Sugli abusi sessuali il Papa abolisce il segreto pontificio

Vaticano – Il Papa abolisce il segreto pontificio per i casi di abusi sessuali e rende disponibili le testimonianze dei processi canonici per le autorità civili inquirenti. La decisione si collega con il motu proprio del maggio scorso

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Papa Francesco alla Via Crucis 2019 (foto Sir)

Il Papa abolisce il segreto pontificio per i casi di abusi sessuali e rende disponibili le testimonianze dei processi canonici per le autorità civili inquirenti. Due documenti destinati a lasciare il segno: oltre all’abolizione del segreto pontificio sulle violenze commesse da chierici, cambia la norma sul delitto di pedopornografia facendo ricadere tra i «delicta graviora, delitti più gravi» la detenzione e la diffusione di immagini pornografiche su minori e alzando l’età da 14 a 18 anni. Plaudono i media mondiali e i sostenitori di Francesco ma ci sarà la resistenza di alcuni vescovi.

Il primo e più importante documento è un rescritto del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. Il 4 dicembre 2019 il Papa abolisce il segreto pontificio sulle denunce, i processi e le decisioni riguardanti i casi di violenza e di atti sessuali compiuti sotto minaccia o abuso di autorità; i casi di abuso sui minori e su persone vulnerabili; i casi di pedopornografia; i casi di mancata denuncia e copertura degli abusatori da parte dei vescovi e dei superiori religiosi. Il rescritto assicura che le «informazioni sono trattate in modo da garantirne la sicurezza, l’integrità e la riservatezza» stabiliti dal Diritto canonico per tutelare «la buona fama, l’immagine e la sfera privata» delle persone. Questo “segreto d’ufficio” non osta all’adempimento degli obblighi stabiliti dalle leggi statali», compresi la segnalazione e «l’esecuzione delle richieste delle autorità giudiziarie». A chi effettua la segnalazione, a chi è vittima e ai testimoni «non può essere imposto alcun vincolo di silenzio».

Facilitata la collaborazione con l’autorità civile – Un secondo rescritto, firmato da  Parolin e dal cardinale Luis Ladaria Ferrer, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, modifica tre articoli del motu proprio «Sacramentorum sanctitatis tutela» del 2001 con Giovanni Paolo II e modificato nel 2010 da benedetto XVI: ricade tra i delitti più gravi riservati alla Dottrina della fede «l’acquisizione o la detenzione o la divulgazione, a fine di libidine, di immagini pornografiche di minori di 18 anni da parte di un chierico, in qualunque modo e con qualunque strumento» (finora 14 anni). Inoltre possono essere «avvocato e procuratore» anche laici provvisti di dottorato in Diritto canonico, e non più soltanto sacerdoti.

Decisione storica, frutto del summit di febbraio – Papa Francesco procede. Il summit in Vaticano sulla tutela dei minori (23-24 febbraio 2019) continua a portare buoni frutti. Parteciparono i presidenti delle Conferenze episcopali e i capi dei dicasteri di Curia. Varie voci chiesero di modificare o abolire il segreto pontificio. La decisione di Bergoglio è storica. Le denunce, le testimonianze e i documenti processuali relativi ai casi di abuso negli archivi vaticani e delle diocesi, fino a oggi sottoposti al segreto pontificio, potranno essere consegnati ai magistrati inquirenti. È un segno di apertura, disponibilità e collaborazione con le autorità civili. Ai dicasteri vaticani la richiesta è inoltrata con rogatoria internazionale. Per gli archivi diocesani  i magistrati inquirenti inoltrano la richiesta al vescovo.

La decisione si collega al motu proprio «Vos estis lux mundi» (7 maggio 2019): il bene dei bambini e dei ragazzi deve sempre venire prima di qualsiasi tutela del segreto pontificio. Il rescritto non intacca il «sigillo sacramentale», cioè il segreto della confessione, cosa ben diversa dal «segreto pontificio». Né significa che i documenti debbano diventare di dominio pubblico. La riservatezza per le vittime e testimoni deve essere sempre tutelata.

«Scelta epocale che elimina impedimenti» – Mons. Charles Scicluna, arcivescovo di Malta e segretario aggiunto della Dottrina della fede, ricorda: «La nuova legge “Vos estis lux mundi” ha cominciato a implementare le decisioni di febbraio. Questo è un altro tassello importante perché che nella discussione si è parlato ripetutamente del segreto pontificio come di un impedimento all’informazione giusta resa alla vittima». Concretamente, cosa cambia? Risponde Scicluna: «Tra gli impedimenti la vittima non aveva l’opportunità di conoscere la sentenza che faceva seguito alla denuncia perché c’era il segreto pontificio; altre comunicazioni venivano ostacolate perché quello pontificio è un segreto di altissimo livello. Ora è facilitata la salvaguardia della comunità e la conoscenza della sentenza. I documenti non sono di dominio pubblico ma è facilitata la collaborazione con lo Stato perché la documentazione non è più sotto il segreto pontificio. Il vescovo può e deve collaborare. La nuova legge salvaguarda la buona fama e la dignità delle persone coinvolte».

Pier Giuseppe Accornero

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