo quanti studi si concentrano. Ricordiamo la viva impressione che si stampò nel nostro animo quando ne 1931 avemmo la fortuna di assistere a una proiezione della Sindone su uno schermo e il volto di Cristo ci apparve così vero, così profondo, così umano e divino, quale in nessuna altra immagine avevamo ammirato. Fu un momento d’incanto. Qualunque sia il giudizio degli studiosi su cotesta sorprendente e misteriosa reliquia, facciamo voti che conduca a un’assorta osservazione sensibile dei lineamenti del Salvatore. Pensiamo all’ansioso desiderio che la presenza di Gesù nel Vangelo suscitava di vederlo. Pensiamo alla faccia straziata e sfigurata di Cristo e al volto che nella trasfigurazione abbaglia i discepoli. Fortuna grande la nostra, se questa asserita superstite effigie della Sindone ci consente di contemplare i lineamenti di Gesù».
L’OSTENSIONE IN PREPARAZIONE ALL’ANNO SANTO – Due giorni dopo, domenica 25 novembre, festa di Cristo Re, Pellegrino in Cattedrale apre l’Anno Santo, alla normale scadenza venticinquennale: è celebrato nel 1973-74 nelle diocesi e nel 1974-75 con i pellegrinaggi a Roma. Afferma Pellegrino: «Là, dietro quella vetrata, in una cappella ove la pietà dei torinesi si è espressa in una delle più belle creazioni artistiche, si conserva e si venera un cimelio che ci richiama, nel modo più vivo e commovente, Cristo che sparge il suo sangue per noi. All’alba di questo Anno Santo, all’indomani dell’ostensione, la Sindone ci chiama a realizzare i grandi obiettivi di questo tempo di grazia: il rinnovamento interiore nella conversione e la riconciliazione con Dio e con i fratelli. Dobbiamo comportarci in modo da riprodurre in noi il volto di Cristo che, contemplato nella Sindone, ci invita alla riconoscenza e all’amore. A che servirebbe venerare la Sindone se non ci sforzassimo di essere fedeli a questo impegno? Tutto ciò che è contro la giustizia – inganno, oppressione, sfruttamento, sperequazioni fra chi non cessa di accumulare e chi manca del necessario: nutrimento, abitazione, cura della salute, educazione dei figli – è un impedimento al Regno di Cristo. Tutto ciò che nega ed esclude l’amore – odio, rancore e sete di vendetta, egoismo – non permette a Cristo di essere il nostro re».
QUARANT’ANNI DOPO UN’ALTRA OSTENSIONE TV – Passano quarant’anni e l’arcivescovo Cesare Nosiglia il 30 marzo 2013 fa un’altra ostensione-tv. Dal 1983 la Sindone, per volontà dell’ultimo re Umberto II, è proprietà della Santa Sede e l’ostensione del Sabato Santo è una delle ultime decisioni di Benedetto XVI prima della rinuncia al papato (28 febbraio 2013). Il Telo è esposto su RaiUno nella trasmissione «A sua immagine» in una liturgia della Parola presieduta da Nosiglia. L’idea nasce nell’Anno della fede 2012-13. A venerare la Sindone ci sono 300 persone «scelte tra coloro che portano nel proprio corpo e animo i segni della Passione di Cristo sofferente», malati, disabili, chi ha perso casa o il lavoro.
PAPAP FRANCESCO INVITA A CONTEMPLARE GESÙ – Il Pontefice invia un messaggio: «Mi pongo anch’io davanti alla Sindone. Il nostro non è un semplice osservare, ma è un lasciarsi guardare. Questo Volto ha gli occhi chiusi, è il volto di un defunto, eppure ci guarda e nel silenzio ci parla. L’Uomo della Sindone ci invita a contemplare Gesù di Nazaret. Lasciamoci raggiungere da questo sguardo. Ascoltiamo ciò che vuole dirci. Questo Volto sfigurato assomiglia a tanti volti di uomini e donne feriti da una vita non rispettosa della loro dignità, da guerre e violenze che colpiscono i più deboli. Il Volto della Sindone comunica una grande pace e questo Corpo torturato esprime una sovrana maestà. È come se dicesse: abbi fiducia, non perdere la speranza; il Risorto vince tutto».