Su migranti e aborto la politica delude

Analisi – Due temi delicatissimi, i migranti e l’aborto, sono stati strumentalizzati in modo improvvido: la destra, con il governatore della Sicilia Musumeci, ha chiesto la cacciata dei profughi dall’isola; sull’altro versante il leader della Sinistra e ministro della Sanità, Speranza, ha improvvisamente cambiato, con una circolare ferragostana, la legge 194 sull’aborto

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La campagna elettorale per il referendum e le regionali ha rallentato gli impegni per la ripresa economico-sociale: il premier Conte, con la scelta del silenzio, ha di fatto rinviato le principali misure a dopo il 20 settembre, con il rischio di una corsa affrettata nella preparazione del bilancio statale per il 2021 e del Recovery fund. Anche la scuola, dopo il ‘commissariamento’ da parte del governo della ministra Azzolina, è finita nel tritacarne della polemica politica, nonostante la priorità invocata dal Presidente Mattarella.

Due temi delicatissimi: i migranti e l’aborto sono stati strumentalizzati in modo improvvido: la destra, con il governatore della Sicilia Musumeci, sostenuto dall’accoppiata Salvini-Meloni, ha chiesto la cacciata dei profughi dall’isola, affermando la loro primaria responsabilità nella diffusione del Covid-19; mai i dati scientifici hanno smentito questa tesi, mentre la cronaca ha evidenziato lo scandalo delle discoteche, in primis quelle della Sardegna guidate dal ‘negazionista’ Briatore; sull’altro versante il leader della Sinistra e ministro della Sanità, l’onorevole Speranza, ha improvvisamente cambiato, con una circolare ferragostana, la legge 194 sull’aborto, senza alcuna riunione di governo. Come hanno documentato «Avvenire» e «Osservatore romano», il ministro ha stravolto la legge sul compito dei consultori: da strumenti per salvare vite umane a presidi per le pratiche abortive. Il Parlamento esautorato! È sorprendente che mentre si discute con il referendum sul numero dei parlamentari e sui loro compiti, un governatore e un ministro si muovano come se avessero pieni poteri costituzionali. Per la verità il Tar siciliano ha bloccato Musumeci, mentre Speranza non è stato corretto dalla sua maggioranza: silenzioso Conte, ma silenziosa anche la componente cattolico-democratica proveniente dalla Margherita.

I due blocchi (centro-destra, centro-sinistra) sono dominati dai problemi interni: anche l’ottimo Mario Draghi, ex presidente Bce, ne ha fatto le spese, con l’archiviazione de facto del suo intervento riformista al Meeting di Rimini: Salvini e Meloni non vogliono il ‘governissimo’, perché puntano ad elezioni anticipate, nonostante il dissenso di Berlusconi; Pd, M5S e Italia viva litigano sulle alleanze, sul Mes, sulla nuova legge elettorale e sullo stesso voto referendario; emerge una questione di identità delle forze politiche: nel centro-destra, di fronte al massiccio sostegno di Bruxelles all’economia italiana, c’è un problema di coerenza con l’aperto euro-scetticismo della Lega e, in misura minore, di Fratelli d’Italia; nei pentastellati permane la divisione tra i nostalgici dell’opposizione (Di Battista) e i governativi (Di Maio), nel Pd va chiarita la scelta strategica: mediazione tra il filone ex Popolare e quello ex Ds o collocazione nell’area radical-socialista? Ma anche Renzi ha i suoi problemi: quarta gamba del centro-sinistra o nuova formazione centrista con i Radicali e l’ex ministro Calenda?

Al clima confuso dà un contributo rilevante anche il presidente di Confindustria, Bonomi, che ogni giorno chiede la caduta del governo Conte e una radicale priorità di fondi per il mondo dell’impresa; anche Draghi ha chiesto riforme strutturali, ma non ha negato i sostegni alle fasce più deboli; l’Istat ha certificato che 3 milioni di italiani vivono con il reddito di cittadinanza (con una media di 516 euro mensili); dove andrebbero senza questi aiuti in una situazione di accresciuta povertà per il Covid-19? Ed anche i 600 euro alle partite Iva non vanno disprezzati in una così grave recessione (ed è stata una vergogna che alcuni parlamentari e consiglieri regionali ne abbiano approfittato).

Tra metà ottobre e fine anno il Parlamento dovrà discutere l’utilizzo di oltre duecento miliardi di euro tra gli aiuti europei del Recovery fund, il Mes (per la sanità), il Sure (per cassa-integrazione e nuovo lavoro); è una cifra immensa che non può essere utilizzata secondo criteri politici o secondo la voce di chi grida di più (contando sull’appoggio di alcuni grandi media).

È necessario coniugare il riformismo invocato da Draghi con l’attenzione ai più poveri e disagiati, secondo il costante appello di Papa Francesco contro «l’economia dello scarto». S’impone uno spirito unitario e solidale, come nella prima fase della lotta alla pandemia.

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