Solidarietà a don Ciotti sbeffeggiato da Matteo Salvini

Calabria – Acli, Anpi, Arci, Greenpeace e Wwf con un comunicato congiunto hanno espresso solidarietà e vicinanza a don Luigi Ciotti in merito all’attacco che il 25 luglio gli ha rivolto il ministro Matteo Salvini come reazione ad un intervento che il fondatore del Gruppo Abele e di Libera ha tenuto alla presentazione di un libro nella Locride

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Don Luigi Ciotti (foto Andrea Pellegrini)

«Esprimiamo solidarietà e vicinanza a don Luigi Ciotti dopo gli insulti che gli ha rivolto il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Estrapolare una frase dal contesto nel quale è stata pronunciata può deviare il significato delle cose, fino a legarle a logiche e usi impropri». Acli, Anpi, Arci, Greenpeace e Wwf intervengono con un comunicato congiunto sulle affermazioni di Salvini che sbeffeggia il fondatore e presidente del Gruppo Abele e di  Libera.

Il contesto è un incontro nella Locride, per la presentazione di un libro, nel quale don Ciotti parla di «politica smemorata», di «segnali che diventano inquietanti», di «pilastri» dell’antimafia che vengono messi fortemente in discussione». Giustizia, autonomia differenziata, politiche sociali e giovanili. «Pesa le parole, il sacerdote» scrivono le associazioni, cosa che evidentemente non fa il ministro. Don Ciotti afferma che il Ponte «non unirà solo due coste ma certamente due cosche». Aggiungono le associazioni: «Un allarme, il suo, sugli “appetiti” della mafia per le grandi opere, già pronunciato in passato e ripetuto, nella Locride, soprattutto pensando ai giovani, nel ventennale della marcia “I sentieri della memoria”, in ricordo di Lollò Cartisano e di tutte le vittime innocenti calabresi».

Parole accolte con ingiustificato sdegno da Salvini: attacca don Ciotti come «un signore in tonaca»; definisce la sua «un’affermazione di un’ignoranza, una superficialità senza confini. È una mancanza di rispetto nei confronti di milioni di italiani». Bisogna invitare questo ministro a documentarsi prima di parlare. Don Ciotti si occupa – «sporcandosi le mani» e «pagando di persona» – di questi problemi da ben prima che il ministro nascesse nel 1973. Nel 1965 – quasi 60 anni fa – Luigi Ciotti, non ancora prete, fondò a Torino il Gruppo Abele per dare una prospettiva a migliaia e migliaia di giovani incappati nella droga, nella prostituzione, nella malavita. Quando l’11 novembre 1972, 51 anni fa, venne ordinato sacerdote nel Seminario di Giaveno (Torino) tra centinaia di «giovani amici che fanno fatica», il cardinale arcivescovo di Torino Michele Pellegrino disse: «Abitualmente un giovane prete viene mandato viceparroco in una parrocchia» a fare gavetta e imparare il mestiere. «State tranquilli non vi prenderò don Luigi ma gli affido come parrocchia la strada» e quindi lo lasciò tra i giovani che fanno fatica. Ha fondato Libera, dopo le stragi di Falcone e Borsellino, che si interessa della confisca dei beni ai mafiosi, degli imprenditori che vogliono denunciare il pizzo. L’impegno si è allargato contro la criminalità organizzata, soprattutto in chiave di costruzione delle coscienze e di impegno civile e morale.

Le associazioni esprimono «piena solidarietà e ringraziamento a don Ciotti per l’impegno instancabile che profonde nella lotta alle mafie e per l’affermazione della legalità». Poi una bella randellata al «vicepremier: prima di scagliarsi contro una persona a cui il Paese deve molto, avrebbe fatto bene a informarsi meglio sulle circostanze e il contesto in cui don Luigi» ha parlato.

Per le associazioni «a essere ignoranti, volgari e superficiali sono le parole di un ministro della Repubblica che, ignorando il disastro delle mobilità nel Mezzogiorno, a partire dai ritardi drammatici della rete ferroviaria in Sicilia e Calabria, oltre all’emergenza climatica che devasta il Paese, rilancia con superficialità il progetto di un fantasmagorico e costosissimo Ponte sullo Stretto, usando toni volgari nei confronti di chi spende la sua vita contro le mafie, molto più concretamente di quanto abbia mai fatto Salvini nella sua carriera politica».

Cerando su Internet ci si accorge che tutte le testate si schierano a fianco di don Ciotti e contro il ministro, mentre le testate destrorse brillano per la loro assenza.

«Sicilia in ginocchio per incendi e disservizi, ma Salvini parla del Ponte e attacca don Ciotti» («la Repubblica») «Mentre la Sicilia assediata dal fuoco rivela tutte le sue inadeguatezze infrastrutturali, con l’aeroporto di Catania chiuso da 11 giorni, Salvini torna a parlare del Ponte» (ADNkronos, Il Dubbio, La svolta»). Il deputato del Pd e segretario di «Demos» Paolo Ciani: «Già definirlo “signore in tonaca” dà la misura della non conoscenza della persona. Il ministro porti rispetto per chi ha speso la vita per la legalità e si occupi di far funzionare i trasporti». «Al ministro non è piaciuto che il sacerdote abbia ricordato a Bovalino i rischi di infiltrazione mafiosa legati al Ponte» («Il Reggino»). «Le parole di Salvini contro don Ciotti si commentano da sole: offensive e volgari. Qui di ignoranza e superficialità sono solo le dichiarazioni del ministro». («La Sicilia»). «Ponte sullo Stretto, Salvini senza freni contro don Ciotti» («Il Fatto Quotidiano»).

L’intervento più duro e dettagliato è di Santina Sconza dell’«Osservatorio sulla legalità e i diritti»: «Il ministro, invece di preoccuparsi di che cosa accade negli aeroporti siciliani preferisce insultare don Ciotti. Per giorni il governo, fregandosene delle migliaia di viaggiatori sballottati da un aeroporto all’altro senza navette e senza diritti, ha fatto finta che tutto vada bene. Don Ciotti conosce bene le vicende del Ponte, della società Impregilo, dei soldi spesi inutilmente. Il Ponte fa gola a Cosa nostra e all’Ndrangheta: dove ci sono soldi l’imprenditoria mafiosa mette subito le mani, pronta a investire e riciclare denaro sporco. L’economia delle mafie ha superato quella dello Stato. Salvini, con la cafonaggine che lo contraddistingue, ha proferito contro Don Ciotti parole ignobili: “Fino a che c’è qualcuno all’estero che dipinge l’Italia come mafia, pizza e mandolino, fa schifo ma è all’estero. Se c’è qualche italiano che continua a dipingere l’Italia come mafia, pizza e mandolino, se espatria fa un favore a tutti”. Don Ciotti ha tutta la nostra solidarietà. Per lui parla una storia pluridecennale di impegno civile e sociale, mentre Salvini è il suonatore dei campanelli che fa linciare i migranti, è il buzzurro che ubriaco insieme alle ragazze canta in costume l’inno di Mameli, è quello che incitava negozianti e proprietari di case a sparare a un ladro, è l’uomo delle felpe, è il ministro spietato che lasciava al caldo torrido i migranti sulle navi. Invece di occuparsi dei treni lenti, delle strade e autostrade che non funzionano, degli aeroporti che vanno in tilt pensa solo a foraggiare società imprenditoriali: il Ponte fa gola agli imprenditori, alle mafie, non ai siciliani onesti. È il ministro degli insulti razzisti ai meridionali e che ha il beneplacito di una estrema destra che sta portando alla deriva la nostra martoriata Sicilia».

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