Pubblichiamo l’intervento che l’Arcivescovo Nosiglia ha tenuto all’inaugurazione del nuovo sportello Cip Inail (corso Galileo Ferraris 1) che offrirà consulenza e orientamento alle persone con disabilità interessate ad avvicinarsi allo sport sia agonistico che amatoriale.
Desidero esprimere la mia gioia e approvazione per l’impegno con cui il Cip e l’Inail promuovono, mediante gli sportelli come quello che si inaugura oggi nella nostra città, i diritti delle persone disabili da lavoro offrendo loro la possibilità di un riscatto umano e sociale oltre che riabilitativo, mediante l’attività sportiva appropriata alla loro situazione.
La pratica sportiva tra le persone con disabilità da lavoro, in tutte le discipline e in particolare in quelle di squadra, permette di raggiungere come obiettivo la massima inclusione nell’ambito sportivo. La civiltà e la grandezza di un popolo si misurano sulla sua capacità di accogliere e valorizzare le persone che hanno qualche difficoltà fisica o psichica, realizzando in concreto una politica di interventi a sostegno delle loro necessità e valorizzando al meglio le loro potenzialità.
Questo è appunto l’obiettivo che perseguono questi Sportelli che vanno dunque potenziati, qualificati e sostenuti da adeguate risorse da parte anche delle istituzioni. Ogni persona infatti è un dono per se stessa; ogni disabile che vive qualche difficoltà va considerato in se stesso come un unicum, un individuo che merita la massima attenzione e disponibilità per rispondere ai suoi specifici bisogni ed attese.
Ogni persona vale più del mondo intero: «Che vale infatti guadagnare tutto il mondo, se perdi te stesso e se perdi anche uno solo dei tuoi fratelli?». È un principio di giustizia che prima ancora che di solidarietà. Alle persone disabili non va fatto mancare niente di ciò che è dato a tutti mostrando così di rispettare la loro dignità e i loro umani diritti di persona. Non vogliono compassione o privilegi di sorta, ma giustizia e accoglienza solidale come si fa per tutti. Il bene-essere di ogni persona, infatti, è anche bene-essere di tutti e solo chi non sa amare può ritenerlo un di più riservato a chi risponde a determinati criteri di una presunta “normalità” o di regole precostituite, a prescindere dalle differenze di cui ogni persona è portatrice. Ognuno di questi nostri fratelli e sorelle è una risorsa di bene, che aiuta l’intera società a crescere in valori insostituibili, che non hanno prezzo, come l’amore e la fraternità, il dono gratuito di se stessi, l’altruismo.
Auspico che in questo tempo di crisi economica non venga meno dunque l’impegno di tutti, politici, amministratori, medici, operatori sanitari delle Asl, realtà civili e associazioni… di mantenere e consolidare quei servizi essenziali ed indispensabili offerti alle famiglie, alle realtà e strutture di accoglienza e di incontro, per riconoscere i diritti e la dignità delle persone disabili e promuovere efficacemente la loro vita, in tutti i suoi aspetti. Sarà questo un grande segnale di speranza per il nostro domani: una via che potrà innescare una ripresa autentica di quello spirito di responsabilità sociale, che ha dato impulso e forza allo sviluppo, anche economico, del nostro territorio e al suo fine, che è il bene comune di tutti e di ciascuno. C’è, inoltre, sempre incombente e preoccupante, la necessità di scuotere l’opinione pubblica, addormentata dai mass-media, che ignorano sistematicamente i problemi delle persone diversamente abili, oscurandole dallo schermo televisivo, dove deve predominare la bellezza fisica, la persona “patinata” ed efficiente secondo parametri virtuali non rispondenti alla concreta realtà del vissuto di tante famiglie e della stessa società. Una comunicazione dunque drogata, ovattata, lontana dal reale e protesa solo a perpetuare una visione evasiva, disimpegnata e gaudente della vita; una comunicazione che tende a nascondere la situazione reale delle persone diversamente abili o a ridurre il problema all’assistenza e ai sussidi, senza affrontarlo alla radice e con una strategia di lungo respiro. Ma è soprattutto la cultura della sobrietà della vita che è necessario ricuperare da parte di tutti, se vogliamo ritrovare la gioia del dono gratuito e della solidarietà disinteressata, scoprendone la ricchezza per se stessi e per gli altri.
È questione di liberarsi da quelle crescenti dipendenze di un presunto benessere fondato sull’accumulo, sul profitto ad ogni costo, sulla ricerca del potere del denaro e sullo spreco di risorse per la propria soddisfazione. Scelte che, di fatto, conducono alla schiavitù e non alla libertà, al disimpegno verso gli altri, all’indifferenza, realtà che generano rifiuto e producono tristezza e chiusura del cuore all’amore vero e condiviso. E infine, ma non certo per ultimo impegno, c’è quello di richiamare il Paese al gravissimo e purtroppo permanente problema delle morti o delle disabilità dovute a incidenti sul lavoro, che quando capitano sollevano la voce di tanti politici, imprenditori, sindacati e anche media, per poi dimenticare il tutto e lasciare inevaso e non risolto ormai da troppo tempo un triste primato del nostro Paese che è come una macchia indelebile che non si riesce a cancellare.
Ringrazio sentitamente quanti operano in questi Sportelli che permettono alla persona disabile del lavoro di attivare un orientamento e avviamento alla pratica sportiva per offrirle maggiore occasioni di riabilitazione e di soddisfazione in discipline consone alle proprie attitudini, età e tipologie di disabilità. Mi auguro che possano offrire servizi qualificati per avviare con queste persone disabili un percorso di reinserimento sociale attraverso quelle discipline paralimpiche e la pratica amatoriale agonistica preferite. Il personale di questi sportelli pertanto deve possedere anche una sensibilità che permette di rapportarsi con ogni persona disabile, non solo con la prospettiva di dare ma di ricevere molto di più in valori umani e spirituali, che arricchiscono la propria vita di valori non usufruibili altrove e che fanno sperimentare la gioia più vera e profonda del cuore.
La loro formazione dunque, sia sul piano delle competenze e della professionalità che su quello umano ed etico, è l’investimento più prezioso e assolutamente indispensabile. C’è bisogno oggi di servizi garantiti ed efficaci, ma anche e soprattutto di più umanità e di quel servizio del cuore che porta a donare se stessi e ad accogliere, nei fratelli e sorelle disabili, un amico che merita una sincera disponibilità di ascolto fraterno. Grazie a tutti e buon lavoro.
+ Cesare NOSIGLIA
Arcivescovo Metropolita di Torino