Diventa venerabile la suora cottolenghina, veneta formata a Torino, Maria Carola (Fiorina) Cecchin morta il 13 novembre 1925 sul piroscafo che la riportava dalla missione in Kenya all’Italia. Il 24 novembre 2020 Papa Francesco ha autorizzato i decreti su 127 martiri della guerra civile spagnola e 6 nuovi venerabili.
BEATI, VENERABILI, MARTIRI – Diventa beato Mario Ciceri, sacerdote milanese (1900-1945): viceparroco a Brentana di Sulbiate, si dedica ai giovani, all’oratorio, alla schola cantorum, all’Azione Cattolica, ai malati. Scrive uno dei suoi giovani: «Meraviglia dove trovi il tempo per attendere a tutte queste cose. Dove siete sicuri di non trovarlo è a casa sua, che è la casa dei giovani». Durante la Seconda guerra mondiale realizza opere di carità a favore dei giovani partiti per il fronte, degli ebrei e dei ricercati dai nazifascisti e rischia la vita per proteggere chi scappa dai campi di concentramento. Muore in un incidente mentre va in bicicletta. I nuovi 127 beati spagnoli – sacerdoti, religiosi e laici – sono martiri uccisi in odio alla fede nella guerra civile 1936-39: 79 sacerdoti, 3 frati francescani, 5 seminaristi, 1 religiosa e 39 laici (29 uomini e 10 donne). Diventano venerabili: il vescovo Fortunato Maria Farina (1881-1954); la clarissa cappuccina Maria Francesca (Clementina Adelaide Cesira) Ticchi (1887-1922); la suora Maria Francesca (Carmela) Giannetto (1902-1930); il sacerdote spagnolo Andrea Manjón y Manjón (1846-1923); il sacerdote francese Alfonso Ugolini (1908-1999).
MISSIONARI E MISSIONARIE IN AFRICA – Dopo la fondazione, il 29 gennaio 1901, dell’Istituto Missioni Consolata, don Giuseppe Allamano l’8 maggio 1902 invia i primi quattro missionari in Kenya, tra cui don Filippo Perlo, torinese di Caramagna, primo vescovo dell’Istituto e nel 1903-1907 partono 44 suore del Cottolengo, volontarie ventenni: due muoiono dopo pochi mesi. Le Missionarie tengono la casa, fanno scuola e catechismo, curano i malati: i Missionari della Consolata «convertirono i Kikuyu con le suore». Partite senza prospettiva di tornare, prive di preparazione specifica, operano in un mondo sconosciuto, forti unicamente di fede e di generosità, applicano alla lettera il motto «Caritas Christi urget nos». Il vescovo Perlo, in una lettera dell’8 settembre 1945 testimonia: «Le vere fondatrici delle missioni in Kenya siete state anche voi e potrei dire soprattutto voi».
FIORINA CECCHIN NASCE A CITTADELLA (PADOVA) – Il 3 aprile 1877 da Francesco e Antonia Geremia, quinta di 8 figli di cui i primi due morti in tenerissima età. I genitori, cristiani convinti, dicono loro: «Il Signore ci dia la grazia di vedervi morti piuttosto che cattivi». Frequenta la scuola, ama la solitudine e il silenzio per sentire la voce di Dio. Dopo un corso di esercizi decide di entrare dalle Dorotee di Cittadella, che non l’accettano. Il parroco si rivolge al «Cottolengo» di Bigolino e Fiorina è accettata: si occupa di un gruppo di bambine orfane. Accolta a Torino nel 1896 – è la 139ª postulante di quell’anno – inizia la formazione, indossa l’abito religioso, prende nome suor Maria Carola. Emette i voti tra le Vincenzine nell’Epifania 1899. Per qualche anno presta servizio come cuoca a Giaveno. La superiora è «ammirata per l’obbedienza, l’umiltà e la preghiera, virtù rese attraenti dalla carità perché sempre disposta a sacrificare sé stessa per essere di sollievo a tutti». Lavora nella cucina centrale della Piccola Casa. Padre Aymo testimonia «del suo zelo, del suo amore a Dio, della sua preghiera, della sua carità. Verso le persone a lei affidate, sentiva di essere non superiora ma mamma».
IL 19 MARZO 1904 PRESENTA DOMANDA AL PADRE – «La prego volermi concedere un grande favore: quello di far parte della prima spedizione di suore missionarie, che partiranno per l’Africa. Ho sempre nutrito un grande desiderio di sacrificarmi per i poveri e sarei lieta se questi poveri fossero i selvaggi d’Africa». Riceve il crocifisso dal cardinale arcivescovo di Torino Agostino Richelmy: «Ricevi l’immagine del tuo sposo Gesù crocifisso, portala con riverenza e amore; ti sia fedele compagno in via, sostegno nelle tribolazioni e angustie, riparo contro le insidie del demonio, sollievo nelle apostoliche fatiche e premio in punto di morte. Fa conoscere e amare Gesù agli infedeli e accelera il giorno in cui, per tutto il mondo, vi sia un solo ovile e un solo pastore». Parte il 28 gennaio 1905, con la terza spedizione di suore, da Trieste: dopo due settimane approda a Mombasa in Kenya.
«SORELLA E MADRE DEI POVERI» – Prima destinazione Limuru, poi altre come superiora: Tuthu, lciagaki, Mugoin, Wambogo, Nyeri, Egoji e Tigania. Rimane per vent’anni senza rientrare. Al clima e alle fatiche missionarie, si aggiungono difficoltà di convivenza con i Missionari e con le Missionarie della Consolata e lo scontento di suore che vogliono rientrare nella Piccola Casa. Suor Carola – dice una consorella – è «attiva ma non dissipata, seria ma non ruvida, schietta ma non imprudente; di una pietà così soda e soave da mostrare una santa libertà di spirito. Con la stessa disinvoltura afferra il mestolo o il rosario; è sempre la stessa con le consorelle, gli estranei e i missionari, nei giorni di tregua e nelle incombenze più difficili e pressanti». I superiori della Piccola Casa dispongono il rientro delle Suore cottolenghine perché subentrano le Missionarie della Consolata, fondate dall’Allamano il 29 gennaio 1910. L’enterocolite sanguigna, dolorosa e debilitante, le procura gravi dolori. Nonostante questo, visita i malati nei villaggi, catechizza con le parole e i gesti. Mons. Perlo, dopo insistenti richieste, concede alle cottolenghine di lasciare il Kenya: suor Carola decide di partire per ultima. Imbarcata il 25 ottobre 1925 sul piroscafo «Porto di Alessandretta», si aggrava e muore il 13 novembre: è «sepolta tra le onde» del Mar Rosso, fra Massaua e Suez. Il 4 febbraio 2014 la Conferenza episcopale piemontese autorizza l’avvio dell’inchiesta diocesana.