Ad appena una settimana dall’incendio che ne ha devastato i boschi, il Monte Musinè torna a rinascere: grazie ai Priori di Sant’Abaco, custodi del santuario situato alle pendici del Monte, Comune di Caselette, Aib (Corpo volontari anticendi boschivi) e al Gruppo Alpini di Caselette e al Cai (Club alpino italiano) di Alpignano che hanno lanciato la raccolta fondi per la riforestazione intitolata «Il Musinè ha bisogno di te».
Una volontà di rinascita, quella del Musinè, che verrà sottolineata con la celebrazione della Messa il 5 aprile alle 11, lunedì di Pasqua, presieduta dal parroco di Casellette don Dino Mulassano nel santuario di Sant’Abaco, lambito ma non danneggiato dalle fiamme.
La chiesa è nel territorio della parrocchia di San Giorgio di Caselette, il centro di 3 mila abitanti sopra il quale incombeva l’incendio. «Sant’Abaco e la croce in cima al Musinè stanno benissimo. I pellegrinaggi lungo la Via Crucis possono riprendere. Siamo già tornati alla vita», dice il priore di Sant’Abaco, Massimo Ossola. «Quando l’incendio, arrivato in cima alla montagna, ha ripreso a scendere per via del vento verso il santuario, fino ad allora risparmiato dalle fiamme, abbiamo temuto il peggio», prosegue il priore, «invece eccoci qua. In attesa della Pasqua abbiamo tolto la cenere dall’altare e ripulito il sagrato. La ‘campagna verde’ per la riforestazione è appena iniziata, ma se in tanti risponderanno alla raccolta solidale è possibile che già per la prossima primavera almeno la zona intorno al santuario torni a fiorire».
In attesa dei rilevamenti dei Carabinieri Forestali, necessari a stabilire con precisione l’origine delle fiamme e l’entità dei danni, si fa un bilancio delle ingenti forze impiegate per estinguere l’incendio, che dal 15 marzo ha coperto per tre giorni con una coltre di cenere trasportata dal föhn i centri della bassa Val di Susa e quelli della prima cintura a Ovest del capoluogo piemontese, da Alpignano a Grugliasco. Sono stati 343 i volontari Aib provenienti da tutta la provincia di Torino e anche da Cuneo che si sono avvicendati giorno e notte per contenere le fiamme insieme ai Vigili del Fuoco, con il supporto della Croce Rossa. «Le operazioni sono state gestite in modo eccellente grazie alla collaborazione di tutti gli attori del sistema antincendi boschivi del territorio», evidenzia l’ispettore Aib della provincia di Torino, Mario Michetti.
«Una solidarietà, messa in campo nei tre giorni di fuoco, che è stata più forte dell’incendio», aggiunge il caposquadra dell’Aib di Caselette, Mauro Vinassa, «Il ringraziamento della nostra squadra va a tutti, in particolare ai nostri ‘colleghi volontari’. Praticare concretamente la solidarietà tra il sudore e il fuoco, mettendo da parte i problemi quotidiani, soprattutto durante questa pandemia, non è per nulla scontata». Alle forze di terra si sono aggiunti gli interventi di un Canadair con lanci da 6 mila litri d’acqua ogni mezz’ora e le sortite di due Erickson S-64, che con i loro sganci da 10 mila litri ogni 5 minuti sono stati di grande aiuto per estinguere le fiamme, nonostante il vento.
«La Val di Susa è una valle quasi xerica, ovvero con poca umidità e con poche precipitazioni. Il suo lato sud è continuamente esposto al sole e la vegetazione del Musinè è composta principalmente da pini neri, molinie e roverelle. Con il föhn che soffia in Valle, questi elementi contribuiscono ad alzare la probabilità d’incendi di portata così ampia» spiega Nicolò Sergio Gioana, volontario Aib di Giaveno – Valgioie e una laurea in Scienze Forestali.
Nel frattempo, sono più di 30 gli incendi boschivi scoppiati in Piemonte dall’inizio di marzo. «Appena due giorni dopo l’inizio dell’incendio del Musinè siamo dovuti correre sopra Giaveno, al Colletto del Forno. Per fortuna una nevicata ha bonificato l’area», informa il caposquadra dell’Aib di Giaveno – Valgioie, Franco Tonda.
È possibile contribuire alla raccolta fondi per la riforestazione del Musinè tramite un bonifico, Iban IT43T0200830040000101826172, causale «Aiutiamo il Musinè». Informazioni allo 011.9688216.